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Gay suicida salvato in extremis

Temeva di essere sieropositivo: da una conversazione in chat, parte l’allarme alla polizia, che dopo molto riesce a rintracciare l’uomo e a salvarlo.

Un omosessuale di Padova, convinto di essere sieropositivo, aveva deciso di togliersi la vita, sentendosi incapace di affrontare la presunta malattia. E’ stato un contatto via chat a salvarlo dal sucidio, un contatto che è riuscito ad allarmare la polizia; questa, poi, ha faticato non poco per risalire al domicilio dell’uomo, potendo contare solo su un nome di battesimo e un numero di telefono cellulare. Ma la storia, fortunatamente ha un lieto fine.

Da qualche tempo il quarantenne padovano aveva instaurato una relazione virtuale con un ragazzo di Massa Carrara e i due passavano spesso ore e ore collegati via chat. Nel pomeriggio di domenica, il solito appuntamento virtuale era poi sfociato in qualcosa di più preoccupante: il padovano, dopo aver scambiato qualche confidenza con l’amico, aveva rivelato la sua intenzione di togliersi la vita, a causa dell’esito preoccupante di alcune analisi cliniche dalle quali si sarebbe potuto dedurre una infezione da Hiv. Il dubbio di essere sieropositivo, avrebbe scovolto la mente dell’uomo, portandolo alla estrema decisione. Dopo aver rivelato la sua intenzione all’amico, l’uomo aveva spento il computer, rendendo impossibile la comunicazione tra i due.

A quel punto l’amico di Carrara ha chiamato la polizia, alla quale ha fornito gli unici elementi in suo possesso: nome di battesimo e numero di cellulare dell’aspirante suicida. Solo dopo forti pressioni sulla azienda telefonica "Wind" si è riusciti a risalire agli estremi dell’intestatario, ma le peripezie non sono affatto finite: l’uomo non risultava abitare più all’indirizzo di Padova così trovato, essendosi trasferito a Mestrino. Arrivati lì, i poliziotti non hanno trovato nessuna traccia dell’uomo, e solo dopo aver attivato vigili urbani e carabinieri, finalmente è stato scoperto l’ultimo indirizzo. dove però i poliziotti hanno trovato solo i familiari, che hanno comunicato loro che il quarantenne era al lavoro. Finalmente tornati a Padova, hanno rintracciato l’uomo in forte stato depressivo, e solo dopo un lungo dialogo con un ispettore, si sono avute le prime razioni che hanno portato lentamente l’uomo a mettere da parte le ossessioni relative all’Aids.