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Genova: in città è Gay Pride. Malore nel corteo

40 mila persone per la Questura e più di 200 mila per il Comitato organizzatore. Un’ambulanza rianima una transessuale. Fischiato il presidente di Arcigay durante il suo discorso finale.

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Dal comitato organizzatore si dicono entusiasti, tanto che il portavoce del Genova Pride Alberto Villa e il presidente di Arcigay si spingono a dichiarare: "Siamo oltre 200 mila". Per la questura siamo solo 40 mila obiettiamo. "Sicuramente non sono qui in corteo", conclude Villa. Al di là delle cifre la timida Genova sembra aver vinto il suo pudore e per le strade, alla fine, sono scesi i cittadini più restii.

Le difficoltà – Questo Genova Pride non ha certo avuto vita facile

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nei nove mesi di attività che hanno preceduto la marcia dell’orgoglio gay, con pochi mezzi e sfiancato da polemiche quasi quotidiane: quella con il cardinale Angelo Bagnasco per lo spostamento di data della manifestazione che in un primo momento era in contemporanea con la manifestazione del Corpus Domini; quella per la prossimità di un asilo alla sede offerta dal comune ad Arcigay Genova; quella sul logo che raffigura la lanterna, simbolo della città che la destra non avrebbe voluto e che gruppi lesbici trovavano addirittura fallocentrico.

La gente "normale" – Le scene sono quelle di un normale Gay

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Pride: bandiere, associazioni, slogan, coppie, famiglie con bambini, carri musicali… Per metri camminiamo circondati da eterosessuali, sono migliaia. Tre donne ultrassessantenni genovesi osservano il corteo divertite e commentano «Chi ce l’ha con voi dovrebbe finirla, non ci sono parole, devono garantirvi diritti». Al coro si unisce la mamma di un omosessuale di Piacenza. È sorpresa: «È il mio primo Pride, quante persone normali!» mentre il figlio ventenne ci sussurra «E’ strano fare un Gay Pride con mamma. Faccio finta di non guardare i ragazzi, solo che è impossibile non vederli». Una coppia di orsetti veste la maglietta «Voglio sposare lui».

La Sinistra – L’entusiasmo di sicuro non manca. Gli

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eterosessuali sono in piazza a migliaia e dal corteo si alza la vice di Don Gallo, prete degli ultimi cacciato dalle gerarchie, chiede amore e rispetto per tutti i diversi. All’allegria della folla fa da contraltae l’estrema timidezza dell’universo politico: nessun leader nazionale di partito è presente alla manifestazione. C’è Marta Vincenzi, sindaco della città, ma è senza fascia tricolore ed è qui a titolo personale. Alla spicciolata compaiono gli altri membri una delegazione del Partito democratico: C’è Roberta Pinotti, Annamaria Parente e Jean Leonard Touadi e l’onorevole lesbica Anna Paola Concia. Ci sono i neoeletti esponenti locali, i bolognesi Sergio Lo Giudice, ex presidente di Arcigay e il giovanissimo Matteo Cavalieri. Non manca la delegazione dei Radicali.

La Destra – C’è anche un po’ di Pdl, con Benedetto della Vedova, onorevole radicale di centro-destra che chiacchiera con i giornalisti: «E’ necessario rilanciare i DiDoRé». Il Pride incassa anche una importante apertura dal ministro della Difesa Ignazio La Russa che si dice favorevole a tutele individuali per gli omosessuali.

Un malore nel corteo – Una transessuale che era sul carro della Comunità di San Benedetto è stata rianimata dagli operatori del 118. La 54enne è stata ricoverata al Galliera in codice rosso per arresto cardiaco e intubata. Ora le sue condizioni sembrano essere migliorate Un fotografo ha rischiato il linciaggio avvicinandosi troppo al carro. Il corteo è ripartito dopo circa 30 minuti di sosta.

Aggiornamento (di Daniele Nardini)
I fischi – In serata è giunta notizia anche di una contestazione ad Aurelio Mancuso. Quando il presidente di Arcigay ha preso la parola dal palco per il discorso conclusivo, alcune persone nella folla hanno iniziato a fischiare.

L’appello – Vladimir Luxuria ha poi letto integralmente il testo dell’appello al presidente della Repubblica per conferire una medaglia al valore civile a Maria Luisa, la studentessa napoletana che ha rischiato la vita in difesa di un amico gay. L’iniziativa di Gay.it, Certi Diritti, I-Ken Onlus e Arcigay Napoli sta avendo un ottimo successo. Questa mattina alle centinaia di adesioni si è aggiunta anche quella di Luciana Littizzetto.

Genova ha avuto il suo Pride, si è immersa nella visibilità, ha fatto i conti con la comunità gay ed il bilancio sembra piuttosto positivo.

di Stefano Bolognini e Daniele Nardini