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George Clooney difende i matrimoni gay ne “Le Idi di marzo”

Il migliore film delle vacanze è indubbiamente questo thriller politico dalla sofistica sceneggiatura. Ryan Gosling è ok ma i fuoriclasse sono Marisa Tomei, Paul Giamatti e Philip Seymour Hoffman.

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Forse non sapremo mai se il cinquantenne George Clooney è gay oppure no. Eppure anche con la nuova fidanzata, l’ex wrestler Tracy Steibler, George evita atteggiamenti amorosi in pubblico e i due non vivono insieme. Chissà. Certo, sono solo supposizioni, eppure anche la Canalis – che mi aveva inviato un sms infuocato dopo la mia domanda in conferenza stampa a Venezia nel 2009 – ha poi dichiarato che il rapporto tra lei e Clooney era quello di ‘padre e figlia’. Nel suo nuovo film, il potente e attualissimo ‘Le idi di marzo’, di cui firma regia e sceneggiatura, nonché il ruolo del protagonista, il politico Mike Morris esclama a gran voce che i matrimoni gay sono da difendere e sostenere, ed è proprio un segreto intimo e privato il motore della splendida sceneggiatura incentrata sulla movimentata campagna elettorale di Mike Morris.

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L’uomo ombra, il giovane e brillante Stephen (il rampante Ryan Gosling di Drive) addetto stampa e braccio destro di Morris, è un grande professionista: cura le pubbliche relazioni con dovizia e partecipazione, ottimizza i tempi di spostamento e delle interviste, sa gestire alla perfezione il delicato sistema mobile di un candidato alla presidenza degli Stati Uniti. Ma il suo legame con la brava stagista Molly (Evan Rachel Wood) lo coinvolgerà in una spirale di sospetti, doppi giochi e ricatti, che metteranno a rischio la candidatura di Morris. Non sono poche le qualità di questo coinvolgente thriller politico: una sceneggiatura calibratissima, colma di colpi di scena ma non complicata come spesso accade in film di questo genere; interpretazioni straordinarie – Gosling è ok, ma i migliori sono il premio Oscar per Mio cugino Vincenzo Marisa Tomei, giornalista fuoriclasse, Paul Giamatti e Philip Seymour Hoffman, credibili e misurati.

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Se il modello di riferimento è ovviamente il caso Clinton, Le idi di marzo (il titolo si riferisce al 15 marzo del 44 avanti Cristo, quando Giulio Cesare fu ucciso da più di 60 persone, in una congiura che coinvolgeva Bruto e Caio Cassio) è un’acuta riflessione sulla forza dell’immagine, sull’importanza di sapere distinguere, sempre, vita privata da vita pubblica, sul valore del buon giornalismo da separare nettamente dal bieco gossip. Realizzato con 12 milioni di dollari da un cast stracolmo d’allori (tre Oscar e 13 nominations, 6 Golden Globes e 23 nominations), è stato coprodotto dalla Appian Way di Leonardo DiCaprio che inizialmente doveva interpretare il ruolo di Gosling.

Se pensiamo alla rabbrividente situazione politica italiana – ma Monti riuscirà davvero a salvare mari e monti? – viene da pensare a quanta partecipazione diretta ci sia nelle elezioni americane, in cui il popolo (anche bue) ha davvero voce in capitolo. Tra i film delle vacanze natalizie, Le idi di marzo è indubbiamente il migliore.