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GIORNO DOPO GIORNO

L’amore nella vita quotidiana, uno spazio intimo da trovare, l’incontro…

Sei venuta anche stasera. Ogni giorno, ogni telefonata dici "basta" poi di nuovo ritorni. Ti sembra di vivere due vite, una, di facciata, che ti imponi in casa per essere moglie efficiente e madre presente sempre comunque e ovunque. L’altra la vita che indossi quando varchi la soglia di casa mia.
All’inizio dicevi "E’ difficile ma me la voglio vivere .. è solo questione di tempi da incastrare" e in effetti mattina per alzarti e fare colazione con tuo figlio, cercare di cavargli dalla bocca indizi sulla sua vita extrascolastica del tipo si fa le canne o no, poi ordini da dare alla colf quindi un’ora di traffico e smog per raggiungere il tuo studio. Sera per rincasare, fare la doccia, passare attraverso i silenzi di tuo marito ipnotizzato dalla tv satellite. Cena da servire dopo aver riscaldato quanto la colf ha lasciato nel forno, cena da chiacchierare di tutto quello di cui si può parlare quando nessuno degli interlocutori ha voglia di comunicare e scoprirsi un po’.

Ecco poi la parte che preferisco io…il dopo cena da dedicare a me con una telefonata di due ore tanto tuo marito fino ad adesso c’ha creduto che Tiziana è depressa e le basta chiacchierare per sentirsi un po’ meglio. Oppure a volte osi, ti sei inventata un fantomatico abbonamento a teatro con una tua fantomatica collega e vieni qui, come stasera. Solo che da una settimana dici che non ce la fai più, ti senti braccata, tuo marito l’altra sera ha fatto una stupida battuta durante una stupida cena fra amici, una specie di barzelletta sui cornuti e ti si è gelato il sangue. Però anche stasera sei qui. Le perle sul comodino, l’unica cosa che non ti sei strappata di dosso prima di

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infilarti nel mio letto. Se guardo per terra questa stanza mi sembra uno di quei camerini che stanno dietro le quinte delle sfilate dove si cambiano le modelle. Biancheria intima di seta color champagne tolta allo stesso modo di come io ho tolto la mia molto più modesta. E poi una gonna avorio di lana leggera e collant e un maglione corto che sta vicino a un altro maglione e ancora un paio di jeans, una canotta, le mie Nike da jogging. Prova a dirlo adesso che rinunceresti a tutto questo, avanti sono qui. E’ facile no?…esci da quella porta ritorni moglie e madre e architetto e migliore amica di qualcuna e esperta d’antiquariato e appassionata di film d’autore. Io resto qui. Resto qui e aspetto quello che dirai fra poco …"vado".

Intanto mi metto in ascolto di quello che mi sta succedendo dentro e sento un rassicurante teporino sulle spalle e lungo entrambe le braccia. Chiudo gli occhi e osservo il mio corpo come se fosse proiettato su uno schermo nella mia mente. Avverto una situazione di perfetto equilibrio, respiro col diaframma come quando faccio l’amore con te …almeno credo mi venga spontaneo così. E poi scorre la pellicola e dal mio stomaco che si alza e si abbassa guardo più giù e proprio in questo preciso istante ti sento muovere, girare dalla mia parte e passarmi una mano fra le cosce. Avanti sto aspettando, dillo …"vado". E invece ti fai più vicina e la tua mano smette di accarezzare, la tua mano cerca e trova, si bagna di me e mi invita al

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contrattacco. Cosa cerchi?Ti bacio come si bacia chi si ama ma non te lo dico, ti scivolo sotto e poi sopra e annuso la pelle che mi offri. Tu continua, giusto dove hai iniziato, lì devi stare. Intanto io mi prendo i tuoi seni e ci disegno sopra con la lingua poi lo so che vuoi di più e faccio anche quello. Mi passi una mano fra i capelli, ti aggrappi alle mie spalle e ti inarchi come stesse passando un’onda sotto di te, sotto di noi. Non distinguo più le mie gambe dalle tue, non distinguo più la musica dello stereo perché ci sei tu ora a prenderti tutta l’acustica di questa stanza. Il tuo respiro sempre più accelerato, sempre meno soffio e più suono, occupa il mio udito, mi entra nella testa, si trasforma e mi dà il tempo da seguire, se è una danza questa fra di noi … Poi succede che ti stringo di più e succede che tu mugugni delle cose e cerchi il mio orecchio e quando lo trovi ricominci, un po’ respiri, un po’ ordini dove, come, quanto…sempre meno fai parte di te e sempre di più t’innesti in questo gioco, lo so stai godendo me lo dici, e lo ripeti e mi baci e poi stacchi la bocca dalla mia perché devi esplodere e lo fai, anche stavolta come solo un’ora fa. Luce soffusa di lampada giapponese, di nuovo lo stereo si riappropria del mio udito, i tuoi occhi si svegliano, il tuo corpo rotola sul mio con la le labbra mi accarezzi le labbra, poi ti liberi dalle lenzuola e vai in bagno e torni che sei già moglie e madre e architetto e…ti vesti, sbuffi nervosa in cerca delle cose buttate un po’ qua un po’ là …ti volti e dici "vado".

Autrice: MILA FREUD

di Elle