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Giovani e maturi. Chi ci guadagna davvero?

Nelle coppie transgenerazionali non è quasi mai il più giovane ad adattarsi alle esigenze del più anziano preferendo di accompagnarlo a un convegno sulla prevenzione dei tumori alla prostata.

Il mio primo paio di mutande CK le comprai a 17 anni. Ricordo ancora l’emozione fissata sui miei polpastrelli nell’accarezzare quel tessuto che non era certo nulla di particolare, ma che per la virtù che hanno i feticci sembrava comunque abissalmente distante dal cotone dozzinale delle mie mutande della Ragno. Indossarle fu poi un’altra questione, perché viste fino ad allora solo su modelli in odore di divinità, su di me erano l’evidente conferma che non è il prodotto a rendere sexy gli uomini ma semmai l’esatto contrario.

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Qualche mese fa ho iniziato ad appassionarmi alle avverse sorti amorose di Calvin Klein, funestato da ben due drammi: ha compiuto 69 anni e ha passato gli ultimi due legato sentimentalmente a Nick Gruber (in foto) modello con appena 22 primavere (che con una rapida sottrazione danno come risultato 48 anni di differenza) e, ovviamente, anche attore porno (che pare essere ormai un requisito aggiuntivo fondamentale nell’ambiente gay sia che tu faccia il DJ, il pasticcere o il cantante folk). Stare al passo con un ragazzo dal curriculum tanto fitto sarebbe già provante per un uomo di 30 anni, figuriamoci per chi ormai fa prima a mostrare un sacchetto di carbonio 14 piuttosto che il suo documento.

Essendo anche io ormai più vicino ai 70 che ai 10 (!) ho provato un disagio fisico al solo pensare cosa significhi per un vecchietto tenere testa al fidanzato poco più che adolescente perché, come spesso succede nelle coppie transgenerazionali, non è il giovane ad adattarsi alle esigenze del più anziano preferendo di accompagnarlo a un convegno sulla prevenzione dei  tumori alla prostata piuttosto che all’inaugurazione di una discoteca, ma è sempre il più attempato a perdersi nell’illusione che la giovinezza sia un fluido che si possa assorbire per osmosi o tutt’al più con una tintura per capelli e 4 colpi di botulino. Io le ho viste le loro foto insieme sui red carpet più fotografati d’America e, oltre a sembrare il risultato di un’App per iPhone che ti fa vedere con un side by side come sarai da vecchio (i due avevano l’abitudine di indossare vestiti simili), mi si stringe il cuore quando vedo un ventenne per il quale tirarsi a lucido richiede appena una doccia e una noce di gel tra capelli mentre il povero Calvin, per rendersi appena presentabile (secondo l’idea che ha lui di "presentabilità" ovvero: similgiovane), è costretto ad affittare i cantieri navali di Belfast, e tutto questo senza contare il suo sguardo vitreo per la stanchezza che sembra dire: "ma chi me lo ha fatto fare?".

Poi finalmente, qualche mese fa, la liberazione. Tra Calvin e Nick Gruber la storia finisce ma nel peggiore quanto più tradizionale dei modi, almeno alle latitudini di Rodeo Drive: con un libro in uscita scritto (nel senso figurato del termine visto che è già noto che a occuparsene sarà un ghost writer) dall’ex compagno, nel quale racconterà degli anni trascorsi con lo stilista regalandoci un’opera di cui si sente il bisogno più o meno come di un altro libro di ricette di Benedetta Parodi, ultima vendetta/business del giovane Nick (pare infatti che i due non si siano lasciati con un’amichevole pacca sulle spalle) che lascerà affogare nel fango del gossip da tabloid da supermercato un mito della moda come fosse una Kardashian qualsiasi.

Certo, non è l’essere coetanei a garantire l’armonia tra due persone o la

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correttezza di tenere inedita l’intimità della nostra relazione, ma mettiamo il caso un giorno diventassi tanto ricco da rendermi magicamente "affascinante" agli occhi di uno molto più giovane di me, sarei terrorizzato all’idea di subire un domani l’umiliazione di essere scaricato come il patetico Gustav di Morte a Venezia sulla battigia del mare con in più la beffa di vedere riportato su un libro la mia marca preferita di adesivo per dentiera.

Ora, nel giudicare le scelte affettive in base al gap generazionale si rischia sempre di sembrare dei moralisti ma non è questo il punto. Quello che mi chiedo non è tanto se il loro sentimento fosse genuino (conosco coppie di coetanei che non per questo si amano in maniera assoluta e spassionata), né voglio portare avanti la critica qualunquista del giovane di belle speranze che si arrampica sulla piramide sociale passando sulla testa del ricco babbione. La mia considerazione è piuttosto un’altra: perché c’è chi crede che la "conquista" di qualcuno sideralmente più giovane di lui possa essere un valore?

Ho sempre pensato che si debba assolutamente andare orgogliosi dei propri partner e che la loro "ostentazione" o l’orgoglio di averli accanto a sé sia una delle caratteristiche dell’amore. Opinabile però è cosa di lui ci rende fieri, e di certo questo non può essere il mero dato anagrafico.

A volte mi è capitato di sentire alcuni di questi maturissimi signori parlare delle loro giovani conquiste e sembra di ascoltare i deliri di un hippie: "Ha portato nuova energia nella mia vita", "la luce è entrata nella mia esistenza". Balle. Ti ha portato degli addominali forgiati nell’acciaio e una taglia 42 che non si allarga neppure mangiando maritozzi alla panna alle 3 del mattino. L’energia di cui si parla non è mai una logica conseguenza della giovinezza, ma è l’amore stesso che dà nuovi impulsi funzionando come un gavettone di pappa reale per lo spirito, anche se a lanciarlo è un compagno che ci cammina accanto con un tutore a rotelle e un femore artificiale.

di Insy Loan ad alcuni meglio noto come Alessandro Michetti