Il tribunale della famiglia di Gerusalemme ha negato ad un padre, cittadino israeliano, e ai suoi due gemelli nati da una madre surrogato in India, di entrare nel Paese.
Negli ultimi due mesi Dan Goldberg e i suoi due gemelli Itai e Liron hanno vissuto in un motel di Bombay, in attesa che la Corte per la Famiglia di Gerusalemme procedesse con il test di paternità che avrebbe determinato se l’uomo è o no il padre biologico dei piccoli.
Senza un esito positivo del test, infatti, i bambini non possono essere ammessi nel Paese e non avrebbero potuto avere alcuna assicurazione sulla salute nè trattamenti medici.
Il giudice del tribunale della famiglia di Gerusalemme Phillip Marcus ha dichiarato lo scorso marzo, al contrario di ciò che hanno fatto altri suoi colleghi in vicende precedenti, di non avere giurisdizione sul caso di Goldberg ed ha adottato lo stesso comportamento in altri due casi che coinvolgono coppie omosessuali.
Per motivare la sua decisione, Marcus ha dichiarato: "Se si scopre che uno [dei presunti padri, ndr] seduti qui sono pedofili o serial killer, sono cose che vanno esaminate".Sconvolto dalla motivazione, per altro mai addotta in caso di coppie etero, Goldberg ha lanciato un appello alla corte distrettuale di Gerusalemme, un consiglio di giudici molto osservanti della religione che sono stati d’accordo con l’osservazione fatta dal neo papà secondo il quale Marcus ha la giurisdizione per ordinare un test di paternità, ma hanno ordinato che un legale rappresentasse i piccoli e che il caso fosse rimandato a Marcus.
"Questo è lo stato delle contraddizioni – ha dichiarato Goldberg, ristoratore di 42 anni, raggiunto al telefono nel suo motel di Bombay -. Sono un cittadino israeliano, ho servito in una unità dicombattimento durate due intifada e sono ancora un riservista. Ho anche fatto del volontariato nella polizia per anni, ma adesso che voglio che il mio diritto di diventare genitore venga rispettato, lo Stato mi respinge in questo modo".