Prima uscita pubblica sui diritti lgbt della vice ministra al Lavoro Maria Cecilia Guerra che ha appena ricevuto da Enrico Letta la delega alle Pari Opportunità dopo le dimissioni del minstro Idem . L’occasione per Guerra è la sentenza della Corte Suprema americana che ha stabilito che il matrimonio non deve essere necessariamente tra un uomo e una donna. «L’insegnamento più importante che ci viene dalla sentenza della Corte Suprema degli Stati Uniti – dice il viceministro – è che il non riconoscere alle coppie omosessuali gli stessi diritti che si riconoscono a quelle eterosessuali costituisce una violazione del principio costituzionale di uguaglianza dei diritti e delle libertà». «Si tratta di un enorme passo avanti verso il riconoscimento delle pari opportunità – aggiunge -, è una sentenza storica perché ci aiuta a capire che non potremo mai superare le disuguaglianze e l’omofobia che tanto peso ancora hanno nelle nostre società fino a che è la legge stessa che, discriminando, le giustifica».
Ad opporsi a questa visione, in linea con le dichiarazioni dei vescovi americani, è invece il senatore del PDL Lucio Malan, secondo cui Guerra travisa «totalmente il contenuto reale della sentenza della Corte Suprema degli Stati Uniti», dice incredibilmente Malan mettendosi contro il resto del mondo che in queste ore festeggia la sentenza. «Come molti organi di informazione la viceministro sembra aver inteso che la Corte ha stabilito il diritto al matrimonio per le coppie omosessuali. Non è così: nulla cambierà nei 37 stati dove le coppie dello stesso sesso non possono sposarsi, neppure nei 19 di questi dove non sono neppure riconosciuti diritti inferiori al matrimonio. Le loro leggi restano pienamente in vigore».