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Happy birthday, Mr. Guggenheim!

Il celebre museo Solomon R. Guggenheim di New York dalla caratteristica forma a spirale festeggia mezzo secolo con una ricca retrospettiva sul grande architetto che lo progettò, Frank Lloyd Wright.

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Quando fu presentato al pubblico, nel 1959, i newyorchesi lo bollarono con appellativi negativi quali ‘La lavatrice’ o ‘Il cupcake invertito’. Ma il Solomon R. Guggenheim, originale museo a forma di bianca conchiglia smaltata situato sul Museum Mile della Quinta Strada, quel miglio dell’Upper East Side di fronte a Central Park dove si concentrano alcuni dei più rinomati musei della città, quali il Metropolitan e la Neue Galerie, è entrato in fretta nel cuore degli abitanti pur rompendo con la tradizionale idea dello scrigno-scatola destinato a custodire opere d’arte. Il suo progettista, Frank Lloyd Wright, uno dei massimi architetti statunitensi, non ebbe però la possibilità di essere presente all’inaugurazione perché morì sei mesi prima, alla veneranda età di novantuno anni (curiosamente, pur avendo firmato progetti architettonici in quasi tutti gli States, non aveva ancora realizzato nulla a New York).

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Il fascino scenografico del Guggenheim è stato spesso sfruttato dal cinema – si pensi a "Men in Black" o "The International" –  e il suo nome si deve a uno degli esponenti della più celebre famiglia americana di collezionisti d’arte, Solomon Robert Guggenheim, zio di quella Peggy a cui è intitolato l’omologo museo veneziano.
Per l’anniversario dei cinquant’anni, è stata organizzata dalle fondazioni Solomon R. Guggenheim e Frank Lloyd Wright una ricca retrospettiva dal titolo "Frank Lloyd Wright: From Within Outward", che ricostruisce più di settant’anni di carriera del maestro, attraverso 64 progetti di tutti i tipi (case private, colleges, centri amministrativi, etc.) e oltre 200 disegni originali mai mostrati prima.

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Teorico dell’architettura organica, in base alla quale qualsiasi elemento artificiale deve essere integrato in maniera armonica con l’ambiente naturale senza snaturarne l’intima essenza, Frank Lloyd Wright cercò di conciliare la funzionalità esteriore con il comfort e la gradevolezza estetica degli interni arrivando a reinventare e modellare in maniera innovativa le divisioni tra gli spazi, attraverso morbide strutture curvilinee (si pensi all’avveniristico parco acquatico di Pittsburgh con due enormi acquari di forma sferica) ma anche torri imponenti che sfidano la verticalità con linee comunque essenziali. Uno dei più impressionanti progetti che si possono ammirare è il "Plan for Greater Baghdad" (Piano per una Baghdad più grande) del ’57-‘58, uno degli ultimi realizzati dal grande architetto, ambiziosa opera di riqualificazione della capitale irachena attraverso un rivoluzionario complesso urbano che avrebbe dovuto includere un ampio centro culturale comprendente un’università e un teatro.

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Le opere più note della collezione permanente si trovano invece nella Small Rotunda – un po’ sacrificate, a dir la verità – dove si possono ammirare vari capolavori di Picasso quali l’ombroso "La stiratrice" e il sorprendente "Moulin de la Galette" in stile impressionista (fu realizzato dall’artista quando aveva solo 17 anni), un’intera ala dedicata a Kandiskij e, tra gli altri, vari pregevoli Modigliani, Chagall, Manet, Seurat e Léger.

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A colpire la nostra attenzione è però l’opera più queer del pittore espressionista tedesco Ernst-Ludwig Kirchner, "I soldati al bagno", che riproduce con pennellate decise e colori forti un gruppo di militari nudi frontalmente sotto la doccia. Molte delle sue opere furono distrutte dai nazisti perché considerate "arte degenerata" e questa fu una delle poche ad essere salvate. Non si salvò però il suo autore che, in preda a una grave depressione anche a causa della perdita del proprio patrimonio artistico, si suicidò nel 1938 a Davos, in Svizzera, dove si era rifugiato al termine della Prima Guerra Mondiale.