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I candidati gay al Partito Democratico

In lizza per la Segreteria Nazionale ci sono quattro rappresentanti della comunità lgbt, tutti con le idee chiare e per la maggior parte in sostegno di Walter Veltroni. Ecco chi sono.

Le famose, chiacchierate e attesissime primarie per l’elezione del segretario del Partito Democratico si avvicinano e la campagna elettorale e in pieno svolgimento. I candidati sono  ben sei che saranno votati durante un’assemblea nazionale da chi, a sua volta, è stato scelto per partecipare a questo momento di plenaria.
Ad ambire al ruolo di "grande elettore" ci sono numerosi rappresentanti  della comunità LGBT, tutti con le idee chiare e molti in sostegno di Walter Veltroni.

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Tra loro c’è Andrea Benedino, 32 anni, assessore ai Sistemi educativi del comune di Ivrea e portavoce nazionale di GayLeft, la consulta LGBT dei Ds. "Le contraddizioni ci sono e sono forti dentro questa nuova formazione politica –  dice Andrea – ciò nonostante il Partito Democratico resta il luogo in cui è fondamentale dare visibilità e concretezza alle istanze del popolo LGBT. La testimonianza non basta più. Serve chiedere impegni concreti  e pretendere che vengano portati a termine. A Veltroni, che sosteniamo, stiamo per mandare una lettera aperta in cui chiariremo su quali cose non è possibile transigere e sulle quali dovrà esprimersi in maniera chiara e inequivocabile".

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Tra coloro che hanno scelto di candidarsi per sostenere il sindaco di Roma alla segreteria del Pd, c’è anche Alessio De Giorgi, direttore di Gay.it e Sergio Lo Giudice, ex presidente nazionale dell’Arcigay. "La sfida di coniugare la cultura laica e quella cattolica che il Partito Democratico si è dato – ci dice De Giorgi, candidato nella sua Pisa – è cruciale per il movimento gay e lesbico: abbiamo già avuto più volte dimostrazione che la contrapposizione netta e le barricate portano solo ad un irrigidimento delle rispettive posizioni, e non a risultati concreti. Se davvero non vogliamo fare una battaglia di testimonianza, sarà decisivo che gay e lesbiche partecipino alla fase costituente di questo partito, e non solo a fare i gufi contro, come rischia di fare una parte importante del movimento gay".

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"La nascita del Pd è certamente un fatto centrale nella definizione della politica futura – spiega invece Sergio Lo Giudice, candidato a Bologna – e soprattutto per l’affermazione dei diritti delle persone LGBT. Certo, le difficoltà sono innegabili, soprattutto per l’assenza di una maggioranza forte sui temi dei diritti e della laicità. E su questo Veltroni è stato molto chiaro fin dal suo discorso di Torino quando ha detto che la libertà di religione di un politico si ferma un passo prima delle decisioni politiche. Il percorso è difficile ed è tutto da costruire, ma noi siamo abituati alle battaglie in prima linea e sarebbe un disastro se tutte le persone LGBT, scoraggiate dagli ostacoli da affrontare, abbandonassero del tutto il Pd. Sarebbe il miglior regalo per gente come la Binetti".

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In tutte le liste ci sono poche, pochissime le donne. "Credo che siamo solo in due in tutto – commenta Anna Paola Concia, portavoce nazionale di GayLeft e candidata come capolista a Roma per la lista ‘Ambiente, Innovazione, Lavoro – . Gli uomini vivono con maggiore agio il loro essere gay, anche pubblicamente. Essere donne e lesbiche, purtroppo, significa ancora vivere una doppia discriminazione. Su questo c’è ancora molto lavoro da fare, non solo con le lesbiche, ma con tutte le donne. E il luogo ideale non può non essere il Pd. Non riesco proprio a immaginare che il maggiore  partito del centro-sinistra e che si candida ad essere il più grande partito d’Italia non si faccia promotore e fautore dei diritti civili e di concetti come libertà, uguaglianza  e laicità. Tanto più che ha scelto di chiamarsi ‘Democratico’ ".

Tutti sono d’accordo su quali sono le priorità, gli argomenti su per nessuna ragione si può scendere a compromessi. Prima fra tutte la battaglia per l’uguaglianza, i diritti civili e di cittadinanza. E, naturalmente, per il riconoscimento delle coppie di fatto. “Dobbiamo pretendere un’ottima legge sulle convivenze – spiega Paola Concia, in sintonia con tutti gli altri suoi compagni di percorso – perché è una giusta esigenza. Le nostre sono famiglie al pari delle altre, ed è ora che anche in Italia ci sia un riconoscimento giuridico, perché, per fortuna, non esiste un solo, univoco concetto di famiglia. E, naturalmente, nessun modello superiore o migliore rispetto a un altro”.

di Caterina Coppola