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I due visionari senza sostegno

Francesco e Manuel stanno portando avanti un gesto estremo che porterà a scelte dolorosissime. Ma sembra che del loro coraggio le associazioni gay non sappiano che farsene.

Nei movimenti che hanno segnato il progresso dell’umanità, la lotta tra visionari e realisti c’è sempre stata, immancabilmente. In genere, si sa, sono sempre più simpatici i primi e sono questi a far tremare la voce per l’emozione quando si racconta delle loro gesta, ma sono quasi sempre stati i secondi a portare a casa il risultato. Ai primi vanno monumenti ed onori, ai secondi il risultato e la gloria di averlo portato a segno.

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Oggi Barack Obama è un realista Presidente degli Stati Uniti, ma non fa che raccogliere quanto hanno seminato negli ultimi cento anni coraggiosi avvocati dei diritti civili, gente che ha perso la vita o la famiglia per combattere contro il segregazionismo e per l’integrazione delle persone di colore. Se l’Italia è unita, lo è certamente anche grazie a quei Mille che sono andati dietro al temerario Garibaldi, anche se poi sono stati altri a chiudere il risultato, a mediare pur di arrivare alla meta. C’è anche un motivo perché è così: i visionari difficilmente sono anche in grado di mediare e di accontentarsi, mentre i realisti sì. Ma i visionari hanno un’arma che i realisti non hanno: sanno guardare oltre ed hanno il coraggio di farlo.

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Francesco e Manuel, i due ragazzi di Savona che da qualche giorno hanno iniziato uno sciopero della fame perché lo Stato italiano riconosca la loro unione, sono evidentemente due visionari. Hanno iniziato un percorso estremo, che mette a rischio la loro salute, perché la loro coppia – e con loro le altre migliaia e migliaia di coppie gay e lesbiche italiane – vedano riconosciuto il loro rapporto. Alla faccia di chi dice che i nostri sono capricci egoisti di gente che non sa costruire nulla e che vive solo di sesso e relazioni online, loro mettono a rischio la loro salute pur di dimostrare che molti di noi fanno sul serio: se è vero che esiste una parte di mondo gay che ha voglia di stare in coppia, di costruire belle relazioni di amore e di rispetto reciproco, allora che ci sia qualcuno che faccia sul serio è solo positivo e da ammirare. In questo Francesco e Manuel hanno la tipica capacità dei visionari di guardare oltre: ci mettono non solo la faccia, ma anche la loro salute, pur di dimostrare che le nostre richieste non sono un punto di principio, una battaglia politica, ma sono qualcosa di serissimo e concretissimo, su cui gay e lesbiche sono persino disposti a sacrificarsi.

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Certo, sono visionari. Lo sono a tal punto che è evidente che la loro battaglia arriverà a un punto di rottura difficile e doloroso. In questo silenzio dei media italiani, che a grande maggioranza ignorano cosa sta accadendo in questa cittadina ligure, e in una evidente incapacità della politica italiana di affrontare il riconoscimento delle coppie gay – non passa una legge che punisca chi massacra di botte un ragazzo gay, figurarsi una sulle coppie dello stesso sesso! – è purtroppo evidente che Francesco e Manuel arriveranno a dover decidere quanto andare avanti e se e quando fermarsi. E quella scelta sarà dolorosissima, di qualunque segno essa sia: dolorosissima per loro due e per tutti noi.

Quello che si capisce poco è perché alcune importanti parti dell’associazionismo gay e lesbico – Arcigay in testa – stia zitto. Il silenzio delle nostre associazioni è davvero ormai assordante. Certo, compito delle associazioni gay e lesbiche non è quello di essere visionarie, ma anzi, devono essere realiste: se non lo sono associazioni che hanno senso di responsabilità e il dovere del dialogo con chiunque, chi dovrebbe esserlo al nostro interno? Ma un conto è essere realisti, un altro è rimarcare quotidianamente, con un silenzio viepiù imbarazzante, l’assoluto distacco tra quei due ragazzi savonesi e il mondo ufficiale lgbt italiano. Come se si trattasse di due battaglie diverse. Come se i due savonesi chiedessero la liberazione dei dissidenti cinesi, e non una legge che riconosca le coppie lgbt. Qualcuno lo ha fatto notare e ha indetto un sit-in davanti a Montecitorio chiedendo esplicitamente che i loghi delle associazioni non siano presenti "visto che la stessa manifestazione nasce a seguito del loro silenzio", scrivono i promotori su Facebook.

Gay.it è vicino a Francesco e Manuel sin dal primo giorno. Anche se questo sito ha sempre avuto una linea editoriale molto improntata alla concretezza, anche se abbiamo più volte chiesto a associazioni e dirigenti lgbt capacità di mediazione e pragmatismo, "non esserci" all’appello dei due ragazzi di Savona è un delitto: un delitto che rappresenta una ennesima onta su chi ha condotto sin qui le associazioni lgbt italiane e che speriamo sarà definitivamente risolto con la nuova classe dirigente che si è candidata a guidare la principale associazione gay italiana.

Ai nostri lettori chiedo di far altrettanto. Proviamo a uscire dai piccoli egoismi dei nostri orti e facciamo uscire un po’ della nostra umanità facendo sentire a Francesco e Manuel il nostro sostegno. Forse una mail, una telefonata, un sms li sfamerà un po’.
 
Alessio De Giorgi
Direttore di Gay.it