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I film lgbt alla Mostra di Venezia

Giovani promesse contro grandi maestri alla Mostra di Venezia. “Tom à la ferme” di Xavier Dolan e il lesbico “Via Castellana Bandiera” diretto da Emma Dante sfideranno Frears, Gilliam e Miyazaki.

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Grandi vecchi contro giovani promesse. Sarà una sfida generazionale quella proposta dalla prossima Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia (28 agosto – 7 settembre), giunta alla settantesima edizione con qualche acciacco (strutture fatiscenti, costi del Lido esorbitanti, autori in fuga al festival di Toronto) ma il cui cartellone presentato oggi a Roma dal direttore Alberto Barbera e dal presidente della Biennale Paolo Baratta si presenta sobrio, cinefilo, variegato.
Ecco quindi illustri maestri (Frears, Gilliam, il genio dell’animazione Miyazaki col già favorito “Si alza il vento”) sfidare le nuove leve (Reichardt, Glazer, Allouache) mentre il grande atteso “Nymphomaniac” di Lars Von Trier non ci sarà perché, come ci ha spiegato il selezionatore Bruno Fornara, non è ancora pronto ma già fa titillare gli appassionati la presunta scena lesbica dai toni bergmaniani che dovrebbe esserci fra Uma Thurman e Charlotte Gainsbourg.

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Apre il fantascientifico “Gravity” di Alfonso Cuaron con George Clooney e Sandra Bullock smarriti nello spazio durante una passeggiata astronautica extraveicolare.
In competizione spicca il dramma gay “Tom à la ferme” (“Tom nella fattoria”) del piccolo prodigio canadese Xavier Dolan che ha adattato l’omonima pièce teatrale di Michel Marc Bouchard su un giovane imbarazzato dalla scoperta che la famiglia del suo fidanzato appena deceduto non conoscesse (o ignorasse) l’orientamento sessuale del figlio e non sapesse della sua esistenza. Protagonista il diafano Caleb Landry Jones visto nel dimenticabile ‘Antiviral’ del figlio di Cronenberg, l’altrettanto dimenticato Brandon.
Tre i film italiani in concorso: “L’intrepido” di Gianni Amelio con Antonio Albanese, il doc “Il Sacro Gra” firmato da Gianfranco Rosi sul Grande Raccordo Anulare romano e l’autarchico “Via Castellana Bandiera”, esordio cinematografico dell’apprezzata regista teatrale palermitana Emma Dante che ha adattato per il grande schermo il suo primo, omonimo romanzo.

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Una coppia lesbica interpretata dalla stessa Emma Dante e da Alba Rohrwacher incrocia in macchina nella stretta strada del titolo un’anziana albanese anch’essa su un’autovettura. Nessuna delle due, però, vuole cedere il passo. Un’immagine chiave decisamente emblematica che rende bene l’incontro/scontro generazionale che torna anche nel gay “Gerontophilia” di Bruce Labruce presentato alle Giornate degli Autori sull’amore imprevedibile fra un diciottenne e un ottuagenario ricoverato in una casa di riposo. Lancerà nel cinempireo il bellissimo virgulto canadese Pier-Gabriel Lajoie? Sempre alle Giornate degli Autori faranno parlare di sé altri tre titoli a tematica queer: nel biografico “Kill Your Darlings” di John Krokidas si ricostruisce un caso di omicidio che sconvolse l’ambiente letterario della Beat Generation. Il ‘potteriano’ Daniel Radcliffe, sempre più impegnato a scrollarsi di dosso l’immagine dell’ingombrante maghetto, interpreta il poeta gay Allen Ginsberg non lesinando, pare, in scene di sesso esplicito.
Un’odissea transgender è invece quella raccontata dalla filmaker e fotografa berlinese J. Jackie Baier che nell’evento speciale “Julia” pedina una prostituta trans lituana di 23 anni. Un coming out lesbico colora invece l’affresco al femminile di “May in the Summer” di Cherien Dabis in cui una scrittrice di successo torna nella natia Giordania dove ritrova la propria scombinatissima famiglia.

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Alla 28esima Settimana della Critica sarà presentato “L’Armée du salut” (“L’Esercito della salvezza”) opera prima dello scrittore marocchino Abdellah Taïa, il primo ad essersi dichiarato pubblicamente gay in un Paese dove l’omosessualità è ancora un reato. Tratto da un suo romanzo omonimo del 2006, è un cinemosaico autobiografico che parte dall’infanzia a Salè per arrivare alla scoperta della propria omosessualità durante un viaggio a Tangeri, gli studi universitari a Ginevra e la ricerca di un rifugio presso l’organizzazione caritativa dell’Esercito della Salvezza.
Occhio anche al cupissimo dramma in concorso “Child of God” su un serial killer che vive in una caverna con gli abiti delle sue vittime, tratto dal celebre romanzo di Cormac McCarthy. Lo dirige l’onnipresente e bulimico – a livello creativo – James Franco, anche attore in “Palo Alto” diretto da Gia Coppola, nipote del grande Francis Ford, tratto da una raccolta di racconti dello stesso Franco. Un insolito Gus Van Sant nelle vesti di attore – interpreta lo psichiatra del produttore cinematografico protagonista interpretato dal pornodivo James Deen – appare nel torbido “The Canyons” di Paul Schrader fuori concorso.
Questi titoli concorreranno per la settima edizione del premio lgbt Queer Lion organizzato dall’associazione Cinemarte di Daniel Casagrande. La cerimonia di consegna dei premi si svolgerà sabato 7 settembre al Cinema Astra e sarà seguita dalla proiezione a ingresso libero di ‘Il rosa nudo’ diretto da Giovanni Coda e presentato dal critico Vincenzo Patanè.