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I GAY? ANDREBBERO AMMAZZATI!

Il prof. Giovanni Mapelli, in vacanza a Salerno, ci racconta del linciaggio verbale subito in pieno centro cittadino.

SALERNO – “L’edicolante Antonio Cardella si è rivolto a me con frasi del tipo ‘se uno lo prende nel c… non ha diritto ad alcun rispetto, perché non è un uomo ma una bestia’. E ancora: ‘Vogliono fare un Gay Pride a Salerno? Dovrebbero ammazzarli tutti questi ricchioni, altro che Gay Pride! – come dico sempre io a mio figlio’ ”. Giovanni Felice Mapelli, presidente del Centro Studi Teologici di Milano, racconta di essere stato offeso pubblicamente dal proprietario dell’edicola in via del Carmine nel pieno centro cittadino e di aver presentato alla Procura della Repubblica presso il tribunale di Salerno regolare denuncia per i reati di “insulto, diffamazione e istigazione all’odio razziale”.
“Non so ancora adesso – scrive il prof. Mapelli nella lettera aperta indirizzata a Mario De Biase, sindaco di Salerno – cosa abbia scatenato l’ira di questo soggetto, se l’arrivo di un giovane gay o altro. So soltanto che questi ha cominciato raccontando di una cena con la moglie presso un ristorante dove mangiavano anche alcune persone gay, di essersi indignato per la loro presenza e per il fatto che si scambiavano normali gesti di affetto. Ha iniziato ad inveire, mentre la moglie più saggiamente, gli consigliava rispetto e moderazione”.
Prof. Mapelli, può spiegarci meglio cos’è successo?
“Domenica 24 agosto presso un’edicola ove mi ero recato per acquistare i quotidiani locali come di consueto, essendo in vacanza, ho assistito ad un volgare intervento dell’edicolante che ha tentato in tutti i modi di coinvolgermi in una polemica pretestuosa e diffamatoria nei confronti delle minoranze sociali presenti in città. In particolare, oggetto degli strali pieni di odio e di vero e proprio linciaggio verbale, erano le persone omosessuali”.
L’edicolante era solo con lei?
“Ovviamente mentre Cardella gridava frasi assurde, un certo numero di persone sostavano davanti all’edicola e sulla strada, ed egli continuava ad incalzarmi affinché esprimessi il mio parere davanti agli altri. Dopo numerosi insulti rivolti ai gay, ho esordito chiedendo rispetto per una realtà sociale che ha sofferto gravi e pesanti discriminazioni. Ho chiesto di non cercare l’insulto fine a se stesso perché è con la conoscenza dei problemi e con l’ascolto dell’altro che si può comprendere realtà che a prima vista possono sembrare scomode o incomprensibili. Quel signore, ancora più scatenato di prima, diceva che qui a Salerno tutti la pensano come lui anche se non parlano e che ‘omosessuali e drogati andavano uccisi’ ”.
Nessun cittadino salernitano ha difeso le sue posizioni?
“In verità è intervenuto un signore molto distinto, un docente universitario in pensione, che lo ha redarguito dicendo che “le persone vanno rispettate per come nascono, per la loro identità, poiché non dipende da nessuno nascere gay ma è una condizione umana al pari di altre e non è né una malattia né una depravazione”. Ma l’edicolante imperterrito ha continuato: ‘Ma quale malattia, questi non sono handicappati, poverini, che io rispetto. Sono animali, sono pervertiti e se uno ha le palle attaccate al c… io non lo ritengo nemmeno un uomo!’. A questo punto mi sono spazientito e gli ho chiesto provocatoriamente: ‘ma se Lei avesse un figlio gay, cosa farebbe?’. La risposta: ‘non sarà mai possibile, ma se succedesse io lo ammazzo, lo ammazzo con le mie mani!’ aggiungendo che ‘la sede dove i gay si ritrovano andrebbe bruciata, altro che il Comune concede a loro spazi!’. Io, proprio perché ho seguito come docente e come teologo il dramma di tanti giovani gay e giovani lesbiche nel cammino difficile di accettazione in famiglia, spesso segnata da gravi tragedie come suicidi adolescenziali, non ho potuto più sopportare l’ignoranza, la presunzione e la prepotenza becera di questo uomo e gli ho detto apertamente che non meritava neppure d’essere ascoltato; che non condividere un comportamento, non significa affatto calpestare i diritti degli altri avvisandolo della possibilità di una denuncia alla pubblica Autorità per ‘incitamento all’odio razziale e alla discriminazione per orientamento sessuale della persona’. E lui esclamava: ‘Faccia quello che vuole, denunci chi crede, chiami i carabinieri! Non mi interessa niente!’. Dopodiché ha diretto le sue male parole anche verso di me, dicendo che se io difendevo ‘questa gente’ allora voleva dire che anch’io ero ‘uno di questi e facevo schifo.’ ”.

Purtroppo si torna a parlare di omofobia in Campania. In queste ore la comunità GLBT salernitana e nazionale sta valutando gli estremi legali per costituirsi parte civile. E c’è chi si chiede cosa sarebbe accaduto se ad essere offesa così vilmente fosse stata la comunità ebraica o un’altra minoranza sociale.
Uomini come l’edicolante salernitano puntano sull’impunità, sulla paura ed il silenzio che finora ha inchiodato alla clandestinità lesbiche e gay soprattutto nel Meridione. Ma il ricatto del silenzio è caduto da un pezzo.
Cosa ha scritto al sindaco di Salerno e quale messaggio rivolge ai cittadini salernitani?
“Ho scritto che in una realtà di circa duecentomila abitanti come Salerno, che ha dato voce ad un recente convegno sulla tematica dei diritti gay con personalità di rilievo (cfr. https://www.gay.it/channels/view.php?ID=16936), le parole urlate da quell’uomo mi hanno addolorato ed offeso, non soltanto perché sono l’annientamento di ogni ragione e di ogni cultura, ma perché hanno voluto coinvolgere l’intera cittadinanza salernitana, la dignità di una città che non merita tali insolenze pubbliche. Io non so se – come questo uomo affermava sicuro – tutta Salerno la pensava come lui, anche se tace. Spetta ora al sindaco, alla comunità civile e religiosa dire una parola chiara e forte, poiché è il vostro diritto ad essere violato. Se qui a Salerno, in costiera, venisse una coppia gay o lesbica di turisti francesi, tedeschi, inglesi o di altre nazionalità (regolarmente sposati dinanzi alle leggi di quegli Stati, di cui l’Italia è parte nell’Unione Europea) e fosse così gravemente insolentita e offesa, ne nascerebbe una questione diplomatica e politica, un grande danno d’immagine per tutti”.

di Pasquale Quaranta