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I gay e la “conversione” degli etero

Se è falso che gli etero vengono palpati nei locali gay come raccontano, è però vero che la specie dei “gay-a-cui-piacciono-gli-etero” è numerosa. Ma in quanti davvero riescono a “convertirli”?

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Faccia un passo avanti chi non ha mai sentito un etero lamentarsi di essere stato palpeggiato, “e giuro non ci rimetterò mai più piede”, in un locale gay. Mentre fate mente locale io me ne resto nei ranghi senza muovermi perché a me è capitato spessissimo di sentirlo dire da colleghi, ex compagni di classe o semplici conoscenti, con un tono risentito seppure striato da sottili venature di narcisismo compiaciuto. Davanti alle loro confessioni resto sempre perplesso un po’ perché secondo me la palpata è una cosa così anni ’30 che mi fa ribrezzo solo a pensare che qualcuno possa ancora farla; un po’ perché a lamentarsi dell’infame assalto sessuale sono quasi sempre dei ragazzi che solitamente non ti sogneresti di sfiorare neppure con un’asta da saltatore in alto.

Ora, io non faccio dell’essere strizzato su una pista da ballo il mio obiettivo di vita né sono proprio da buttare nel cassonetto, ma frequentando locali gay da ben prima che venisse coniato il termine “omosessuale” posso garantire che cose del genere non succedono quasi mai e quelle tre volte che mi è capitato di esserne vittima si trattava di ragazzi barcollanti a un passo dal ricovero per coma etilico la cui tastata sembrava più la ricerca d’un appiglio per non cadere che un affondo erotico di discutibile gusto.

Forse perché prevenuti, forse perché inconsciamente speranzosi, forse perché immotivatamente convinti di attirare uomini come lo Swiffer la polvere, fatto sta che è una delle cose che mi dà più fastidio sentire dire dagli etero perché ci trovo in questo un preconcetto neppure troppo latente secondo il quale i gay, per il solo fatto che tu sia uomo eterosessuale, devono provarci con te.

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Al di là della contingenza del luogo, dove un involontario contatto fisico è dovuto semmai dalla calca che si genera al bar, solitamente assaltato come se stessero distribuendo viveri da una camionetta dell’ONU alla popolazione disastrata del Darfour, possiamo tranquillizzare i nostri cari maschietti che il gay è ben lungi dall’essere quel predatore delle tenebre che la volgata classica continua a propagandare, sempre pronto ad azzannare la gola di eterosessuali sventurati e questo perché, diciamolo una volta per tutte: non è vero che ai gay piacciono gli etero. O meglio, per essere più chiari, ai gay piacciono i bei ragazzi, che poi siano etero, gay, bisessuali o appena spirati, poco conta.

Da qui però a imbarcarsi in una spedizione suicida volta alla conquista di un maschio dell’altra sponda, ce ne vuole. Come ho detto però, giro da parecchio e di perversioni ne ho viste tante, va da sé quindi che abbia incontrato anche alcuni omosessuali (assai pochi per fortuna) alla perenne ricerca dell’etero da convertire con lo spirito missionario di un comboniano nell’Africa coloniale e il cui successo non si spinge quasi mai oltre l’ordine dello 0,X.

f3Per come la vedo io, è già talmente difficile far capitolare un gay ed è così umiliante esserne rifiutati che francamente devi essere un bel po’ masochista e presuntuoso se pensi di riuscire a conquistare un eterosessuale che sia profondamente e sinceramente tale (questo è un passaggio davvero fondamentale) e non uno di quelli che va al concerto della Pausini e che giustifica l’uso del fondo tinta perché la lampada secca la pelle.

Se provi a parlare con questa strana e perversa sotto categoria di “gay-a-cui-piacciono-gli-etero” ti dirà che se li preferisce è perché i gay sono troppo, come dire… “gay”, e solitamente te lo raccontano gesticolando con le mani in maniera così forsennata da essere la seconda cosa che riesci a vedere dallo spazio dopo la muraglia cinese. I rappresentanti di questa bizzarra razza di gay vi confesseranno di adorare la naturale “mascolinità” dell’etero portata con inconsapevolezza e disinvoltura, salvo poi che quando ti descrivono cosa intendono per “virile” il ritratto che ne viene fuori è una specie di coatto in libertà vigilata, con catene d’oro al collo dalle maglie pesanti come quelle dell’ancora di un transatlantico e dall’incedere scoordinato e a gambe larghe come fosse affetto da un grave problema di orchite.

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Per non parlare poi delle subdole tattiche di abbordaggio che i “gay-a-cui-piacciono-gli-etero” mettono in atto per abbindolare la preda. Eccolo che inizia a scodellare al malcapitato eterosessuale un pasticcione di frasi fatte sul sentimento che va oltre i generi, su Platone e le mezze mele e sull’amore virile come forma più pura di sentimento, tutte storielle che per quanto ne so non hanno mai convinto nessun etero a cambiare idea o gusti sessuali neppure per 5 minuti. E quando invece si riesce ad andare oltre arrivando a scroccare qualcosa di più avviene solo perché gli si è fatto tracannare in una sera l’equivalente mensile di vodka destinata a una guarnigione di militari russi sul fronte siberiano, descrivendolo però poi agli amici (comprensibilmente scettici) come un momento bellissimo e di intenso sentimento che “voi altri gay non potete capire” ma che invece qualsiasi codice penale classificherebbe più giustamente come circonvenzione di incapaci.

di Insy Loan ad alcuni meglio noto come Alessandro Michetti