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Il Cardinale Sepe: la famiglia gay? Taroccata come le borse dei cinesi

Vergognoso paragone dell’Arcivescovo di Napoli in conferenza stampa

«La Chiesa non può non rispettare i diritti di ognuno, i diritti umani che precedono anche i diritti sociali e politici. Rispettare il diritto di ognuno, ecco. Qual è il dubbio? E’ che si tenta di assimilare al diritto di una famiglia riconosciuto dalla Costituzione – e fondata dall’unione fra uomo e donna – a quelle unioni che famiglia non sono. Non puoi dire che sei famiglia, perché la natura è quella. Dico: perché taroccare come famiglia quel che non è? Sarebbe come andassi al mercato per comprare una bella borsa e quelli me la presentano come borsa graffata e invece e fatta dai cinesi». A parlare non è un omofobo qualunque, ma l’Arcivescovo di una delle diocesi più importanti d’Italia, quella di Napoli.

Senza peli sulla lingua, il Cardinale Crescenzio Sepe ha risposto così nei giorni scorsi ai giornalisti durante una conferenza stampa:

Immediata la risposta di Antonello Sannino, presidente di Arcigay Napoli: “L’articolo 29 dellla nostra Costituzione repubblicana non parla di unione tra uomo e donna, ma di eguaglianza morale e giuridica dei coniugi, mentre l’articolo 3 parla di uguaglianza tra cittadini. Del resto poi la Corte Costituzionale ha più volte chiesto l’intervento del legislatore per colmare un vuoto e non si è mai espressa sulla illegittimità del matrimonio tra persone dello stesso sesso”. E, ironizzando, Antonello Sannino commenta amaramente: “Forse Sepe faceva riferimento al diritto canonico – affonda Sannino – e a quello di uno stato monarca che non ha una costituzione e che continua a non rispettare la democrazia dello Stato italiano”