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Il Papa fa la classifica degli amori.

Solo l’amore tra un uomo e una donna sposati è forte, di serie A, gli altri amori sarebbero di serie B, unioni basate su un “amore debole”. I commenti del M. Mieli, Arcigay, LIFF e di Luxuria.

ROMA – Papa Benedetto XVI, al secolo Joseph Ratzinger, è tornato oggi ad attaccare le unioni di fatto e i progetti di legge tipo il Pacs durante un’udienza con i partecipanti ad un congresso su matrimonio e famiglia promosso dal Pontificio istituto Giovanni Paolo II. Non sono mancati, come al solito, messaggi umilianti rivolti a coloro che vivono invece amori omosessuali. Per il Papa la “differenza sessuale” esistente tra un uomo e una donna non è “un semplice dato biologico” ma sarebbe espressione di quella forma d’amore volta alla “alla trasmissione della vita”. “Solo il matrimonio si configura così come un autentico bene per la società” e alla luce di questo per Benedetto XVI bisognerebbe, con “speciale urgenza”, evitare ogni possibile “confusione” tra il matrimonio e gli altri tipi di unione, che sarebbero unioni “basate su un amore debole”. Un chiaro altolà riferito a possibili riconoscimenti legislativi da parte dello Stato Italiano alle convivenze omosessuali. “Il matrimonio e la famiglia” ha detto Ratzinger, “sono radicati nel nucleo più intimo della verità sull’uomo e sul suo destino. Si tratta di un lascito che non è semplicemente un insieme di dottrine o di idee, ma prima di tutto un insegnamento dotato di una luminosa unità sul senso dell’amore umano e della vita.”
Al romano Circolo di Cultura Omosessuale Mario Mieli non avevano ancora smesso di gioire per l’elezione di Giorgio Napolitano alla Presidenza della Repubblica (per il quale il Papa ha invocato via telegramma “la costante assistenza divina”), che subito dopo hanno appreso dell’intervento di Benedetto XVI sul tema delle unioni fuori del matrimonio. In un comunicato stampa al Mieli si dicono “molto insoddisfatti di come veniamo trattati dal Vaticano e da Benedetto XVI, che non perde occasione di esternare il suo dissenso nei confronti delle persone gay, lesbiche, bisessuali e transgender. Questa volta gli strali vaticani si abbattono sull’amore, sulla sua debolezza intrinseca se vissuto al di fuori del matrimonio e, udite udite, al di fuori della coppia uomo-donna. Dato che le coppie glbt vivono al di fuori di quello che Benedetto XVI sottolinea ogni volta con molta enfasi “l’unica vera forma di amore, esclusivo e definitivo, fra uomo e donna, che porta alla comunione aperta alla trasmissione della vita” e ci redarguisce sulla pericolosità di confondere il vero amore con quello “debole” (il nostro). (…) Le parole del Pontefice, una volta ancora, giudicano le nostre scelte e feriscono i nostri sentimenti. Sarebbe buona norma per la più alta figura vaticana e per la gerarchia ecclesiastica che lo circonda prendere esempio da chi, come noi non ha mai fatto classifiche di gradazione di fede anche in presenza di discutibilissimi episodi personali.”
Anche dall’Arcigay il commento alle parole papali non si è fatto attendere: “Col dovuto rispetto per il leader religioso, le opinioni espresse da papa Ratzinger sembrano, ogni giorno di più, volte a tenere sotto scacco le forze politiche, piuttosto che ad esortare la comunità dei fedeli” ha commentato Sergio Lo Giudice. “Ciò avviene” prosegue il Presidente dell’Arcigay nazionale, “attraverso una continua opera di diminuzione della dignità delle coppie di fatto, fra cui quelle lesbiche e gay: in questo caso, definendo «debole» la loro capacità di amare. Questa è un’offesa gratuita ad un’ampia parte della popolazione, contro la quale protestiamo”.
Per Aurelio Mancuso, presidente della Lega italiana famiglie di fatto (Liff), “La chiesa cattolica può limitarsi a tollerare, uno stato laico afferma e garantisce diritti e doveri e non può consentirsi di esprimere giudizi morali sulle scelte che coscientemente i cittadini decidono di compiere. Sarebbe opportuno prendere atto del fatto che la società sta profondamente cambiando.” Mancuso sottolinea anche come “durante il recente sinodo dei vescovi, il cardinale e giurista Pompedda ha riconosciuto l’esistenza di diritti negati a quelle persone che decidono liberamente di non contrarre l’istituto giuridico del matrimonio. Il cardinale Camillo Ruini suggerisce che per sanare queste palesi ingiustizie occorrono norme ad hoc del codice civile. Ma entrambi i porporati, come del resto ha appena fatto Benedetto XVI, negano la libertà per lo Stato italiano di approvare leggi come quelle dei Pacs che riconoscano dignità giuridica allo status di coppia.”
Vladimir Luxuria, parlamentare di Rifondazione Comunista, ha detto di permettersi “di commentare le parole del Pontefice per ribadire che non esiste una gerarchia di sentimenti, le unioni omosessuali non sono rette da un amore debole: l’amore, in quanto tale, è sempre una grande forza che ci consente di proiettarci in un rapporto a lungo termine, che vogliamo regolato e riconosciuto dallo Stato laico. Sicuramente” conclude Luxuria “non pretenderemo che la Chiesa riconosca tale unione.” (RT)