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IL PERICOLOSO DELIRIO ANTI-GAY

Mentre in Italia Bossi spara a zero sugli omosessuali accostandoli ai massoni, la comunità anglo-americana è scossa da Mark Simpson che in un libro afferma che essere gay è “il prodotto del consumismo americano di fine secolo”

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LONDRA. Mentre in Italia Bossi attacca i gay difendendo “la famiglia eterosessuale” e minacciando una raccolta di firme contro il progetto europeo per le adizioni omosessuali, l’attacco dello scrittore Mark Simpson sta mettendo in subbuglio l’intera comunità gay anglo-americana. Roba da cartone animato, viene da pensare. Invece è pura realtà : Simpson, scrittore inglese, nato a York nel 1965, è infatti l’autore di uno dei libri piú controversi degli ultimi anni intitolato “L’Anti-Gay”e che raccogle dieci saggi contro quella che l’autore definisce la “falsa cultura gay-ista”. Il concetto base, come lo stesso Simpson ha spiegato, è che “essere gay è essere il prodotto del consumismo nordamericano di fine-secolo. Una cosa tanto omogenea e globalizzata come McDonald’s. Una cosa che ci impone una specie di conformismo in ambito sessuale: la tua sessualità deve essere visibile agli occhi di tutto il mondo, devi testimoniare, devi agire e sentirti come lo facciamo noi. Altrimenti sei ancora nell’armadio o sei vittima dell’auto-odio”.

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Tale affermazione di principio, che attacca direttamente tutto il movimento gay e le manifestazioni del Pride non poteva non attirare gli strali dell’associazionismo e dei mass-media omosessuali. “E`una patetica Margaret Thatcher” lo ha apostrofato City Life. “Un acido” per il quotidiano gay di San Francisco Bay Area Report. “Pericoloso” secondo Gay Times.

Eppure Mark Simpson, al principio della sua carriera di scrittore quando ancora doveva lavorare come lavapiatti o come strip-boy per sbarcare il lunario aveva raggiunto il successo grazie alle vendite nel circuito gay e i suoi primi due libri furono un successo di vendita e di critica tanto che Time Out, la principale rivista londinese di intrattenimento, lo definí come uno degli scrittori piú brillanti de momento.

Nel primo, “Male Impersonators”, prendeva in giro le manifestazioni di virilità considerate “il piú grande spettacolo sulla terra” e nel secondo “It’s a Queer World” analizzava il successo della cultura gay di fine secolo commentando che “negli allegri anni 90, l’omosessualità dichiarata, una volta passaporto per l’oscurità se si era fortunati e per l’infamia se non lo si era, oggi vale un invito a cena con il presidente degli Stati Uniti”.

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Saracastico, dunque, lo è sempre stato ma questa volta ha voluto superare se stesso per dare vita ad Anti-gay, quello che lui stesso definisce come “l’antidoto ai politici orgogliosi dai buoni sentimenti” e che, assicura, darà al lettore la forza per dire al mondo che, dopotutto, non è cosí felice di essere gay”.

Per Simpson non è vero che nell’armadio si sta poi cosí male ed è sicuramente peggio essere gay-isti, ossia fare parte di una setta. Non crede assolutamente in un’identità collettiva: “sono i capitalisti gay – ha infatti dichiarato – che si sono arricchiti vendendoci l’identità piú “trash” che hanno saputo incontare al prezzo piú alto e senza la minima vergogna”.

L’Anticristo gay (cosí come lo ha definito Vogue) sostiene che lo scopo del libro è quello di aprire una discussione sulla non-eterosessualità al di là degli schemi gay, ma i suoi detrattori lo accusano di voler fare soldi infangando le migliaia di omosessuali perseguitati, incarcerati e uccisi esclusivamente per il fatto di essere tali. Memorabile, in tal senso, fu lo scontro con Jimmy Somerville con cui quasi venne alle mani dopo averlo definito “una lesbica intrappolata nel corpo di un uomo gay”.

Migliori rapporti intercorrono invece con un altro idolo gay-pop, Paul Morrissey, a cui Mark Simpson ha dedicato il suo ultimo lavoro, una sorta di ritratto sacrilego che descrive il cantante degli Smiths come un diavolo santo.

A parte pochi amici fidati, tra cui gli altri autori dei saggi contenuti in Anti-gay , Simpson ha dovuto poi vedersela con l’intera comunità gay londinese, tanto che persino l’Heaven, la piú grande discoteca gay d’Europa, ha scritto sui suoi cartelie pubblicitari “Non siamo Anti-gay bensí siamo orgogliosi di essere gay”.

Ma Mark se la ride sotto i baffi considerato che la vera operazione di marketing di consumismo gay l’ha fatta lui. Con tutta questa pubblicità gratis “Anti-gay” è andato a ruba.

di Silvio Ajmone – da Londra