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Il Pride di Bologna si farà: senza carri, ma non silenzioso

Dopo la discussione sull’opportunità di sfilare il 9, il comitato organizzatore ha deciso che il Pride si farà e sarà “una macchina di solidarietà” con raccolta fondi. Niente carri, ma non silenzioso.

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Il Pride di Bologna ci sarà e porterà in piazza "non solo le rivendicazioni della comunità lgbt ma anche una grande macchina di solidarietà, un esercizio di Resistenza che renda onore alla tradizione e alla tempra degli emiliani". E’ quanto si legge in un comunicato stampa diffuso nel tardo pomeriggio dal comitato organizzatore dopo un confronto interno e la discussione nata in rete sulla possibilità di annullare il corteo del 9 giugno in solidarietà alle vittime del terremoto in Emilia. Il corteo sarà senza carri, il cui costo sarà devoluto alle zone colpite dal sisma, "accogliendo l’iniziativa spontanea di alcune realtà associative e invitando tutte le altre a fare altrettanto". Anche il comitato organizzatore rinuncia al proprio carro d’apertura, ma fa sapere che non sarà un corteo silenzioso. "Alcune bande cittadine, guidate dalla Banda Roncati – si legge nella nota -, offriranno ai manifestanti le musiche della tradizione emiliana, che il 9 giugno più che mai racconteranno la storia di comunità che non si arrendono".

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In più "durante tutta la manifestazione alcune associazioni del circuito Arci delle cittadine colpite dal terremoto gestiranno direttamente una raccolta fondi. Inoltre, in piazza Maggiore, punto d’arrivo della manifestazione, sarà allestito un piccolo mercato agroalimentare che metterà in vendita i prodotti delle aziende danneggiate". Anche una parte dell’incasso della festa finale organizzata al Parco Nord sarà devoluta alle popolazioni vittime del terremoto.
Ieri si era diffusa sui social network, dopo alcune proposte come quella del vicepresidente del Pd Ivan Scalfarotto, l’idea di annullare il corteo. Il dibattito sulla vicenda è durato per tutta la giornata di oggi, ed ha visto contrapposte diverse posizioni, tra qui quella di Giovanni dell’Orto che ha definito la proposta "una pura e semplice idiozia" ed ha chiesto che si avviasse una riflessione sul modo di scendere in piazza a prescindere dalla circostanza specifica.

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"Se vogliamo parlare di rispetto, potremmo semmai iniziare dalle persone del Cassero che in passato ho visto organizzare carri per girare letteralmente nude (magari dipinte) ai Pride – scrive Dall’Orto sul suo profilo Facebook -. Ecco, se in uno spirito di rispetto il Cassero riuscisse finalmente a tenere a bada se stesso, o quanti hanno comportamenti simili evitando iniziative del genere, per me sarebbe già grandioso questo. Ma si tratta di una questione di rispetto di TUTTI i partecipanti (compresi i bambini, delle "Famiglie Arcobaleno" e non), e non solo dei morti nel terremoto"."Se il pride nazionale a Bologna riuscirà a diventare momento di solidarietà e partecipazione alla sofferenza del Paese in una regione colpita da un’autentica sciagura – aveva scritto il presidente nazionale di Arcigay – …avremo dimostrato che il vero punto non è pride "si" o pride "no" , ma pride "come" . Possiamo scrivere una bellissima pagina di coscienza civile ,adottando un modo diverso di fare il pride. Per dare più che per chiedere". 

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Contro l’annullamento del Pride era arrivato anche dai Musulmani Omosessuali Italiani secondo i quali il Pride "è una forma meravigliosa di celebrazione dell’amore, della vita, della libertà di autodeterminarsi. Cose che, in sé, possono offendere un morto o svilire un lutto solo ad occhi superficiali o malfidenti".
Ma era stato lo stesso presidente di Arcigay Bologna e portavoce del Comitato Bologna Pride Emiliano Zaino a tentare di sedare la polemica in mattinata, quando era arrivato al comitato stesso l’invito del Comune di Bologna a non annullare il Pride perché "abbiamo bisogno di continuità" e "al momento su Bologna non c’è alcun rischio per le persone".
In serata, infine, la decisione del comitato "perchè il Pride è innanzitutto la denuncia di un vuoto nei diritti e di conseguenza nelle vite delle persone gay, lesbiche e trans del nostro Paese. Questo vuoto non si sospende, non conosce tregua, e miete vittime nel silenzio. Ma soprattutto la denuncia di questo vuoto e le rivendicazioni che da anni la comunità lgbt sostiene non hanno nulla di offensivo né di incompatibile con il tragico momento che l’Emilia sta attraversando".

(foto:repubblica.it)