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IL PRIDE VISTO DALLA MAMMA

Un commento di Paola Dall’Orto dell’Agedo

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A mici di chi è omosessuale

G enitori per le pari opportunità dei figli

E ntusiasti di difendere una giusta causa

D ovunque e comunque

O gni volta che ce n’è bisogno

Al Pride di Milano, indossando magliette bianche con questo slogan, c’eravamo anche noi genitori, con il nostro striscione, coloratissimo, anche se forse po’ poco visibile.

La fatica è stata molta sia per l’organizzazione sia perché fino all’ultimo momento noi genitori siamo rimasti un po’ scoraggiati per il timore di uno scarso afflusso.

Molti di noi non amano sfilare, temono di poter essere etichettati e mal giudicati, altri pensano che una manifestazione di questo tipo non aggiunga nulla al lavoro che già stiamo svolgendo nella società tutta, nelle scuole, nel campo dei media.

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Io stessa, molti anni fa, ebbi qualche problema di perbenismo (ho studiato dalle suore Orsoline) all’idea di portare una bandiera in piazza, di gridare slogan, di ribadire a voce alta le mie richieste.

Ma poi venne l’era del femminismo, con le sue rivendicazioni, spesso un po’ sguaiate, ma necessarissime per la visibilità di noi donne e delle discriminazioni contro di noi, per far sapere alla gente che esisteva un pensiero diverso, ma non per questo condannabile: anzi, quando proprio nessuno ti vuole dare retta, è proprio il momento in cui devi strillare di più, proprio come fanno i bambini. Qualcuno finalmente ti ascolterà, non fosse altro perché gli dai fastidio. Poi piano piano questi strilli diventano parole pronunciate a voce alta, poi diventano una discussione a tavolino ed infine un agire di conseguenza.

Ebbene, qualcuno ha già iniziato a darci retta, ma non quanto è necessario: vorremmo vedere inserito in un vero progetto politico il discorso sulla dignità delle persone, il discorso delle rivendicazioni dei pari diritti per i nostri figli omosessuali, vorremmo che si agisse finalmente sul piano pratico, senza ulteriori rinvii, sulla scia di paesi probabilmente più civili del nostro, affinché finalmente vengano regolamentate le unioni civili per tutti, senza ingiurie e violenze verbali che purtroppo sterili non sono.

Occorre capire che la solidarietà sociale, oltre ad essere un altissimo valore umano, rappresenta anche un vantaggio economico per lo Stato: se sto male ed ho un compagno o una compagna che mi stanno accanto, questa "assistenza" farà certamente diminuire la necessità di essere soccorsi col denaro pubblico.

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Questo è solo un esempio pratico, mentre ancora più importante e determinante è il discorso sull’equilibrio individuale e sociale: chi sa di non essere solo/a e sa di poter fare affidamento su qualcuno, soprattutto se gli è caro, lo acquisisce e lo comunica indirettamente ad ogni sua azione ed al tessuto sociale in generale che ne acquisterà sicuramente dei vantaggi, anche se visibili solo a lungo termine.

Durante la "festa" del 23 giugno a Milano, ho capito l’importanza che l’appoggio della famiglia può rappresentare per ognuno di noi, attraverso lo scroscio interminabile degli applausi ricevuti sul palco. Mi sono talmente commossa che nei miei occhi sono sgorgate alcune lacrime, prontamente trattenute: ho avuto la conferma di cosa vuol dire potere amare non solo una singola persona, ma anche una moltitudine di persone per le quali ti stai dedicando con tutto il cuore.

Grazie per avere in questo modo rinforzato la voglia di agire di noi genitori e per averci rinnovato il coraggio che spesso ci manca nei momenti di sconforto (e ce ne sono tanti quando ti senti solo e non capito!).

Grazie anche a chi con pupo in passeggino e non, ci ha mostrato col forte battito di mani e con parole di incoraggiamento e di conforto, la propria solidarietà e il proprio appoggio.

Grazie all’On. Ombretta Colli, come sempre vicina a noi. Volutamente tralascio le "dimenticanze" ed i rifiuti che suonano come spregio verso una vastissima parte di popolazione che reclama i propri diritti.

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Non ci siamo però sentiti troppo coccolati, durante l’organizzazione, nella nostra civetteria di genitori, convinti ormai per eredità storica di dovere avere molti diritti da parte dei figli – visti i nostri soverchianti doveri – convinti di dovere avere queste coccole anche perché la non più giovane età di molti di noi ci fa sentire il peso del lavoro, le confusioni nell’uso di Internet, l’ansia per la memoria che non ci supporta più.

Siamo già pronti a partecipare anche l’anno venturo purché uno sponsor ci offra un decoroso carretto – va bene anche con cavallino – che ci trascini sotto il sole, lungo le cocenti vie della città, rendendoci ancor più visibili.

Ma ricordiamoci soprattutto che la visibilità di noi genitori dipende esclusivamente dalla visibilità dei nostri figli/e.

Chi romperà per primo il cerchio?

di AGEDO