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Il sì irlandese fa la storia. Il premier Kenny: “Voto pioneristico”

In attesa del risultato definitivo, arrivano le reazioni anche dall’Italia.

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Mentre prosegue lo spoglio dei voti (è terminato a Dublino dove il sì si attesta su uno schiacciante 70 per cento), fioccano le razioni al voto che in Irlanda introduce nella Costituzione il diritto per le coppie gay e lesbiche di sposarsi, come quelle etero.
“Lo dichiaro. Hanno aperto le urne chiave. È un sì. E una valanga a Dublino. E sono così orgoglioso di essere irlandese, oggi” ha twittato il ministro per le Pari Opportunità irlandese Aodhan O’Riordain. Gli ha fatto eco il premier Edna Kenny che ha parlato di “messaggio pioneristico” che l’Irlanda manda oggi al resto del mondo.Il ministro della Salute, Leo Varadkar, ha parlato di “giornata storica” e ha affermato che questo risultati fa dell’Irlanda “un faro” per il resto del mondo in termini di
libertà e uguaglianza. A favore del sì, durante la campagna referendaria, si erano espressi tutti i partiti. Contraria solo la Chiesa Cattolica, che però ha subito i contraccolpi del grosso scandalo pedofilia che ha coinvolto moltissimi suoi esponenti e le ha tolto autorevolezza.
E se l’Irlanda festeggia, non mancano le reazioni anche in Italia dove le prime a parlare sono le associazioni LGBT.

LE REAZIONI DELLE ASSOCIAZIONI LGBT ITALIANE

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“L’Irlanda oggi si scrolla definitivamente di dosso il bigottismo ipocrita della Chiesa cattolica, che per un tempo lunghissimo l’ha tenuta in ostaggio – dichiara il presidente di Arcigay Flavio Romani -. È il successo di un giorno, certo, di quelle straordinarie code di elettori ed elettrici in fila per rendere il proprio Paese un posto migliore, ma è soprattutto il successo di un percorso, relativamente recente e rapido, che ci racconta il colpo di reni di un Paese che al contrario dell’Italia ha davvero deciso di cambiare verso”. E facendo un inevitabile parallelismo con l’Italia, Romani sottolinea che “ancora oggi l’Italia si affanna a sviluppare il dibattito su una proposta di legge parziale e di mediazione, già accantonata altrove, in un percorso a ostacoli di emendamenti farseschi, redatti da chi siede nella stessa maggioranza che firma il testo in discussione”. Per Romani “salta all’occhio un’altra differenza clamorosa tra Italia e Irlanda cioè quella della qualità delle rispettive classi dirigenti: in Irlanda un premier cattolico praticante, espressione di un partito che in Europa aderisce al fronte popolare, alla vigilia delle urne invitava cittadine e cittadini a votare “Sì”. Uno scenario inimmaginabile in Italia, dove il primo ministro è però espressione del Partito socialista europeo”.

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“Dopo il sì del popolo irlandese al matrimonio tra persone dello stesso sesso, diventa più difficile per il governo italiano battere la strada della leggina sulle unioni civili, magari svuotando la proposta Cirinnà, come sperano di fare i cattolici del centrodestra e del centrosinistra – aggiunge Cristina Gramolini, presidente di Arcilesbica -. Mentre scriviamo queste note di gioia per le amiche e gli amici irlandesi, in 100 città d’Italia sta per cominciare la manifestazione omofoba delle Sentinelle in Piedi, che viscidamente dicono di vegliare per il bene anche di chi le contesta. Non è una bella giornata per loro, che veglino pure per l’Irlanda e per tutto l’Occidente che hanno detto addio al clericalismo”.
Per Aurelio Mancuso, presidente di Equality Italia, il voto di oggi dimostra come “alla lunga le campagne d’odio nei confronti delle persone lgbt sono sconfitte dal buon senso popolare”. “In Irlanda moltissimi cattolici hanno votato sì – sottolinea Mancuso-, contraddicendo le pesanti ingerenze dei vescovi che erano schierati per il no. Ancora una volta il popolo di Dio è più saggio rispetto a una gerontocrazia che combatte contro ogni libertà”. “Ora la politica italiana impari la lezione – conclude -e si decida finalmente a esser degno della collettività dei paesi europei più maturi e avanzati. La legge sulle unioni civili deve esser discussa subito e approvata in tempi ragionevoli da tutto il Parlamento”.
“Il primo paese al mondo ad approvare il matrimonio egualitario attraverso un voto popolare è stato un paese cattolico. Allo stesso tempo l’Italia fa ancora fatica ad approvare una legge sulle unioni civili – sottolinea Yuri Guaiana, segretario di Certi Diritti -. Noi riteniamo, con Ayn Rand, che i diritti individuali e i diritti umani non possono essere sottoposti al voto perché la maggioranza non ha il diritto di votare contro i diritti di una minoranza. Ma siccome il sistema irlandese richiedeva un referendum per cambiare la costituzione, ci congratuliamo con gli attivisti irlandesi per l’ottimo lavoro svolto e con il popolo irlandese per la lezione data a tutto il mondo”. “La destra italiana, ma anche la sinistra – conclude -, dovrebbe imparare dalla destra irlandese che ha fatto campagna per il sì capendo che non si può speculare politicamente sui diritti umani e individuali”.

La drag queen Panti Bliss arriva in piazza per festeggiare

La drag queen Panti Bliss arriva in piazza per festeggiare

LA RISPOSTA DELLA POLITICA ITALIANA

Il voto irlandese scatena commenti anche nella classe politica di casa nostra, tutt’altro che compatta sull’agomento, al contrario dei collegi isolani.
“Irlanda: l’Europa dei diritti corre veloce. Per l’Italia ormai il ritardo sulle coppie gay è da giurassico. Diamoci una mossa in parlamento!” ha scritto su Twitter il senatore e sottosegretario agli Esteri, Benedetto Della Vedova, mentre Nichi Vendola (Sel) parla di “Lezione di civiltà”. “Vince la bellezza del diritto di avere diritti, vince l’amore contro i pregiudizi, vince la libertà contro l’oscurantismo” twitta Vendola.
Di tutt’altro avviso Fabrizio Cicchitto, esponente di Area Popolare (Ncd e UDC). “La vittoria del sì in Irlanda – dice – deve essere materia di riflessione per tutti, anche per chi come il sottoscritto, crede nella validità delle unioni civili per una fondamentale ragione di equità e invece non crede al matrimonio gay non per ragioni religiose, ma per ciò che ad esempio il sociologo Recalcati dice a proposito della profonda funzione della madre rispetto ai figli. Tutto ciò al netto della legittimità delle varie scelte di natura affettiva e sessuale”.
Ribadisce il suo no al matrimonio anche Matteo Salvini che intervistato da Telenuovo Padova ha dichiarato: “Rispetto le scelte di vita di chiunque ma sono contrario al matrimonio. Quello vero pretende la presenza di un uomo e una donna. Allora riconosciamogli qualcosa: chiamiamole unioni civili, o qualcosa del genere ma scopiazzare il matrimonio non è giusto”.

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“Che gioia il referendum in Irlanda – twitta, invece, il deputato del Pd Roberto Speraza. -. Prosegue il percorso di affermazione dei diritti civili. Adesso tocca all’Italia”.
“Ora l’Italia si trova davvero da sola, insieme alla Grecia (ma ancora per quanto?) e ad alcuni paesi ex socialisti o ex sovietici – sottolinea il senatore democratico Sergio Lo Giudice -. Uno ad uno, tutti i paesi che avevano adottato le unioni civili le stanno abbandonando per il matrimonio egualitario. In Italia la proposta di un
istituto distinto dal matrimonio ma che riconosca pari diritti sociali e la responsabilità genitoriale congiunta dei due partner ancora trova detrattori in tutti gli schieramenti politici”. “Ma chi si oppone a questa elementare misura di civiltà – continua Lo Giudice – non è solo fuori dall’Europa: è fuori dal nostro tempo, dalla cultura del XXI secolo, dal diritto europeo”.