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IL VALORE DELLA DIVERSITA’

L’assessore alle Politiche sociali dell’Umbria Gaia Grossi interviene a Perugia ad una tavola rotonda promossa da Arcigay sul tema delle differenze. Ricordando lo scout discriminato.

PERUGIA. L’assessore regionale alle Politiche sociali Gaia Grossi non ha dubbi: la diversità è un valore fondamentale del nostro Paese. “Difenderla non vuol dire solo citarla nei comizi elettorali, ma promuoverla con politiche attive e scelte coraggiose.” L’occasione è la tavola rotonda organizzata dall’Arcigay del capoluogo umbro.

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Partendo dal caso di Stefano Bucaioni – il giovane scout perugino discriminato per via del proprio orientamento omosessuale – l’incontro è diventato occasione di confronto sui temi della tolleranza e sulle scelte politiche che la orientano. La rappresentante delle istituzioni umbre ha risposto alle nostre domande senza fare sconti.
Dall’inchiesta che abbiamo realizzato a Perugia dopo che Stefano Bucaioni era stato “sospeso” dalla propria organizzazione degli scout perché si era dichiarato gay, emergeva il profilo di una città estremamente tollerante sulle questioni omosessuali. Secondo lei è un caso?
Credo di no. Non dimentichiamo che Perugia è la città di Sandro Penna ed ha una delle migliori università per stranieri dagli anni Trenta. Differenze e normalità – per usare una nomenclatura fortunatamente superata – qui coabitano senza profondi conflitti. Così come prima non era “strano” vedere per strada una persona di colore in abiti etnici, così adesso non è strano incontrare due ragazzi o due ragazze che si tengono per mano.
Oltre a questo, però, la politica delle amministrazioni locali gioca il suo ruolo nella percezione sociale di determinati fenomeni, non crede?
Sono d’accordo. Infatti, detto che l’apertura di questa città alle questioni della diversità (quindi anche alla diversità omosessuale) è per molti versi di carattere strutturale, rivendico pienamente, come rappresentante del governo regionale, il merito politico dei progressi che stiamo registrando su questo terreno. Le politiche che abbiamo intrapreso hanno spostato la percezione culturale della cittadinanza su questioni delicate come appunto quella dell’omosessualità.
Quale amministrazione, tuttavia, rischierebbe cadute di immagine sulla questione gay?
Il Lazio di Storace. Molti comuni o province amministrate da governi di centro-destra. A Novara non ho registrato prese di posizione delle istituzioni dopo che esponenti della maggioranza di governo avevano dichiarato che i gay sono “portatori di un handicap di natura fisiologica”. Spesso tuttavia non si tratta di discriminazioni eclatanti, ma piuttosto di uno strisciante atteggiamento di diffidenza nei confronti dei cittadini omosessuali. Nei servizi sociali, nel lavoro, nella disponibilità degli uffici pubblici, nel linguaggio. Essere a favore della diversità non significa citarla nei comizi elettorali; significa, al contrario, tutelarla con concrete scelte di governo. Nell’assistenza sanitaria, nella concessione degli alloggi comunali, con l’istituzione del registro delle coppie di fatto, con varie agevolazioni fiscali, cooperando con i nuclei di volontariato dell’Arcigay in campagne sanitarie o sociali, prendendo posizione ufficiale in caso di violazioni di diritti, come appunto il caso di Stefano, ingiustamente allontanato dalla Federazione degli Scout d’Europa.
Con i maggiori poteri concessi alle Regioni dal federalismo (anche su questioni normative) prevedete che il vostro progetto possa realizzarsi compiutamente?
Temo di no, per via di alcuni dati che non dobbiamo trascurare, primo fra tutti quello di carattere finanziario. L’impegno di spesa del governo Berlusconi contiene molte chiacchiere e diverse tabelle. Saltando le chiacchiere, quando si arriva ai dati si vede che il taglio alle finanze di regioni e comuni, già oggi realizzato al 6%, per il biennio 2004-2005 salirà al 21,4%. Questo provocherà una drastica riduzione della quantità e della qualità delle prestazioni sociali erogabili e l’imposizione di scelte drammatiche relative all’individuazione di categorie sociali più bisognose di altre. Si aprirà un conflitto che di fatto porterà i gruppi sociali più forti ad emarginare quelli più deboli. Logica conseguenza di un gruppo di potere che, fra le altre operazioni indegne, ha abolito le insegnanti di sostegno nella scuola pubblica per i bambini portatori di handicap, giudica “incivile” la protesta degli operai di Termini Imerese, bolla di fanatismo il gay-pride e considera non-persone i cittadini extracomunitari. Davanti alla caduta delle più elementari garanzie per il nostro futuro, anche il “diverso” rappresentato, ad esempio, da una coppia omosessuale che chiede l’assegnazione di un alloggio pubblico sarà giudicato socialmente inaccettabile e, nonostante tutte le libertà formali, sarà fatto oggetto di discriminazione.

di Dario Remigi