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Internet ucciderà il porno gay. E poi lo farà rinascere

Il pubblico e gli esperti di porno gay statunitensi stanno dibattendo sul futuro del settore. Per alcuni, internet rappresenta la fine dell’hard di qualità. Per altri, invece…

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Arrivati al 2012 è legittimo chiedersi in quale direzione si svilupperà il mondo del porno gay nel prossimo futuro. In effetti per un paese come l’Italia una simile riflessione risulta alquanto superflua, visto che da noi il porno gay si è potuto diffondere in maniera capillare solo con l’arrivo di internet, tuttavia in nazioni come gli USA, dove effettivamente il porno gay fa parte del retroterra culturale di una buona fetta di popolazione gay da almeno quarant’anni, il dibattito è quantomai acceso e divide nettamente il pubblico. Da una parte ci sono i disfattisti, per cui internet rappresenta di fatto la tomba del porno gay di qualità, mentre dall’altra ci sono i possibilisti, che ammettono che il porno gay come lo si conosceva sta morendo, sostituito dalle produzioni amatoriali o semiamatoriali, ma sostengono che questo non sarà che il preludio ad una sua prossima resurrezione più al passo coi tempi.

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Alla prima categoria, ad esempio appartiene il noto giornalista e recensore di San Francisco John Karr, che in un recente articolo sostiene che nel prossimo futuro le trame scompariranno completamente dai video hard gay e che i gay porn performers ricorrenti saranno sempre di più e sempre più prolifici. Dal suo punto di vista tutto questo rappresenterebbe un segno del declino del settore, incapace ormai di realizzare prodotti che possono competere con le pietre miliari di qualche hanno fa. Poichè questo commento è arrivato nella recensione del film "Cowboys" della Raging Stallion, uno dei protagonisti, che è anche un noto blogger, ha deciso di ribattere alle sue parole, esponendo la sua tesi da perfetto «possibilista». Stiamo parlando del simpatico Colby Keller, uno degli attori simbolo del porno gay di ultima generazione, che ovviamente è molto presente su internet ed è decisamente prolifico.

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Lui sottoscrive quello che dice John Karr, però vuole spiegare per filo e per segno le ragioni di questa situazione e il perchè, dal suo punto di vista, questo cambiamento non è necessariamente un male. Innanzitutto ammette che realizzare produzioni più «spontanee» e veloci è diventata una necessità, perchè con internet la competizione è spietata, e comunque è proprio internet che ha lanciato i nuovi gay porn performer di culto, e questo spiega perchè proprio loro stanno diventando sempre più presenzialisti. Tuttavia Colby Keller sostiene anche che la funzione delle trame e dei canovacci è diventata del tutto superflua, e non perchè al pubblico interessa solo il sesso, ma perchè, al contrario, nel porno gay non c’è più bisogno di creare trame fittizie per intrigare lo spettattore esigente. Infatti ormai la stragrande maggioranza dei gay porn performers è presente, o perlomeno seguita, su internet, è quotidianamente in contatto con il suo pubblico tramite i social network e di fatto questi spazi contribuiscono a creare il «contorno» alle sue performances sessuali.

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In questo modo, se un gay porn performer si ritrovasse a «recitare», magari con un altro nome e un altro atteggiamento rispetto a quelli con cui è conosciuto su internet, risulterebbe inevitabilmente poco credibile, o addirittura ridicolo. Certo i video che realizzano fantasie continuano ad essere prodotti, e Cowboys della Raging Stallion ne è un buon esempio, così come lo sono le decine di siti specializzati in vari tipi di feticismo, dalla lotta agli abiti eleganti, ma i vari protagonisti non rinunciano mai all’identità con cui si sono fatti conoscere e apprezzare. E questo potrebbe spiegare perchè, piuttosto che imbastire trame e canovacci come accadeva anni fa, oggi si preferisca introdurre i performers attraverso interviste più o meno sincere, e magari mostrare i dietro le quinte delle loro performances. Inoltre c’è da dire che, ormai, amatoriale non è più sinonimo di bassa qualità, e probabilmente anche il pubblico inizia a notarlo.

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Un recente sondaggio del sito Joe Knows Gay Porn, ad esempio, riferisce che il 29 per cento del pubblico preferisce il porno gay amatoriale, e solo cinque anni fa la percentuale era del 19 per cento. Evidentemente i tempi cambiano rapidamente e, probabilmente, dal punto di vista gay c’è anche un desiderio supplementare di sesso reale compiuto da maschi reali. Quel che è certo è che questa nuova dimensione del porno gay, sta lentamente portando a nuovi livelli di emancipazione sessuale, che rendono sempre più sottile il confine fra i gay porn performers e il loro pubblico, che sempre più spesso si espone direttamente su personals, chat erotiche e siti dai risvolti piccanti aperti a tutti.

di Valeriano Elfodiluce