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Interrogazioni alla Camera e al Senato: “Liberate Amina”

Per la liberazione della blogger lesbica siriana, arrestata dalla polizia, si mobilita la rete, le associazioni e alcuni parlamentari italiani tra cui Concia e Perduca. Il 10 sit-in all’ambasciata.

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Si mobilita il web, insieme ad associazioni e parlamentari nel tentativo di salvare Amina Abdallah Araf, la blogger lesbica siriana rapita da tre agenti in borghese ieri.  E mentre su Facebook e Twitter si insegue il tam tam e si moltiplicano gli appelli, i senatori Radicali Marco Perduca e Donatella Poretti hanno presentato un’interrogazione urgente al Presidente del consiglio dei ministri e al ministro degli Esteri "per sapere quali siano le informazioni in possesso del Ministero dato che secondo quanto affermato dalla compagna di Amina (Sandra Bagaria, ndr), la coppia aveva intenzione di passare un periodo di riposo a Roma; quali siano in contatti con le autorità statunitensi volte alla liberazione della blogger (Amina ha la doppia cittadinaza siriana e statunitense, ndr); quali iniziative intenda prendere l’Italia per chiedere l’immediato rilascio di Amina Arraff; più in generale quale siano le decisioni relative al mantenimento di contatti formali con un regime che negli ultimi due mesi ha represso con la forza brutale un pacifico dissenso che si è manifestato con manifestazioni non-violente in tutto il paese per chiedere libertà, diritti e democrazia; se l’Italia si unirà alla richiesta di indagine internazionale per le violazioni del diritto umanitario internazionale che gli Stati uniti e i membri europei del Consiglio di sicurezza stanno preparando".

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Intanto, l’Associazione Certi Diritti e i Radicali Roma hanno promosso un sit-in davanti all’Ambasciata di Siria a Roma per venerdì 10 giugno alle ore 13 per chiedere l’immediata liberazione della giovane attivista e dissidente lesbica.
Alla Camera del Deputati, invece, a portare la questione all’attenzione del governo ci ha pensato la deputata Paola Concia"Questa mattina sono intervenuta in Aula alla Camera dei Deputati sull’arresto/sequestro della blogger lesbica Amina Abdallah Arraf – ha dichiarato l’onorevole del Pd -. Ho chiesto al Governo italiano di impegnarsi per la sua liberazione così come è già accaduto per l’iraniana Sakineh. E’ inaccettabile che il regime siriano possa calpestare in questo modo le libertà e i diritti del suo popolo, un popolo che è sceso in piazza per richiedere, legittimamente, riforme democratiche". Sulla vicenda si mobilita anche Arcigay che "unisce la sua voce a sostegno della liberazione di Amina Abdallah Arraf, eroina della rivolta contro il regime" per "chiedere un intervento immediato da parte della diplomazia italiana e del Ministero degli Esteri volta a fare chiarezza su questa oscura vicenda e ad ottenere al più presto la liberazione di Amina".

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A sostegno della blogger siriana arriva anche la voce di Di’Gay Project. "Ci siamo attivati per incontrare urgentemente, insieme ai rappresentanti di tutte le associazioni glbtqi, l’ambasciatore di Siria Kasan Khaddour – scrive in una nota la presidente Imma Battaglia – per chiedere il massimo impegno delle istituzioni per la liberazione di Amina. L’unica speranza per le persone che rischiano la vita in Paesi che violano i diritti umani è la rete internazionale. Per questo organizzeremo la mobilitazione di tutte le associazioni finché Amina non sarà libera. In occasione di un Pride come questo che mostra una forte vocazione internazionale, é importante che la comunitá lgbtqi alzi la voce, anche con l’aiuto di Lady Gaga come portavoce mondiale. La nostra partecipazione come Dgp al Pride sarà per Amina".
E si fa sentire anche il tam tam sulla Rete. Su Facebook, ad esempio, la pagina "Free Amina Abdallah" ha già più di 10 mila contatti, mentre è da Twitter, per mano della compagna di Amina, Sandra, che è partito l’allarme del rapimento della ragazza e che gli attivisti siriani continuano a scambiarsi informazioni.

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Intanto c’è chi avanza dubbi sulla veridicità dell’intera vicenda. E’ il giornalista Andy Carvin considerato uno dei migliori interpreti di ciò che succede in rete. A far sorgere dubbi a Carvin, come riporta Repubblica.it, sono una serie di elementi compreso il fatto che nessuna delle testate che in queste ore ha tentato di metersi in contatto con la famiglia di Amina c’è riuscito e che neanche quella che dice di essere la sua compagna, e che vive in Canada, l’ha mai vista in viso dal vivo, ma solo in foto. Carvin, comunque, non chiude le porte alla campagna per salvare la ragazza dato che i suoi sono solo dubbi e che in questo momento ci potrebbe essere una donna torturata per il solo fatto di essere lesbica e dissidente.