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IO, COLPEVOLE DI ESSERE GAY

“Vorrei essere normale, per questo cerco di eccellere in tutto. Ma resta la paura della vita.” La Jena non dà compassione: “sappi che passerà – dice – Apriti al mondo”.

Mi guardo sempre più spesso attorno, e capisco che tutto al mondo non è fatto per la persona, ma per la famiglia. E con il termine famiglia intendo la concezione più reazionaria e conservatrice che questo termine evoca, almeno in me, almeno in questo periodo.
Sono un ragazzo di 24 anni emiliano. E’ da tanto, da sempre forse, che penso di essere omosessuale, ma ho ancora paura di questo, ancora non mi accetto. Anche ora mentre scrivo questa mail, provo paura solo a scrivere la parola omosessuale e vedo in essa e in me quasi una contraddizione: io sono il diverso, ma allo stesso tempo sono attratto da chi è come me, “omo” appunto e non “etero”.
Nessuno sa di me. E questo mi provoca un’angoscia incredibile, ma non la forza di aprirmi. Se ci penso non c’è nessuno che conosco del quale ho la sicurezza dell’ accettazione di questo lato della mia personalità. Non la famiglia, non gli amici… Penso al mio futuro, penso alla solitudine. Vedo alcuni amici che sono fidanzati e li invidio. Vedo le persone sole, gli anziani e ho paura. Vorrei, con tutto me stesso, più di ogni altra cosa, essere “normale”. E ho paura. Paura di affrontare la vita.
Non cerco compassione. Voglio soltanto non provare più paura per quello che sono, voglio scacciare questa ansia, questa angoscia che mi porto dentro sempre, giorno e notte, 24 ore su 24. Il mio problema non sono gli altri, il mio problema sono io.
Mi trovo spesso a pensare quanto la mia vita sia esteriormente perfetta ma insoddisfacente: mi sto laureando praticamente in corso (tra l’altro la spinta credo me l’abbia data proprio la mia diversità: ho sempre pensato che fosse necessario a me più che ad ogni altra persona costruirmi una posizione; se non sono accettato per la mia diversità, almeno devo essere accettato, affermandomi per una posizione sociale), faccio sport, tanto, e mi piace (anche se questo aspetto della mia vita ultimamente sta prendendo più una connotazione utilitaristica che di divertimento: devo assolutamente arrivare alla fine della giornata stanco, almeno dormo, nonostante l’ansia che mi porto dentro!), sono impegnato socialmente, civilmente e politicamente nella vita della mia città (forse per gli stessi motivi che mi hanno spinto a proseguire gli studi).
Insomma ho costruito, finora, la mia vita su una rincorsa all’eccellenza, dovuta al fatto che per me, e per tutti quelli nella mia situazione, fosse assolutamente necessario essere meglio degli altri in tutti i campi, dato che ero “peggio” nella mia diversità.
Ma ogni giorno di più mi accorgo che tutto questo non conta. Che tra me e la tranquillità, la serenità, ci sarà sempre la montagna del mio senso di colpa, razionalmente ingiustificato, ma comunque presente; senso di colpa per cosa? Per la mia omosessualità.
Ho pensato, provato, ad avere storie con ragazze, ma non ci riesco. Va contro la mia natura e aumenta il mio disagio, anche per il fatto che starei consapevolmente usando delle persone.
Ho pensato, provato, ad avere storie con ragazzi, clandestinamente. Forse sono stati più che altro incontri sessuali, non so. Ma anche di questo ho avuto paura. E mi hanno provocato tanti sensi di colpa e ogni volta mi sentivo “schifato” dalla mia persona.
Ho pensato, solo pensato, di suicidarmi. Non credo di averne il coraggio, ma il pensiero c’è, è presente. Credo possa anche essere un fatto destabilizzante per chi mi è attorno. Potrebbe aiutare a capire la mia situazione e quella di tutti quelli come me. Ma a che prezzo? Non penso che lo farò mai, anche se oggi mi pare l’unica via d’uscita dignitosa da tutti questi “problemi”.
Ho pensato anche di andare da uno psicologo, ma anche qui ci sono troppi problemi: anche se non la penso così, tutt’oggi molto spesso si identifica chi va dallo psicologo come “matto”, anche se a dire il vero, forse lo sono; poi ho paura, dovrei comunque confrontarmi con una persona, che sebbene abbia il segreto professionale, non so come la pensa nel merito; non ultimo, vi è anche un problema economico: non sono ancora autosufficiente da questo punto di vista, e andare dallo psicologo, costa.
Non so bene quale sia il senso di questa lettera. Ma tutto quello che ti ho detto, l’ho detto con il cuore in mano, con sincerità e piena onestà intellettuale. Ripeto: non cerco compassione, nel senso che non cerco di “fare pena”, né compassione nel senso di condivisione dello stato d’animo che credo sia impossibile da raggiungere. E’ difficile dare consigli, impossibile direi. Bisogna mettersi nei panni di qualcun’altro e questo è impossibile.
Io voglio solo vivere serenamente. Non voglio sopravvivere.
Scusa e grazie per lo sfogo.
Ciao

Carissimo amico, hai ragione. E’ molto difficile dare consigli, mettersi nei panni di qualcun’altro, ma io ci provo. E sai perché? perché spesso sono situazioni che ho già provato sulla mia pelle, o che qualcuno molto vicino a me a vissuto e quindi, magari è un po’ più facile dare.
Non ho pensato nemmeno per un attimo che tu facessi pena, e perché mai? credi che la vita di tanti altri, le scelte fatte, siano state facili? No caro mio, per nessuno! Ma hai assolutamente ragione, solo un consiglio si può dare. Non si sa mai quello che uno prova veramente. L’unica cosa di cui sono certo, assolutamente certo è che questa tua situazione di disagio, di confusione e di tristezza passerà! credimi, passerà. Adesso tutto sembra nero, odioso e incomprensibile ma così non è. Non so spiegarti come e perché, ma tutto quello che si fa, lo si fa per un motivo. Meglio quando i comportamenti non sono distruttivi ma (anche se solo per disperazione!…) costruttivi. Il tuo studiare, fare sport ecc ecc va benissimo. Sono cose che poi ti ritroverai nella vita che, quasi inconsapevolmente, ti stai costruendo. Sono anche sicuro che il pensiero del suicidio, sia solo un brutto flash che ti si illumini nella mente nei momenti peggiori, ma sei troppo intelligente per guardare verso quella parte.
Certo il fatto che tu non abbia ancora trovato la forza di condividere con altri (amici, famiglia..) i tuoi pensieri, il tuo vero essere, non aiuta. E’ possibile che non esista una persona vicino a te degna di sapere chi sei veramente? ammesso che non lo abbia già capito qualcuno e che per rispetto nei tuoi confronti non faccia domande ma attenda… Guarda che il fatto che tu abbia scritto a me, emerito sconosciuto, già è un passo avanti! Lo scrivere “Io sono gay” è la tua prima battaglia vinta.
Io non sono stipendiato dall’Associazione Psicoterapeuti Italiani, ma ancora una volta deve prendere le loro parti: basta con questo luogo comune secondo il quale se uno va in analisi è pazzo!! Se così fosse allora hai scritto la tua lettera ad un pazzo… oh oh forse non hai proprio tutti i torti… A parte gli scherzi l’analisi può essere una buona soluzione, non l’unica, non obbligatoria, non miracolosa, ma aiuta a fare chiarezza in noi stessi e soprattutto nei rapporti con altri.
E’ chiaro che se non ci amiamo noi, non ci rispettiamo noi, come si può pretendere che questo avvenga dall’esterno!? Il tuo senso di colpa? tranquillo è nel DNA di molti noi, ma ci si può lavorare! Capisco la tua voglia di “normalità” che io chiamerei piuttosto serenità, tranquillità. Ma è assolutamente necessario che tu faccia un piccolo sforzo. Devi avere un po’ più di coraggio, devi alzare la testa… insomma come dico spesso… devi tirar fuori le palle!! Usa la stessa energia che usi nello studio e nello sport per aprirti al mondo. Questo non vuol dire che tu debba dichiararti gay a tutti. Se non sei pronto non lo fare. Ma parlare con la gente che ti sta intorno si, quello fallo! Non ti chiudere, non dare per scontato che nessuno possa capirti. Affronta gli argomenti più vari, senti le opinioni degli altri, ascolta, ascolta, ascolta… e vedrai che percepirai, capterai anche sensazioni positive da qualcuno. Lo so, detto così fa molto new age dei poveri, ma può essere una soluzione. Ad un certo punto deciderai “si, lui (o lei) mi piace, voglio parlargli di me…” e improvvisamente sarai come un fiume in piena. Sarà difficile fermarti, “spegnerti”! Avrai voglia di raccontarti e di confrontarti. E sarà proprio in quel momento, amico, che comincerà la tua nuova, la tua vera vita!
Auguroni!
Fabio

di Fabio Canino