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Iraq: escalation di attacchi e violenze contro i gay

Nell’Iraq “liberato” da americani e britannici per i fondamentalisti religiosi ammazzare gli omosessuali è cosa giusta e onorevole. Tanti gay cercano rifugio all’estero per sfuggire alla mattanza.

BAGHDAD – Nel “democratico” Iraq post-Saddam si va registrando un numero sempre maggiore di attacchi e violenze ai danni di omosessuali. Secondo il settimanale inglese The Observer ci sono sempre più prove che la milizia sciita più radicale stia conducendo una crescente e violenta offensiva contro gli “immorali” omosessuali. Negli ultimi mesi sono sempre di più i casi di attacchi contro persone anche solo sospettate di praticare la sodomia, perfino contro minorenni che sarebbero stati costretti a prostituirsi da bande di criminali o come estremo espediente per cercare qualche soldo da portare in famiglia. Della situazione, sempre più grave, si era già occupata pochi mesi fa anche la BBC e oggi il crescente numero di profughi che riescono a fuggire e che chiedono asilo per questi motivi in Gran Bretagna è un ulteriore indicatore della situazione drammatica che si sta vivendo in quel paese, che secondo gli strampalati piani strategici di Bush e alleati una volta liberato dal dittatore Saddam avrebbe dovuto sbocciare come fiore democratico che servisse da luminoso esempio all’interno del mondo arabo.
Purtroppo, nonostante le elezioni di un governo di rappresentanza delle varie etnie, il paese è teatro di violenze quotidiane e la guerra civile per qualcuno è imminente, per molti altri è già iniziata. In questo contesto i fanatici religiosi rappresentanti l’Islam più fondamentalista e intollerante possono compiere impunemente i loro delitti omofobi, in parte appunto grazie al caos generalizzato e in parte perché l’omosessualità è ancora vista come una cosa così immorale da fare ritenere “onorevole” l’omicidio di un omosessuale. Non aiuta certo che l’articolo 111 del Codice Penale iracheno escluda ogni protezione, anche in caso di omicidio, contro coloro che agirebbero contro l’Islam, ovvero in questo caso i gay. L’Observer riferisce di aver visionato fotografie di gay iracheni condannati a morte, in attesa di essere fucilati. In un’altra due uomini, sospettati di avere una relazione, sono bendati e con un fucile già puntato alla loro testa. Un’altra immagine, ottenuta tramite un telefono cellulare, mostra un gay percosso a morte e un’altra ancora il suo corpo trascinato per una strada dopo la sua esecuzione. Poi c’è il caso di Karar Oda, un trentottenne di Sadr City di cui una foto ritrae il corpo: era stato fatto sparire dalle brigate Badr, l’informale ala armata del Consiglio Supremo della Rivoluzione Islamica in Iraq, il gruppo sciita che ha la più alta rappresentanza numerica in parlamento. Alla famiglia il ministero dell’Interno aveva comunicato che l’uomo meritava di essere arrestato in quanto colpevole del reato immorale di omosessualità. I suoi resti, bruciati e mutilati, sono stati ritrovati una decina di giorni dopo. L’organizzazione di gay rifugiati a Londra riferisce di aver perso negli ultimi tempi i contatti con la metà dei propri collegamenti sul posto in Iraq.
(Roberto Taddeucci)