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KERRY: COI GAY MA NON TROPPO

Il probabile candidato democratico alla Casa Bianca vanta un passato al fianco dei gruppi omosessuali. Eppure non si oppone a un emendamento che vieti i matrimoni gay. Scusi, me la spiega…?

«Credo e ho combattuto per il principio secondo cui dobbiamo garantire i diritti fondamentali delle coppie gay e lesbiche, dall’eredità ai benefici sanitari. Credo che la risposta giusta siano le unioni civili. Mi oppongo al matrimonio gay e sono in disaccordo con la decisione della Corte del Massachusetts». John Kerry, il più probabile avversario di Bush nella corsa alla Casa Bianca, non sembra aver posizioni particolarmente liberali nei confronti delle politiche glbt. Eppure…
Eppure il candidato democratico in passato ha partecipato a campagne in difesa di gay e lesbiche; nel 1998, parlando alla cena annuale della Human Rights Campaign, una delle più attive associazioni per i diritti gay negli USA, incoraggiava i presenti «a far abbassare lo sguardo a coloro che vogliono farvi vivere nella paura e a dichiarare fieramente che non vivrete in un paese dove il pregiudizio privato mina la legge pubblica». Non solo, sul sito di Kerry, nell’elenco degli argomenti su cui il Senatore democratico del Massachusetts si è espresso, ci sono anche le tematiche omosessuali, e nell’elenco dei gruppi che lo sostengono, appare anche una comunità glbt. Questo mentre una ricerca con le parole “gay” o “homosexual” nel sito www.georgewbush.com non produce alcun risultato reale.

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Insomma, nonostante non si possa dire che stia combattendo fianco a fianco con il sindaco di San Francisco a favore del matrimonio omosessuale, forse il candidato dei gay e delle lesbiche americane sarà comunque lui, John Kerry. Nato nel 1943 in un ospedale militare, dove il padre aviere era ricoverato, Kerry, avvocato e senatore dal 1984, è cresciuto nel suo amato Massachusetts con una educazione cattolica. E continua a essere un membro attivo della chiesa Cattolica…
La sua fede non gli impedisce, come dicevamo, di prendere le difese dei gay in più occasioni, come quando nel giugno 2003,
salutò favorevolmente la sentenza che definisce la Sodomy Law del Texas incostituzionale. O come quando fu uno dei 14 senatori a opporsi al Defense of Marriage Act che sanciva la priorità del matrimonio eterosessuale tradizionale sulle altre forme di famiglia. O come quando nel 1985 propose una legge contro la discriminazione per orientamento sessuale.
Nella sua politica, Kerry include tra le priorità la lotta ai crimini per odio che minacciano tutte le minoranze, il sostegno della ricerca su Hiv e Aids, e la protezione delle famiglie omosessuali con il sostegno per le unioni civili.
Ma Kerry, che ha combattuto in Vietnam, da dove è tornato per diventare un attivista pacifista della Vietnam Veterans Against the War, è anche un fermo opppositore della politica, inaugurata da Bill Clinton, del “don’t ask, don’t tell” che ammette la presenza di omosessuali nelle forze armate purché tengano nascosto il loro orientamento sessuale. Per questo, è stato uno dei pochi senatori a testimoniare nella Commissione Forze Armate del Senato e a chiedere al Presidente di togliere il divieto a gay e lesbiche di servire nell’esercito.

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Queste ed altre posizioni assunte da Kerry, gli hanno valso la sintetica definizione di “liberale del Massachusetts”. Una definizione che egli stesso non ama, e che si sforza in tutti i modi di stemperare. Forse per questo motivo mantiene una posizione ambigua in merito alla pena di morte: «Se qualcuno uccidesse qualcuno della mia famiglia, vorrei strangolare quel figlio di puttana con le mie stesse mani – dice – ma non mi piace che lo Stato sia coinvolto in omicidi autorizzati». Un discorso a parte per i terroristi, la cui esecuzione sarebbe una “questione di guerra”.
Chissà che proprio l’esigenza di non apparire troppo liberale sia all’origine della sua opposizione al matrimonio gay. Durante una trasmissione radiofonica, l’intervistatrice ha chiesto pochi giorni fa al senatore democratico se avrebbe sostenuto un emendamento costituzionale che vietasse il matrimonio tra persone dello stesso sesso. Kerry ha ribadito di essere favorevole alle unioni civili, e che potrebbe appoggiare l’emendamento solo nel caso che la forma con cui l’emendamento è scritto lasci spazio a queste. Secondo kerry, la questione sta nel fatto che il termine “matrimonio” ha una connotazione religiosa: «penso che il matrimonio sia sotto una chiesa, tra un uomo e una donna, e penso che ci sia un significato separato per questo».