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L’ARCOBALENO NEL SIMBOLO

Elezioni 2006. Alfonso Pecoraro Scanio spiega l’impegno dei Verdi per i Pacs: serve più forza per imporli alla coalizione. E sulla reazione della Rosa nel Pugno: puro atto propagandistico.

ROMA – Aprile si avvicina e con esso le elezioni politiche. Gay.it continua le interviste a candidati ed esponenti dei partiti di entrambi gli schieramenti per offrire alla comunità LGBT italiana il punto di vista di coloro che si candidano a governare, prendendo decisioni e varando leggi che avranno effetti diretti sulla nostra vita. Dopo Katia Bellillo dei Comunisti Italiani è adesso la volta di Alfonso Pecoraro Scanio, presidente dei Verdi.
Onorevole, andiamo subito al sodo: perché una persona gay, lesbica o transessuale dovrebbe votare per il suo partito?

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Come Verdi vogliamo continuare a fare in Italia quello che i Verdi fanno in Europa e nel mondo. Siamo l’unico partito favorevole, da sempre, al pieno riconoscimento dei diritti di gay e lesbiche come cittadini, al di là di ogni discriminazione. I Verdi sono l’unica forza politica che non deve fare una svolta per sostenere i diritti delle coppie omosessuali, perché se ne sono fatti garanti, tant’è che le principali risoluzioni a livello di parlamento europeo hanno i Verdi come primi firmatari. Anche in Italia noi questa battaglia la facciamo, al contrario di altri, dai primi governi del centro-sinistra, magari attaccati da altri che adesso, per fortuna, ci danno ragione.
Come mai il riconoscimento delle coppie di fatto, non è stato fatto nell’ultimo governo di centro-sinistra?
Perché i Verdi erano troppo deboli per imporlo e la comunità gay e lesbica non si è mai prodigata a sufficienza per darci abbastanza forza.
Non c’era nessun altro nella coalizione di governo a sostenervi su questi temi?
Assolutamente no…
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Non c’era nessun altro nella coalizione di governo a sostenervi su questi temi?
Assolutamente no, almeno non con la nostra convinzione. A parole molti sono favorevoli ma non la considerano una priorità. Per noi era ed è una priorità, infatti l’unico progetto di legge che in qualche modo faceva passi avanti nella lotta contro le discriminazioni portava il nome di una nostra ministra, che era Laura Balbo. Passò in consiglio dei ministri ma poi fu boicottato dai nostri alleati.
Nel Programma dell’Unione la formulazione finale sul tema delle unioni civili ha lasciato a tanti l’amaro in bocca. Come sono andate le cose?
Ai tavoli dell’Unione si rischiava di non avere nessun riferimento alle unioni civili. Era questo che si voleva soprattutto da parte di Margherita e Udeur. La subordinata era di metterci qualcosa di più avanzato ma con la premessa della libertà di coscienza, il che significava che guarda caso solo sul problema dell’ampliamento dei diritti alle convivenze ci sarebbe stata una libertà di coscienza, il che ovviamente non significava nulla. Quello che è stato scritto, per quanto insoddisfacente, ci consente per esempio di presentare su questo tema ad inizio legislatura una proposta di legge più avanzata, chiedendo che siano riconosciute a pieno titolo quelle unioni civili che abbiano la caratteristica del riconoscimento di un rapporto stabile e dei diritti alla coppia, non ai singoli. Poiché nel programma dell’Unione si parla di riconoscimento a tutti i conviventi in unioni di fatto questo non esclude che questo riconoscimento avvenga attraverso il riconoscimento del diritto della coppia. Perché è ovvio che se si intende riconoscere i diritti dei conviventi, quale modo più trasparente e lineare di riconoscerli direttamente alla coppia? Quella che viene letta, dalla Margherita per essere chiaro, come una cosa che al massimo può consentire quello, per noi è il minimo e quindi deve portare a riconoscere i patti di convivenza.
Ci può dire di più su questa proposta di legge che vorreste presentare come Verdi?
Partiremo ovviamente dalla proposta di legge sui Pacs già esistente ma vorremmo anche andare oltre. Abbiamo chiesto ai nostri candidati che hanno sempre seguito i diritti civili di modulare una proposta consultando anche i movimenti, per cercare di renderla più avanzata. La nostra vuole essere una proposta più ampia che riguardi non solo i Pacs, ma una vera e propria iniziativa che porti l’Italia all’avanguardia, introducendo ad esempio il diritto d’asilo per tutte le motivazioni legate all’orientamento sessuale.
E se la Margherita su queste questioni porrà dei “veti”?
Beh, potremmo porne anche noi su altri temi. Penso al finanziamento sulla scuola privata. Nel senso che o si fa un discorso volto all’ampliamento dei diritti oppure se la Margherita chiede che si mantengano alcuni finanziamenti alla scuola privata noi chiederemo che ci siano i Pacs. Mi pare fondamentale che nel programma dell’Unione finalmente si stabilisca la centralità della scuola pubblica.
La recente rilevazione di Gay.it sembra aver evidenziato che molti hanno apprezzato il comportamento tenuto dagli esponenti della Rosa nel Pugno che, vedendo il compromesso insoddisfacente a cui si stava giungendo su quanto scrivere nel programma, si sono alzati dal tavolo delle trattative e se ne sono andati…

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La Rosa nel Pugno è uscita e poi dieci giorni dopo è andata a firmare esattamente lo stesso programma. Se ci alzavamo e ce ne andavamo anche noi semplicemente veniva tolto il punto sulle unioni civili e nel programma dell’Unione non ci sarebbe stato nessun riferimento, nemmeno al riconoscimento dei diritti dei conviventi. Quello della Rosa nel Pugno è stato un atto propagandistico, non di sostanza. Magari nel breve periodo queste cose possono anche premiare ma francamente non è stata una scelta utile al movimento gay, perché il programma, se noi non avessimo invece chiuso, sarebbe stato esattamente come quello dell’altra volta, cioè non ci sarebbe stato nulla di scritto. A noi interessa davvero ottenere i Pacs, non qualche voto in più sul proporzionale e non avere poi nulla da rivendicare nella prossima legislatura. D’altra parte la cosa sorprendente è che quando stavano col centro-destra erano più impegnati a sostenere la guerra in Iraq o a sostegno di politiche iperliberiste o per favorire il diritto di licenziamento o per gli Ogm. Non li abbiamo mai visti all’opera nel centro-destra per sostenere i Pacs. Non mi pare che la credibilità sia data dal fatto che una volta fai uno show quando poi non hanno fatto nulla negli anni in cui erano stati praticamente anche nelle alleanze con Berlusconi. Noi invece quella stessa battaglia l’abbiamo sempre fatta all’interno del centro-sinistra. Capisco anche la delusione di molti gay, però il problema è di vedere cosa si vuole: un po’ di pagine sui giornali o aprire un varco nel programma dell’Unione dentro il quale mettere i Pacs? Noi la nostra proposta sui Pacs la presenteremo comunque come Verdi nella prossima legislatura. Oggi avendo almeno il riconoscimento dei diritti a tutti i conviventi possiamo fare in modo che quel diritto diventi il riconoscimento delle coppie di fatto. Dispiace che su una materia così delicata si sia fatta solo propaganda.
Quali sono gli aspetti di queste possibili innovazioni legislative che proprio non vanno giù alla Margherita di Francesco Rutelli?
Il principio della volontarietà e dell’intenzionalità è stato inserito perché io in particolare ho molto insistito. Loro vorrebbero semplicemente riconoscere dei diritti individuali, ma il principio che due persone scelgano volontariamente di voler convivere, e dunque che non si tratti semplicemente di una circostanza, è una cosa che viene considerata… come posso dire… insopportabile? Secondo me è una posizione retriva, nel senso che si presuppone che qualunque convivenza metterebbe in discussione la famiglia così come prevista dalla Costituzione. La cosa preoccupante è che è un approccio totalmente ideologico. Invece noi diciamo che, senza nulla togliere alla famiglia tradizionale, si vuole riconoscere un ulteriore diritto a chi non ne ha.
Come valuta la candidatura “blindata” di Vladimir Luxuria (vedi intervista) in Rifondazione Comunista?
Secondo me è una buona candidatura. Ritengo che sia un modo per rendere più esplicito agli italiani quello che spesso invece ci si vuole nascondere. Esistono tante differenze che fanno parte della ricchezza di un popolo. Noi come Verdi abbiamo avuto come candidata in diverse circostanze Marcella Di Folco, adesso è ricandidata al Senato in Emilia Romagna quindi a noi non sembra una cosa strana, però mi rendo conto che per Rifondazione è stata una scelta innovativa.
Chi sono i vostri candidati esponenti della comunità LGBT?
C’è Gianpaolo Silvestri, che è uno dei fondatori di Arcigay e che è candidato al Senato il Lombardia. A Roma è candidato l’editore Fabio Croce, certamente noto ai lettori gay. Di Marcella Di Folco, del MIT Movimento Italiano Transessuali, ho già detto. Senza dimenticare che io sono l’unico segretario e capolista di partito che ha tessera dell’Arcigay. Per noi queste battaglie sono direi un dovere naturale.
Se vincete le elezioni non rischiate su certi temi di sfiorare la crisi di governo sin dall’inizio?
Come Verdi siamo estremamente leali alla coalizione ma rigorosi nel rispetto dei programmi e degli accordi e credo che abbiamo una caratteristica unica tra le forze politiche, nel senso che non abbiamo mai fatto cadere un governo ma al tempo stesso non abbiamo fatto sconti sui temi. Credo di averlo dimostrato bene quando ero Ministro delle politiche agricole sul tema degli OGM, tema sul quale non c’era una posizione unitaria. Io mi batterò per ottenere i Pacs cosi come allora mi sono battuto per lasciare l’Italia OGM-free. I Verdi si batteranno per ottenere i Pacs, per mantenere il cibo senza OGM e non al servizio delle multinazionali, e per la pace, quindi col ritiro immediato delle truppe italiane dall’Iraq. Per noi la bandiera arcobaleno che è nel nostro simbolo ha veramente un doppio significato. Un gay certo non vota solo per i Pacs ma sa che, al di là delle dichiarazioni estemporanee, i Verdi sono gli unici che queste battaglie le fanno insieme. Aggiungendo a questo anche il nostro impegno per più posti di lavoro e meno precariato, per avere pace e non guerra, e per il mangiar sano. Ma solo i voti possono darci la capacità di imporre queste scelte.
Il sito internet di Alfonso Pecoraro Scanio: www.pecoraroscanio.it
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