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La Cei all’attacco della sentenza di Grosseto: “Uno strappo”

I vescovi ancora contro il matrimonio gay. Il procuratore Verusio impugnerà la sentenza.

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Il giorno dopo la storica sentenza del tribunale di Grosseto, che ha dato il via libera alla trascrizione nei registri di stato civile del comune maremmano del matrimonio di una coppia gay celebrato a New York, parte l’offensiva nel tentativo di bloccare quello che ormai, in un contesto europeo, pare un cammino inevitabile.
Se da un lato le associazioni e i gruppi che si occupano dei diritti delle persone lgbt hanno reagito entusiasticamente e il comune di Grosseto ha accettato la pronuncia del giudice, è di oggi la notizia che il procuratore capo di Grosseto, Francesco Verusio, impugnerà la sentenza. Dal canto suo, anche la Conferenza Episcopale Italiana ha avuto una reazione molto forte parlando di “strappo” e di “pericolosa fuga in avanti”. I vescovi italiani hanno tenuto a precisare che, secondo la loro visione, “il matrimonio è solo quello tra un uomo e una donna”.

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“Con tale decisione – dice la Cei – rischia di essere travolto uno dei pilastri fondamentali dell’istituto matrimoniale, radicato nella nostra tradizione culturale, riconosciuto e garantito nel nostro ordinamento costituzionale. Il matrimonio è l’unione tra un uomo e una donna, che in forma pubblica si uniscono stabilmente, con un’apertura alla vita e all’educazione dei figli”.
Di tutt’altro avviso le associazioni di cui a meno di 24 ore dalla sentenza arrivano le reazioni. Secondo il presidente nazionale di Arcigay Flavio Romani, infatti, a sentenza di Grosseto “può aprire una fase nuova nel dibattito sul tema”. “Ora la palla passa da un lato al Parlamento – esorta Romani -, destinatario dell’ennesimo richiamo implicito per il vuoto legislativo sul tema, e dall’altro ai sindaci dei Comuni italiani, per i quali si apre uno spiraglio importante per praticare, e non solo rivendicare, l’uguaglianza tra tutti i cittadini e le cittadine nei loro territori”.

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“Il traguardo per noi resta il riconoscimento della piena uguaglianza delle persone gay, lesbiche e trans – conclude Romani -: l’auspicio allora è che si acceleri il dibattito parlamentare sulle unioni tra persone dello stesso sesso, ponendo come obiettivo non trattabile l’estensione del matrimonio civile a tutte le coppie, omosessuali ed eterosessuali, evitando leggi pasticcio che richiedano l’intervento correttivo delle Supreme Corti, iter anomalo e tuttavia molto ricorrente”.
Sulla stessa linea il Circolo Mario Mieli di Roma secondo cui la sentenza conferma che “il matrimonio tra persone dello stesso sesso non è incostituzionale”. “Questo è un passo fondamentale verso il pieno riconoscimento dei diritti civili – afferma in una nota Andrea Maccarrone, presidente del Mieli – e sconfessa definitivamente una classe politica retriva che non ha saputo tenersi al passo coi tempi e che ha operato in maniera ideologica non rispettando i desideri, le istanze di migliaia di cittadine e cittadini che chiedevano parità e dignità dei loro affetti e delle loro relazioni”.

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E lo stesso sindaco di Grosseto Emilio Bonifazi fa appello al parlamento perché intervenga prima possibile su questo tema ormai non più rinviabile. “Finalmente arrivano indicazioni chiare ed inequivocabili sulle modalità alle quali gli ufficiali di stato civile devono attenersi di fronte a richieste come quella formulata da Giuseppe e Stefano – ha dichiarato Bonifazi -. D’altra parte n on spetta ai singoli Comuni ma allo Stato emanare norme precise in materia. L’auspicio è che il Parlamento italiano arrivi presto ad una legge nazionale che possa finalmente fare chiarezza”. Ieri Sergio Lo Giudice e Franco Grillini avevano parlato di “sentenza storica”.