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LA CHIESA CI HA FATTO LA NOTA

La CEI ha promulgato la famosa nota contro i DiCo attesa da settimane. Tempi duri per i politici cattolici che, secondo il documento, non possono non votare come Papa comanda.

Voluto da Papa Ratzinger, annunciato da Camillo Ruini, realizzato da Angelo Bagnasco, vescovo che guida da poche settimane la Cei, la Conferenza Episcopale Italiana: si tratta della Nota pastorale che promette di fare chiarezza una volta per tutte sul pensiero della Chiesa riguardo i DiCo, il disegno di legge sui diritti e doveri delle coppie conviventi, che prevede tutele per le coppie di fatto etero ed omosessuali.
La Nota promulgata oggi fa riferimento ad altri documenti diffusi nel 2002 e 2003 che sono figli delle intenzioni dell’attuale Papa, allora a capo della Congregazione vaticana per la Dottrina della fede, e intendevano vincolare i parlamentari alle indicazioni della Chiesa.

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Il documento della Cei ricalca quel solco e si rivolge direttamente ai politici che si professano cattolici: «Sarebbe incoerente quel cristiano che sostenesse la legalizzazione delle unioni di fatto» si legge nel testo. Qualsiasi legge che disciplini le coppie non sposate è «inaccettabile sul piano di principio, pericolosa sul piano sociale ed educativo; avrebbe effetti deleteri sulla famiglia». E sulle coppie gay i vescovi italiani non ci vanno leggeri, in quanto ritengono che i parlamentari hanno il «dovere morale di esprimere chiaramente e pubblicamente il suo disaccordo e votare contro qualsiasi progetto di legge che possa dare un riconoscimento alle unioni gay».
La visione sull’amore omosessuale è sconfortante, infatti la nota parla con toni pessimistici e offensivi delle coppie GLBT: «Un problema ancor più grave sarebbe rappresentato dalla legalizzazione delle unioni di persone dello stesso sesso, perché, in questo caso, si negherebbe la differenza sessuale, che è insuperabile». Si ribadisce a chiare lettere quindi, l’assoluta superiorità dell’amore eterosessuale e si fa riferimento all’ipocrita scusa di una possibile confusione nel caso si tutelassero le persone dello stesso sesso che volessero condividere una vita insieme. La Chiesa non può tollerare che lo Stato tuteli anche questi amori ritenuti da Papa Ratzinger «deboli e deviati».
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Nessuna sorpresa comunque, Bagnasco l’aveva annunciato giorni fa, quando bollò il ddl sui DiCo come «inaccettabile sul piano dei principi, ma anche pericoloso sul piano sociale ed educativo». Nessuno spazio al dialogo, perché l’unico modello eticamente e socialmente accettabile per la Chiesa è quello del matrimonio tra un uomo e una donna, la sola famiglia che Dio, all’atto della sua Creazione ha previsto. La Cei rimarca quindi la sua visione della società, fingendo di non vedere o non rendendosi conto, di come la stessa famiglia sia cambiata radicalmente nel corso dei secoli e negli ultimi anni. Qualsiasi sociologo o antropologo infatti può narrare una storia che vede la famiglia diventare poligama, patriarcale, monogama, nucleare, in barba a quanto il Dio interpretato dalla Chiesa cattolica aveva intenzione di promuovere.
La Nota ha toni sereni ma fermi, parla di libertà di coscienza per i politici, ma a scanso di equivoci ricorda che «il diritto non esiste allo scopo di dare forma giuridica a qualsiasi tipo di convivenza», quindi non deve seguire i mutamenti della società e tutelare i cittadini indipendentemente dal loro orientamento sessuale.
La politica

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Benedetto XVI l’aveva annunciato qualche giorno fa, rivolgendosi a quei politici di area cattolica e, indirettamente ispirando il documento della Conferenza Episcopale: «La coscienza cristiana ben formata non permette a nessuno di favorire con il proprio voto l’attuazione di una legge, in cui i contenuti fondamentali della fede e della morale siano sovvertiti dalla presentazione di proposte alternative o contrarie». Più chiaro di così!
La Chiesa parla di leggi da approvare o non approvare, ma non per questo si schiera con una parte politica in particolare: «non abbiamo interessi politici da affermare – affermano i vescovi nella Nota – solo sentiamo il dovere di dare il nostro contributo al bene comune, sollecitati oltretutto dalle richieste di tanti cittadini che si rivolgono a noi». Tre pagine in tutto in cui si chiarisce con parole inequivocabili il comportamento da tenere in sede parlamentare. In un testo del 2003 voluto da Ratzinger, padre di quello attuale, la Chiesa si era già espressa: i parlamentari cattolici non devono confondere l’autonomia personale con principi che prescindano l’insegnamento morale del Vaticano. Come dire, non potete non pensarla come la Chiesa se vi considerate cristiani… e così ogni deputato o senatore che si appresta a votare sui DiCo è ampiamente avvisato.
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