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“La classe” non è acqua ma Palma d’oro

Il francese “Entre les murs” (“La classe”) vince il massimo riconoscimento. Doppietta italiana: Grand Prix a “Gomorra” e Premio della Giuria a “Il divo”. Anno di magra per i film glbt.

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Nell’euforia generale, al momento della consacrazione, ci scappa anche un bacio sulla bocca tra due adolescenti maschi di colore, protagonisti insieme ai loro compagni di scuola della Palma d’Oro 2008, Entre les murs – da noi uscirà col titolo La classe – di Laurent Cantet, apprezzato autore di un cinema impegnato molto attento al sociale (A tempo pieno, Risorse umane). Un po’ a sorpresa, se non si tiene conto che Entre les murs è passato l’ultimo giorno e, quindi, se ne è parlato – bene ma poco – praticamente a giochi fatti. Era dal 1987, la bellezza di 21 anni fa, che la Francia non si aggiudicava la Palma d’Oro: allora toccò a Sotto il sole di Satana di Maurice Pialat.

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L’Italia esce a testa alta con due prestigiosi riconoscimenti: il Grand Prix all’osannato Gomorra di Matteo Garrone e il Premio della Giuria al grottesco Il divo di Paolo Sorrentino, definito da Variety "un capolavoro intensamente politico e selvaggiamente

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inventivo". Anche in questo caso bisogna risalire indietro nel tempo, addirittura al 1972, per trovare due film italiani nel palmarès di Cannes: allora fu una Palma divisa a metà tra La classe operaia va in Paradiso di Elio Petri e Il caso Mattei di Francesco Rosi.

Gli altri premi sono stati assegnati all’insegna di un’equa internazionalità: la regia va in Turchia, al raffinato e "antonioniano" Nuri Bilge Ceylan per Le tre scimmie; la sceneggiatura viene recapitata in Belgio, ai blasonati fratelli Dardenne con Il silenzio di Lorna (ormai a Cannes ogni loro film vince un premio); il riconoscimento come miglior attrice vola in Brasile, a Sandra Corveloni per Linha de passe di Walter Salles e Daniela Thomas mentre è il portoricano Benicio Del Toro nell’arduo ruolo di Che

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Guevara a essere stato scelto all’unanimità tra gli attori. Il momento più commovente della premiazione è stato proprio quando la Thomas ha ritirato il premio al posto della Corveloni che è rimasta in Brasile perché ha appena perso il bambino che aveva in grembo. Due premi speciali alla carriera sono infine andati – quasi un contentino – a Catherine Deneuve e Clint Eastwood.

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Anno di magra, invece, per i film glbt, che nella selezione ufficiale praticamente non si sono visti mentre un curioso trend si diffondeva sullo schermo: il bacio saffico. Oltre a Johansson-Cruz e Bellocci-Longhi, anche Catherine Keener nel ruolo di Adele, moglie del protagonista Caden (Philip Seymour Hoffman vistosamente imbolsito) nella bizzarra opera prima di Charlie Kaufman Synecdoche, New York, lascia il marito rivelandogli la propria omosessualità per fuggire con l’amica Maria.

Al galà dell’Amfar per raccogliere fondi destinati alla lotta contro l’Aids, sembrava si baciassero persino Madonna e Sharon Stone ma un gustoso pettegolezzo ha riportato invece che le superdive si sarebbero malignamente ‘beccate’. Madonna avrebbe chiesto a Sharon: «Ti hanno offerto trecentomila euro per un bacio? Che cheap». La replica della Stone: «E tu che cosa chiedi?». «Non bacio per meno di un milione di dollari!». Sharon indignata: «Che fai?  Mi umili?» .

Di quest’edizione si ricorderà soprattutto il trionfo del cinema italiano – anche gli altri due titoli, il melò Sanguepazzo di Giordana e Il resto della notte di Munzi sull’integrazione rom, presentato alla Quinzaine, sono stati accolti con favore – e la sprintosa presidenza della giuria di un arruffato Sean Penn che spara a zero sugli Oscar e sulla presunta "indegnità" di Variety.

Di solito se Cannes non è molto gay, lo è Venezia (confidiamo nel nuovo Van Sant e in Un giorno perfetto di Ozpetek che dovrebbe essere in concorso). Nella speranza che ci sarà una seconda edizione del Queer Lion.