La genesi diventa una hit omosex in "The Big Gay Musical" - mix10 2BASE 1 - Gay.it Archivio

La genesi diventa una hit omosex in “The Big Gay Musical”

È stato presentato al Festival Mix un ironico musical americano che reinterpreta la Genesi in chiave gay. Il notevole “Howl” con un sorprendente James Franco esce il 27 agosto grazie a Fandango.

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Dio è omosessuale, panciutello e ha un tamarrissimo catenone con una vistosa ‘G’ argentata che sta per ‘God’ ma anche per ‘Gay’. È l’entertainer ma anche il master. Ha creato uno stuolo di angeli polposi per nulla asessuati e, solo dopo, l’uomo etero, “come giardiniere”, e una candida Eva per farlo smettere di accoppiarsi con gli animali. Ovviamente, li caccia subito dal Paradiso con la scusa della mela peccaminosa per rimpiazzarli con la coppia queer composta dagli apollinei Adam e Steve. Siamo in “The Big Gay Musical” di Casper Andreas e Fred M. Caruso, ironica e spigliata musicommedia camp americana presentata al Festival Mix di Milano. Un disimpegnato divertissement teatral-cinematografico che alterna la buffa rappresentazione dello spettacolo off-Broadway “Adam & Steve: Just the Way God Made ‘Em” e alcune esibizioni soliste da cabaret underground con la vita privata dei protagonisti Paul e Eddie (Daniel Robinson e Joey Dudding, assai cinegenici) simili nel fisico palestrato ma caratterialmente piuttosto diversi.

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Paul si dà alle avventure da singolo giro di lenzuola perché è deluso dalle relazioni sentimentali ma in realtà non riesce a sopprimere la sua vena ‘romanticoccolona’ mentre il riflessivo Eddie si trova a disagio coi genitori conservatori a quali vorrebbe dichiarare la propria omosessualità. Ma realtà e rappresentazione si intersecano senza soluzione di continuità – sul palco appaiono due tele-evangelisti oltranzisti che sembrano i genitori di Eddie – fornendo ai protagonisti la chiave d’interpretazione per accettare le proprie contraddizioni e dare corpo e sostanza alla realizzazione di un insopprimibile desiderio amoroso. Una specie di “Naked Boys Singing” in perizoma, un musical liberatorio leggero come una piuma stracolmo di giovani attori attraenti, ideale per un pubblico di giovani/giovanissimi, con un refrain-martello che una volta entrato in testa non esce più, “God loves Gays”. E la conferma che questo cine-genere nato a Hollywood “sostenendo apertamente convenzioni sociali conservatrici e una predilezione quasi omofobica per l’eterosessualità” come spiega Rick Altman, si è trasformato dagli anni ’70, alternando il tradizionalismo con la liberazione sessuale della controcultura hippy (vedasi il fondativo “The Rocky Horror Picture Show”) che si è agganciato all’estetica camp per interpretare musicalmente l’onda inizialmente trasgressiva del modello alternativo queer.

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A tutt’oggi sono molti i pilastri di questo sottogenere cinegay che intreccia inevitabilmente i propri stilemi con quelli teatrali: si pensi a “Priscilla, la regina del deserto” o ai più recenti “Rent” e “Mamma Mia!” e ai televisivi “Glee!” e “Tutti pazzi per amore”.
Se ne parlerà domenica 27 giugno alle 19.30, sempre al Festival Mix, col critico cinematografico Pier Maria Bocchi, autore del saggio “Musical! Sex! – La rappresentazione dei sessi nel Musical hollywoodiano” (edizioni Tuttle) insieme a Monica Rametta, sceneggiatrice di “Tutti pazzi per amore” e alla tele-scout Mara Maionchi, di cui è uscita per Rizzoli l’autobiografia intitolata “Non ho l’età”.
Sarà nelle sale tradizionali grazie a Fandango, dal 27 agosto, il notevole “Howl” (“L’urlo”) di Rob Epstein e Jeffrey Friedman, di cui abbiamo già parlato, ipnotico cineflusso sperimentale che mescola un’intervista immaginaria sull’elaborazione creativa di Allen Ginsberg e l’accurata ricostruzione del processo per oscenità con la prima lettura pubblica alla Six Gallery di San Francisco nel 1955.

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Altro ingrediente sono le animazioni sofisticate di Eric Drooker, amico di Ginsberg, interpretato da un sorprendente James Franco abilissimo nel ricostruire l’eloquio biascicato del sommo poeta beat (ma il cast stellare comprende anche Mary-Louise Parker, Jeff Daniels, David Strathairn, Alessandro Nivola e Aaron Tveit nel ruolo un po’ sacrificato del suo grande amore Peter Orlovsky). Il vero Allen Ginsberg appare solo nell’ultima inquadratura e, tra i brividi, sembra far riecheggiare il vitalistico mantra “Holy!” (“Santo!”) con cui si chiude, speranzosamente, il suo poetico capolavoro.