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La Libia e Facebook, cosa davvero ci interessa?

Scarseggiano gli status dei profili Facebook solidali coi popoli del Nordafrica. C’è più curiosità per gli SMS della Minetti. Ci fu più solidarietà per la moglie di Mike Bongiorno.

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Chi ha frequentato qualche corso di giornalismo sa bene che fanno più notizia 2 morti in Italia che 100 mila vittime in Cina. Una costatazione piuttosto cinica quanto vera. Ma quanto sta accadendo in Libia e nel resto del Nordafrica ha una rilevanza ben più prossima ai nostri interessi ed è forse per questo che da giorni gli organi di informazione più seri (non certo i rotocalchi pseudo giornalistici che affollano i pomeriggi televisivi costantemente e morbosamente avvinti dall’omicidio di Sara Scazzi) stanno dedicando la giusta rilevanza.

Al di là dell’aspetto meramente politico ed economico quello che dovrebbe però toccare le coscienze della gente è l’efferatezza con la quale Gheddafi sta reprimendo sotto i missili dei caccia la rivolta di un popolo arrivato al colmo della sopportazione. È qualcosa di quasi mai visto: il leader di un paese che massacra la sua stessa gente pur di mantenere intatto il potere. Eppure la reazione delle persone qui da noi è più tiepida di quando dovrebbe essere e nulla come Facebook me ne sta dando la prova.

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Il mio campione di riferimento non è certo onnicomprensivo ma moderatamente attendibile avendo quasi 3000 "amici" eppure con rammarico sto notando che a partire dai primi lanci sulle vittime massacrate in Libia e nonostante la tragedia umanitaria che andrà montando con l’andare delle ore la maggior parte degli status continuano a parlare di facezie molto personali svilendo così il potere comunicativo e dirompente che un social network (non a caso la prima cosa che questi stati totalitari hanno cercato di fare all’indomani dello scoppio delle rivolte è stato proprio oscurare la rete) può contribuire a creare quando si tratta di costruire coscienza e conoscenza intorno a fatti così gravi.

Questa osservazione non è una reprimenda nei confronti dell’agenda d’interessi che i proprietari d’un profilo su Facebook debbano avere ma è una costatazione significativa e interessante su cosa per noi è davvero importante e a cosa attribuiamo valore. Forse la mia visione è parziale avendo io una selezione di amicizie più interessata a postare il video di Lady Gaga piuttosto che le foto delle fosse comuni sui lidi libici ma temo che il mio campione sia cautamente rappresentativo di una popolazione nazionale più incuriosita dagli SMS di Minetti e Tommasi che dai fatti tragici di queste ore.

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Con tutto il rispetto che si deve sempre portare ai defunti, ricordo che il povero Mike Bongiorno era morto da appena 5 minuti eppure Facebook era già tutto un necrologio accorato per un personaggio televisivo notissimo, al quale molti potevano anche essere affezionati (per come lo si possa essere per qualcuno che neppure si conosce e che francamente non è certo Luther King) mentre a tutt’oggi, scarseggiano status compassionevoli per un popolo che sta pagando con la vita un condivisibile sentimento di libertà.

di Insy Loan ad alcuni meglio noto come Alessandro Michetti