LA MIA CHIESA SONO I FEDELI - barbero01 - Gay.it Archivio

LA MIA CHIESA SONO I FEDELI

Intervista a don Franco Barbero, ridotto allo stato laicale dal Vaticano perché celebrava unioni gay. “Esse non sono contrarie al volere di Dio – spiega – Bisogna aggiornare la lettura della Bibbia”.

TORINO – Non è passata neppure una settimana da quando la notizia della “scomunica” di don Franco Barbero è trapelata, aprendo una polemica durissima tra ambienti omosessuali e chiesa cattolica, che l’attività del sacerdote di Pinerolo sembra tornata alla normalità – se per normalità può intendersi l’attività ecumenica con i fedeli ed insieme l’interdizione dai sacri uffici, decretata dal cardinale Ratzinger.
Diviso tra Roma e Torino, in contatto continuo con centinaia di fedeli e prelati, l’attività di don Franco – tecnicamente, però, si dovrebbe dire del Signor Franco Barbero – continua nel solco del sacerdozio. Un paradosso, forse, che don Franco chiarisce in questa intervista.
Partiamo proprio da questo. Come può continuare ad essere prete dopo la scomunica del Vaticano?
In modo semplicissimo, continuando il percorso di fede che ho intrapreso quarant’anni fa. Non ho mai avuto dubbi su quale fosse la mia vocazione e non sarà certo un editto del cardinale Ratzinger a mutare ora la mia idea.
Continuerà anche a celebrare le unioni gay?
Naturalmente, fino a quando troverò persone che me lo chiedono. In questi anni sono state moltissime e sempre in numero crescente.
Ma l’amore gay non è contrario agli insegnamenti del nostro Dio?
No, se è amore e non calcolo, interesse, esercizio di altra natura. Non esiste l’amore di prima o di seconda classe, ma l’amore tout-court, che è segno di benevolenza di Dio verso i suoi figli. Il fatto che si creda che l’amore tra persone dello stesso sesso sia sbagliato, peccaminoso, maledetto, è frutto di una concezione distorta della divinità e – mi lasci dire – anche di tanta ignoranza.
La Bibbia, però, non credo che ammetta dubbi su questo. Sodoma e Gomorra non fecero una bella fine. La gerarchia cattolica, poi, si è sempre espressa chiaramente su questo argomento, bollando le relazioni gay come contro natura..
Andiamo con ordine. La gerarchia cattolica, è vero, è contraria alle unioni gay, così come al sacerdozio delle donne e a tante altre questioni. Ma la gerarchia cattolica non è la chiesa, ma solo una parte della chiesa – e neanche la parte più importante. La chiesa – che significa “comunità” – è l’unione dei fedeli nel loro rapporto con Dio e non una macchina burocratica che divide i buoni dai cattivi. In quanto alla bibbia, lei mi porta su un terreno affascinante, ma assai complesso. Sinteticamente posso dire: nel Vecchio Testamento leggiamo più di ottanta volte che Dio grida ai suoi figli “Va’ ed uccidi il tuo nemico”. Ne deduciamo forse che il Dio cristiano ama la guerra, la vendetta, la morte? La bibbia, se presa alla lettera, ci condurrebbe alla barbarie o comunque a qualcosa di molto distante dai valori di tolleranza, di laicità, di parità fra i sessi, di solidarietà che oggi sono patrimonio della nostra società. Anche il discorso sull’omosessualità, quindi, deve essere ripreso ed aggiornato su queste basi.
Basi ermeneutiche, sembrerebbe di capire.
Esattamente. La grande svolta ermeneutica che c’è stata in filosofia nel corso del Novecento deve essere applicata anche alla parola di Dio. La bibbia, infatti, non è semplicemente la parola di nostro Signore, ma piuttosto l’esperienza della nostra fede in lui. E’ chiaro dunque che il suo contenuto evolve nel tempo.
Rimango ancora sul terreno teologico. Come giudicano i suoi “colleghi” questa posizione?
Con molto interesse e rispetto, almeno da quello che mi suggerisce il contatto quotidiano con i circa tremila sacerdoti che mi scrivono per e-mail o mi telefonano, e soprattutto per quello che mi suggerisce l’affetto dei miei fedeli.
Fedeli che – capisco – lei non vuole lasciare. Ma l’ordine di Ratzinger non può essere discusso, anche perché sembra irrevocabile. Lei quindi avrà presto un successore all’interno della sua parrocchia. Questo non creerà turbative nei fedeli?
Non possiamo prevedere il futuro, ma solamente accoglierlo con gratitudine, perché il futuro è in ogni caso la volontà di Dio. Ad ogni modo, la mia attività può proseguire altrettanto bene anche in un altro luogo. Ripeto: quello che conta sono i fedeli con i loro dubbi, i loro problemi, le loro domande di ascolto, le loro felicità, non la chiesa cattolica organizzata in base gerarchica e piramidale, che assolve a molte funzioni tecniche, ma non sa ascoltare il cuore della gente.

di Dario Remigi