Si è conclusa domenica scorsa al Cinema Lumière di Bologna la settima edizione del festival ‘Divergenti’, cinepercorso articolato su uno dei temi focali in massima evoluzione nel cinema queer contemporaneo: il genderismo/transgenderismo. Come dicono le direttrici Luki Massa e Porpora Marcasciano nell’introduzione: “Non finiremo mai di scrivere la storia trans perché essa è in movimento, è in atto ed evolve verso infinite sfumature. Attraverso il cinema, la fantastica macchina dei sogni, cerchiamo di restituire profondità all’esistente. Attraversamenti, appunto: oltre quel bisturi che spesso ci inchioda a un percorso medicalizzato, alla scoperta della vita, delle storie, dell’amore e, in questa settima edizione, anche dei Talenti Trans rimasti finora schiacciati e un po’ celati sotto il peso dell’esistente”.
Ha trionfato il dramma australiano “52 Tuesdays” di Sophie Hyde, scelto dalla giuria composta da Monica Dall’Asta, Daniele Del Pozzo, Mona Lisa Tina, Davide Turrini e Jonny Costantino “per la sensibilità e l’intelligenza con cui affronta la problematica della transizione di genere attraverso una struttura narrativa, articolata e non convenzionale che mette in luce il rapporto di solidarietà reciproca che accompagna una figura adolescente e una madre transessuale in un duplice percorso di crescita”. Una menzione speciale va a “Something in between” della finlandese Rikka Kaihovaara.
Tra i cortometraggi ha prevalso il brasiliano “Da alegria, do mar e de outras coisas” di Ceci Alves mentre il miglior documetraggio, sia per la giuria tecnica che per il pubblico, è l’intenso e insolito “Fuoristrada” di Elisa Amoruso su un campione di rally romano trans fidanzato con una donna, di cui vi avevamo già parlato.
La motivazione parla di “verità e la limpidezza con cui si racconta una bellissima storia d’amore, che travalica i confini geografici, di genere e generazionali, in maniera originale e creativa. Una storia e un’opera che testimoniano di come, a volte, la felicità può essere rivoluzionaria”.
Il pubblico ha infine scelto la coproduzione svedese-finlandese “Open up to me”, lungometraggio di Simo Halinen su un uomo, Maarit, che diventa donna dopo aver avuto una bambina, si innamora di un calciatore e tenta di sedurlo sostituendosi alla sua psicanalista.