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La preda del mio miglior amico

Essendo numericamente inferiori, la quantità di ragazzi gay da cogliere all’amo in un locale è limitata. Se poi si escludono anche gli ex, gli amici e le prede degli amici…

Vige una legge non scritta, ma per questo non meno lapidaria, che vieta categoricamente di abbordare, chiacchierare o anche solo incrociare lo sguardo con chicchessia piaccia a un tuo amico. Ovviamente per "amico" non intendiamo qualcuno con cui ti saluti con un "ciao, come va? Tutto bene? Son contento, ci vediamo dopo…" quelle due volte all’anno in cui vi incrociate casualmente, ma tutti quelli che su un’ipotetica scala qualitativa si piazzano almeno tra l’ottavo e il decimo posto.

Questa regola ancestrale non ha quasi nulla di razionale. Qui non si tratta di ordire trame shakespeariane per rubare il fidanzato e il reato in questione è molto meno grave ma l’amicizia, come l’amore e molti altri sentimenti, si regola su equilibri emotivi che a volte vanno rispettati al di là della logica. Potremmo parlare più che altro di un atto di cortesia che a un amico, che sia davvero tale, va riconosciuto senza chiedersene il perché.

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Per un lungo periodo ho frequentato di un talentuoso avvocato capitolino. Si può dire che la nostra relazione era basata su una grande simpatia reciproca, ma la nostra frequentazione si reggeva sostanzialmente sulla passione comune per le uscite serali. Ogni volta però che mettevamo piede in un locale, mi ritrovavo il terreno bruciato dalla raffica di "mi piace" che indirizzava più o meno indiscriminatamente su ogni ragazzo fosse anche solo vagamente passabile e sui quali metteva un’immaginaria croce per sottolineare che ora erano suoi, quindi: intoccabili. Questo significava per me non avere alcuna possibilità di fare altro che bere il mio drink e vedere come lui ci svolazzasse ora dall’uno e ora dall’altro come un’ape in primavera.

Quando poi mi capitava di conoscere qualcuno in sua assenza usciva fuori il fatto che era uno che gli "piaceva da morire" da anni o che avevano avuto una storia (termine vago che partiva da una "botta e via" in macchina fino a includere la presentazione ai genitori) e la sua espressione contrariata era il chiaro segnale che dovevo mollare la presa. E a poco valeva giustificarmi che era stato quello a venire a parlare con me: dovevo troncare per evitare che anche la più tenue ombra di sospetto potesse offuscare la nostra amicizia, per scampare anche solo il vago timore che fossi accusato di essere un "Rubaragazzi" (uno dei più temibili mostri catalogati nel bestiario umano).

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Dopo un po’ di tempo ho iniziato quindi a capire che si trattava più che altro d’una sindrome da territorio e quindi la cosa migliore era giocare allo stesso gioco, il che consisteva nell’entrare in un bar e pisciare ai 4 angoli de locale prima che lo facesse lui. Diciamo che nessuno mette a repentaglio un’amicizia per un uomo, tanto più se si tratta di uno di passaggio, ma è pur vero che volendo fare un’esemplificazione ittica del nostro ambiente, la quantità di "pesci" da cogliere all’amo non è lo stesso numero che nuota in un oceano quanto semmai il medesimo di un piccolo lago. Di conseguenza la pesca è più una questione di sopravvivenza che uno sport fatto per passare del tempo. Ad essere quindi iper integerrimi e ultra corretti, se si escludono dalle proprie mire gli ex dei nostri amici (intoccabili almeno fino all’esalazione del nostro ultimo respiro) e quelli che con diversa intensità piacciono ai nostri amici, eccolo lì che il banco itticco si riduce in un attimo a 2 acciughe e qualche granchio.

Quindi la questione delle questioni è: bisogna sempre mettersi da parte quando lo stesso uomo piace a te quanto a un tuo amico? Sì lo so che sembra una domanda degna della copertina di Top Girl, ma continua a essere un dilemma che attanaglia le menti anche dei più adulti, colti e maturi di noi perché la competizione, anche se tra amici, è un istinto al quale lo stesso Darwin riconosce la sopravvivenza della nostra specie lungo la dura strada dell’evoluzione.

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Per esperienza personale però, nel dubbio è sempre meglio defilarsi, abbandonare il campo di battaglia prima che squilli il corno della guerra. Evitare le tensioni in un’amicizia è il gesto d’amicizia in sé più significativo. Tanto nessuno crede più alla storia della mela platonica e per ogni metà che se ne va in giro sconsolata ce ne sono mille che con qualche aggiustatina possono completarci alla perfezione, senza bisogno di andare a pestare i calli di un amico cercando di "fonderci" guarda caso proprio con quell’unico che piace anche a lui.

di Insy Loan ad alcuni meglio noto come Alessandro Michetti