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LAURA CANTA… GLI ALTRI

Dopo la vittoria dei latin Grammy, la Pausini torna con un cd quasi perfetto nel quale reinterpreta 16 successi di artisti italiani. Da Battisti a Cocciante, da Grignani a Tiziano Ferro.

Idolatrata come poche, amata come tante, brava da fare paura: Laura c’è ed è tornata con un disco destinato a diventare uno fra i regali natalizi più gettonati.

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La cantante italiana più ascoltata all’estero (il caro Tiziano Ferro ci perdoni, ma sono quasi dieci anni di distanza che li separano dagli esordi), dopo l’album Resta in Ascolto, si è concessa una bella ed interessante vacanza artistica. Certo, Come se non fosse stato amore è senza dubbio il suo pezzo più bello e che ha definito lo stile Pausini, ovvero un pop venato di sottili sfumature Rock sinfonico, ma con Io Canto Laura compie un operazione rischiosa e eccitante al tempo stesso: interpretare canzoni di altri artisti, riarrangiandole.

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Poche (e grandi) donne hanno prodotto simili operazioni, la Mannoia, la mitica Mina Mazzini, con risultati a volte discutibili, a volte eccezionali. La Pausini canta 16 canzoni, non sempre hit, di autori variegati a cui presta anima e voce. Non c’è un filo conduttore ma solo l’amore per le canzoni a cui è legata sentimentalmente. Ad affiancarla anche Juanes (A dios le Pido), Johnny Hallyday e Tiziano Ferro. Il risultato convince ma non incanta del tutto. Vediamo i brani nel dettaglio.
Il disco si apre con Io canto, già tormentone alla radio, correttamente eseguita e tipica del Pausini style
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Il disco si apre con Io canto, già tormentone alla radio, correttamente eseguita e tipica del Pausini style. Due è un riarrangiamento senza guizzi particolari e troppo simile alla title album. Scrivimi di Bonocore è un pezzo servito con rara intensità ed ispirazione, la Pausini regala una bellissima interpretazione sofferta del testo e gli arrangiamenti si discostano molto e in maniera positiva dall’originale. Battisti, chi non lo ama? Nessuno, Laura compresa, che per l’occasione si fa aiutare da Juanes rivisitando in chiave spagnoleggiante il capolavoro mogoliano Il mio canto libero.
Sorpresa quando Laura interpreta Grignani e la sua Destinazione Paradiso con il pianoforte e l’orchestra, ripulita dall’uso eccessivo di chitarre che aveva fatto la fortuna dell’originale; il finale è da brividi.

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Stella gemella è un onesto restyling pop del classico zuccheroso di Ramazzotti, ma l’apice lo raggiunge poco dopo con la splendida Come il sole all’improvviso, in coppia con Hallyday e con stralci in francese. Il testo di Zucchero e Gino Paoli senza dubbio rispecchia lo stile dei due cantanti “presi in prestito” e anche gli arrangiamenti sono molto azzeccati.
Cinque giorni di Zarrillo è praticamente identica all’originale ma la voce della Pausini è attenta a sottolineare la delicatezza del testo. Con un giro di chitarra più secco e stridente, le atmosfere puramente folk di Ivano Fossati ci stravolgono e La mia banda suona il rock, anche in versione cover poppeggiante, grida la sua splendida attualità e la Pausini mostra la grinta che la contraddistingue.

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Ancora brividi grazie al bellissimo duetto con Tiziano Ferro per la sua Non me lo so spiegare, quasi una ballata acustica per pianoforte, in cui le note pop di Tiziano diventano (come è giusto che sia) grande musica. Il resto è pura routine con Zero, Baglioni e Daniele che prestano dei piccoli grandi capolavori alla cantante, che conferma di essere una certezza ma allo stesso tempo veste i panni di un’ottima manager di se stessa confezionando questo cd godibilmente commerciale.
Laura c’è ma da lei aspettiamo ancora la prova del fuoco, per ora accontentiamoci di questa “carovana” di cover, alcune ottime, altre puro divertissemant.
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di Gabriele Gainsbourg