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Lettera aperta i genitori di gay e lesbiche

Francesco Pappalardo di Catania lancia un appello per costituire un gruppo dell’Agedo, l’associazione dei genitori e amici di omosessuali, anche in Sicilia.

Cari genitori,

mi chiamo Francesco e sono omosessuale. La mia identità sessuale ha cominciato a vacillare quando avevo, pressappoco, l’età di 9 anni, e cominciavo a confrontarmi con i miei coetanei. Da allora, è stato un susseguirsi di esperienze, tanto personali quanto sociali: ho avuto modo di comprendere di essere del tutto normale e mi è stata data la possibilità di lottare, in prima linea, per i diritti civili di gay, lesbiche e transessuali, essendo parte attiva dell’Associazione Open Mind di Catania da ormai due anni. Ho avuto la sfortuna/fortuna di vedere con i miei stessi occhi cosa significhi essere gay ed ho assaporato il gusto amaro della discriminazione e quello dolce dell’orgoglio di essere se stessi, e di poter fare qualcosa di concreto per quelle ragazze e quei ragazzi che ancora la loro condizione di lesbica e di gay non l’hanno accettata come condizione normale, e si lasciano abbattere dal giudizio e pregiudizio di questa società fortemente cattolica e bigotta che trova nel Vaticano l’unico maestro di vita. Ci tengo, comunque, a precisare di essere credente e di avere un forte rispetto per quelle che sono le diversità e tutte le realtà che non assomigliano nemmeno minimamente alla mia. Pertanto, non vuole essere il mio un attacco alla Chiesa Cattolica: nella maniera più assoluta. Voglio, invece, provare ad entrare nei cuori di quelle mamme e quei papà che hanno saputo da non molto di avere figli omosessuali e pensano ancora che siano malati o che siano stati plagiati da qualche essere spregevole. Probabilmente sarebbe del tutto inutile scrivere pagine e pagine di belle parole sull’omosessualità come condizione assolutissimamente normale; mi limito soltanto a lanciare un appello a tutti i genitori di gay e lesbiche.

I miei familiari hanno avuto la conferma della mia omosessualità da un paio d’anni circa, comunque dopo tutti gli altri: amici, colleghi di università e gente più o meno conosciuta. Non l’hanno ancora superata questa terribile botta, ma io sono convinto che, con i dovuti tempi e le dovute maniere, riusciranno a capire che il loro primogenito è assolutamente normale e felice di quello che è: una persona sana che prova le loro stesse pulsioni e i loro stessi sentimenti, anche se per un uomo, anziché per una donna; e riusciranno a camminare a testa alta, anche dopo che avranno ammesso a conoscenti e amici di avere un figlio gay. E qui, entra in gioco il motivo del mio appello: vorrei che i miei genitori mi stessero vicini in questa durissima lotta per l’autodeterminazione e la conquista dei diritti civili. Pertanto, assieme ad alcuni amici, eterosessuali ed omosessuali, abbiamo pensato di fondare a Catania una sede dell’AgeDO – Associazione Genitori, Parenti ed Amici di Omosessuali, la cui sede centrale si trova a Milano ed ha già ricevuto dal sottoscritto la notizia di questo bellissimo progetto. È superfluo dire che ne sono entusiasti e che ci appoggeranno in tutto e per tutto in questa impresa. Ovviamente ci è indispensabile la partecipazione di chiunque sia dotato di senso morale ed abbia a cuore la problematica omosessuale, ma in particolar modo di genitori disposti ad apparire in pubblico come genitori di omosessuali.

Ed è a loro, principalmente, che rivolgo questo appello: siate orgogliosi dei vostri figli, perché sono esseri umani come voi e vi amano per averli messi al mondo. Non lasciateli mai soli e siate al loro fianco in questa durissima battaglia. Riporto, qui di seguito, un articolo dell’AGEDO nazionale: " L’organizzazione mondiale della sanità, la maggior parte degli psicologi, psichiatri e medici sono concordi nel sostenere che essere omosessuali non è né una scelta né una malattia, ma una condizione che può e deve essere serenamente vissuta poiché gli omosessuali hanno diritto di vivere una vita dignitosa. Vogliamo essere d’aiuto e sostegno a quei genitori che hanno saputo dell’omosessualità della propria figlia o figlio e ne soffrono perché per loro è difficile comprendere o accettare. Pensiamo di poter condividere il loro disagio offrendoci come interlocutori per un dialogo su una situazione che noi abbiamo vissuto, e superato. Sappiamo che è molto più facile essere capiti da chi già ha vissuto le stesse situazioni. Da soli i problemi sembrano irrecuperabili. A volte basta parlarne e tutto diventa più semplice. Siamo disponibili ad aiutare chi non riesce a reagire da solo. Vogliamo far sapere che i genitori di omosessuali sono un grande numero (due per ognuno dei tre milioni di gay e lesbiche stimati in Italia): sono sempre di più i genitori che chiedono a testa alta che i loro figli vengano accettati e rispettati. Vogliamo far si che i genitori di eterosessuali ci aiutino a creare una nuova mentalità capace di accettare tutte le diversità. Vogliamo, con la nostra forza, fare da argine alle discriminazioni, alle ingiustizie, alle intolleranze cui sono soggetti i gay e le lesbiche affinché acquisiscano pari diritti, libertà e rispetto come tutte le altre persone. Il nostro intento è che nessuno abbia più a soffrire inutilmente per ignoranza di un fenomeno e per colpe inesistenti. Vogliamo aiutare le famiglie a ritrovare armonia e serenità tra tutti i componenti".

Spero che queste parole vi abbiano aperto il cuore e che decidiate di essere al mio fianco in questo progetto che ha già iniziato la sua fase organizzativa e di reclutamento.

Per ulteriori informazioni, potete chiamarmi al 347 6187014 o scrivere una email a erciccio@videobank.it.

Fraterni saluti:

Francesco Pappalardo