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Lettonia: le autorità vietano il Gay Pride

Doveva svolgersi sabato la manifestazione del secondo Gay Pride della Lettonia ma le autorità hanno posto il veto, coprendo le motivazioni col segreto di Stato.

RIGA – Citando problemi di sicurezza il Consiglio comunale di Riga, capitale della Lettonia, ha deciso di non autorizzare la marcia del gay Pride che era prevista per sabato 22 luglio. I rappresentanti dell’associazione LGBT (Lesbica, Gay, Bisessuale e Transgender) lettone Mozaïka si sono incontrati con l’amministrazione cittadina ieri mattina. All’incontro erano presenti anche rappresentanti di diversi organismi della sicurezza del Ministero dell’Interno. Secondo quanto riferito da Juris Lavrikovs, uno dei coordinatori delle relazioni con la stampa di Mozaïka, dopo circa trenta minuti di discussione le autorità cittadine hanno comunicato la decisione di non permettere lo svolgimento della sfilata del Pride, giustificando la decisone con motivi di pubblica sicurezza: gruppi estremisti avrebbero minacciato atti violenti contro i manifestanti e la polizia non sarebbe stata in grado di mantenere l’ordine e sicurezza durante la marcia. Secondo fonti comunali e della polizia un centinaio di dimostranti anti-gay si erano radunati di fronte all’edificio nel quale si teneva la riunione e agli organizzatori del Pride è stato detto che sarebbero state raccolte circa 17.000 firme di persone che si oppongono alla marcai dell’orgoglio gay. Tuttavia queste minacce sono classificate come segreto di Stato e pertanto i dettagli non potranno venire resi pubblici almeno per cinque anni.
«Siamo scioccati dalla decisione delle autorità cittadine» ha detto Linda Freimane del direttivo di Mozaïka, «e riteniamo che sia non solo un’inaccettabile restrizione della libertà di assemblea ma anche un modo assai poco democratico di fronteggiare minacce di tipo terroristico». L’associazione LGBT ha annunciato che farà immediato ricorso al Tribunale Amministrativo, che già lo scorso anno aveva ribaltato la decisione del Consiglio Comunale di impedire lo svolgimento del Gay Pride (nella foto un’immagine dell’edizione 2005). Chiaramente nell’impedire la pacifica manifestazione, anziché prendere le opportune contromisure precauzionali per impedire atti violenti da parte di estremisti omofobi, le autorità mettono in discussione non solo i diritti civili di una minoranza della popolazione ma anche le fondamenta stesse di quella giovane democrazia, che è diventata indipendente dall’Unione Sovietica nel 1991. Dal maggio 2004 è anche entrata a far parte dei paesi dell’Unione Europea. Nei giorni scorsi anche l’ambasciatrice degli Stati Uniti in Lettonia Catherine Todd Bailey aveva scritto al Ministro dell’interno lettone Dzintars Jaundzeikars invitandolo a non fare annullare la manifestazione Gay Pride. Ai primi di luglio anche Amnesty International aveva pubblicato un documento nel quale analizzava l’anomalia “democratica” lettone, esprimendo viva preoccupazione «per il modo in cui in Lettonia vengono affrontate, da esponenti pubblici come dalla società più in generale, le questioni che riguardano lesbiche, gay, bisessuali e transgender (LGBT).» (RT)