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Liberi di amare?

Si possono avere opinioni diverse sul sesso, ma il rispetto delle libertà reciproche è più importante della monogamia. E pure di un paio di mutande firmate.

Mi scrive un lettore, commentando il mio precedente articolo con toni che ricordano la Firenze di Savonarola: Ma dico siamo matti? Al rogo gli infedeli! Chi dice di voler bene e tradisce, non ama affatto. Per definizione coppia= DUE PERSONE…… COSE DA PAZZI!
Vado a rileggermi quanto avevo scritto e trovo: Venirsi incontro, accettare dei compromessi, condividere esperienze è un principio fondamentale, anche se non intendo stabilire la superiorità delle coppie aperte su quelle chiuse (o viceversa), ma solo ribadire che ogni coppia fa storia a sé….

Perché anche in molti gay le questioni ideologiche prevalgano sul rispetto delle libertà reciproche, resta per me un mistero. Mi ricorda l’accanimento dell’attuale pontefice e di certi suoi adepti (più o meno in buona fede) che combattono il sesso "perché sbagliato". Personalmente, credo che chi ha un buon rapporto con il sesso non perda tempo a giudicare gli altri e che, al contrario, la rabbia nasca quasi sempre dalla frustrazione e i più duri siano proprio quelli che non fanno sesso. Chi vive un rapporto di coppia monogamo realmente felice o chi è serenamente single non ha motivi di scagliarsi contro chi vive senza problemi l’intimità in modo diverso. E viceversa. Magari sono io che mi sbaglio.

Fatto sta che nel forum i toni sono decisamente accesi: Ma che boiate se si ama una persona si ha la necessità di fare sesso solo con quella! I soliti articoli che ci dipingono come sessodipendenti e malati!. Questa storia di trasformare in regola qualcosa che non lo è è davvero aberrante… Ce ne sono di cose abominevoli a questo mondo, a partire dai gay pride e le darkroom… Ke ci mettiamo in mezzo la monogamia per favore no. Beh, preferisco illudermi che esistano ancora persone che credono nella possibilità di costruire qualcosa in due nel rispetto reciproco al vuoto di questo immaturo articolo…. L’articolo è compulsivo e degenerante nello stesso tempo. Gli interventi tamponano la stessa patologia senza esecrarla dal sangue che continua a infettare giacché i batteri si sono sviluppati. È una questione tra scegliere una vita ordinata ed una disordinata… niente altro. Quando leggo Mazzini traspare una tale aridità di sentimenti che mi intristisco sempre. Egocentrismo allo stato puro, in ogni "articolo" che scrive, sempre. Io mi auguro che non lo paghino per alimentare questa mentalità gay anni settanta per cui l’omosessuale affermava la propria esistenza solo scopando compulsivamente. Lo stereotipo del gay che rende di più è quello della checca o della troia malata di sesso. E’ quello che fa gay.it proponendo sempre e continuamente questo.

In una botta sola vengono attaccati, oltre al sottoscritto, alle coppie aperte, alla libertà individuale e perfino al disordine (causato da una sessualità promiscua?), anche il sito (che pure si continua a leggere), il gay pride e gli anni Settanta in genere. In parole povere, tutto ciò che è discussione, apertura, libertà, cultura gay. In cambio non viene offerto niente, se non violenza verbale gratuita.

Mi domando allora perché noi gay in Italia ci siamo ridotti così, a fare una vita alla Peyton Place sparlando del vicino, magari soffiandoci i fidanzati salvo poi spacciarci per sostenitori della coppia monogama? Perché ci lagniamo del papa o dei politici cattivi ma poi tiriamo fuori le unghie solo per graffiare la faccia dei nostri simili, che si tratti di grandi associazioni, di piccole realtà o di scambi di opinioni virtuali su un forum?

Qualche settimana fa, un mio amico che girava per locali in cerca di voti per il Comune, mi spiegava che molti gay avrebbero votato a destra. «Delusi dalla sinistra per i Dico?», gli ho domandato. «No», mi ha risposto, «Per le tasse». Giusto, pensiamo prima di tutto alle tasse. Come certi stilisti, ideologi del "Non Pensiero" e capaci in ogni intervista di opinioni politiche imbarazzanti, ma i cui accessori intimi buona parte di noi non smettono di comprare (da me non hanno mai avuto una lira e mai l’avranno).

La verità è che forse siamo semplicemente una comunità mediocre, incapace di discutere in maniera costruttiva, di mostrare solidarietà, di combattere insieme per le stesse battaglie e costretti da questa pochezza a prese di posizione ideologiche non dissimili da quelle degli integralismi religiosi o dei regimi totalitari. Chissà se un giorno gli omosessuali di questo Paese, stanchi di indossare mutande firmate, si sveglieranno, smetteranno di aggredirsi l’un l’altro, vivranno liberamente con chi vogliono il sesso e i sentimenti e combatteranno finalmente uniti per i diritti propri e dei propri simili.

Per concludere, mi rivolgo a quel lettore che si dice Sinceramente stufo. Un conto è scrivere di sesso. un’altro è celebrare la promiscuità. Quando leggerò un articolo dedicato alla bellezza di fare l’amore con il tuo innamorato sarà sempre troppo tardi. Ma probabilmente dovrei chiedere a u altro scrittore di scrivere un articolo sul fare l’amore e non sul sesso. Magari a qualcuno che è capace di amare. Sai, non so dirti se io sono in grado di amare davvero. Spero di sì, come spero lo sia anche tu. Ma di una cosa sono sicuro: per me la libertà (e non intendo solo quella di fare sesso con chi ci pare) è più importante della monogamia. E delle mutande.

Flavio Mazzini, trentacinquenne giornalista, è autore di Quanti padri di famiglia (Castelvecchi, 2005), reportage sulla prostituzione maschile vista "dall’interno", e di E adesso chi lo dice a mamma? (Castelvecchi, 2006), sul coming out e sull’universo familiare di gay, lesbiche e trans.

Dal 1° gennaio 2006 tiene su Gay.it la rubrica Sesso.Per scrivere a Flavio Mazzini clicca qui

di Flavio Mazzini