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Lizzie, 14 anni, suicida per paura del coming out in famiglia

Non riusciva a conciliare se stessa con la sua religione. Lizzie ha scelto il suicidio

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Sì è impiccata per la paura di dire ai suoi genitori che era lesbica. Elisabeth Lowe, 14 anni, per gli amici era “Lizzie” e viveva a Manchester. Il suo corpo è stato ritrovato nella zona di Millgate Fields a Fletcher Moss Park di Didsbury intorno alle 23:15 dello scorso 10 settembre, ma la notizia è stata data solo adesso. A raccontare la sua storia sono stati proprio i suoi genitori.
Secondo la ricostruzione fatta dalle indagini che la magistratura ha aperto sul caso, Lizzie aveva mandato un messaggio ad un’amica alle 20.30, quella sera: “…sii forte. Mi dispiace.” Nonostante i tentativi di rianimazione fatti dai paramedici intervenuti, la ragazza è stata dichiarata morta pochi minuti dopo la mezzanotte.
Il quotidiano locale Manchester Evening News scrive che l’autopsia ha stabilito che Lizzie è morta come conseguenza dell’impiccagione e che nel suo sangue non c’erano né alcol né droga. Non aveva neanche disturbi mentali.

Le testimonianze degli amici

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Un amico, spiegando la sua paura di fare coming out in famiglia, durante l’indagine ha dichiarato: “Disse che non era sicura che i suoi genitori avrebbero accettato la cosa. Le ho detto che non pensavo che sarebbe andata così, ma non ha voluto dirlo loro”.
L’indagine ha rivelato che Lizzie, che andava benissimo a scuola e faceva parte di un’orchestra cristiana, aveva confidato agli amici i suoi pensieri autolesionisti e di avere pensato al suicidio.
Un altro amico ha raccontato che la ragazza “trovava difficile entrare in contatto con Dio perché si sentiva sempre come se gli stesse mentendo”.
Nel verbale in cui il medico legale stabilisce che Lizzie si è suicidata, si legge: “Era chiaramente una giovane intelligente. Era una studentessa di successo, ma stava affrontando le difficoltà dello sviluppo della maturità e dell’esplorare la propria sessualità e stava facendo fatica a imparare a convivere con questo, rispetto al credo della sua fede”.

Il dolore della famiglia

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“È chiaro che viveva una difficoltà e ne stava parlando con altri – continua il dott. Nigel Meadows -. Non ha mai avuto modo di parlare delle sue preoccupazioni con i suoi genitori. Ma non ho dubbi sul fatto che loro l’avrebbero supportata”.
“Lizzie era un membro della chiesa, della scuola e della comunità meravigliosamente esuberante e amata – hanno dichiarato alla fine delle indagini, Kevin e Hillary, i genitori di Lizzie, secondo quanto riporta PinkNews -. Era una studentessa talentuosa, una sportiva e una musicista estroversa, amava divertirsi e godeva dell’amore e del rispetto di molti amici. Siamo profondamente devastati per la sua perdita. Lizzie non ha reso note le sue difficoltà con la depressione e con le sfide che stava cercando di affrontare come giovane adulta. Avremmo voluto che si fosse confidata perché avrebbe trovato moltissimo amore e accettazione e supporto”. “La perdita della nostra amata figlia – hanno concluso – ci lascia col cuore infranto”.

A chi rivolgersi in caso di bisogno

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Sono moltissimi, in tutto il mondo, gli adolescenti e i giovani che vivono con la paura di non essere accettati dalla società per via della loro omosessualità, definita di volta in volta come “malattia”, “perversione”, “condizione contro natura”. La sensazione di solitudine e di incomprensione, in un’età già difficile come l’adolescenza, rischiano di portarli a pensare che non ci sia altra soluzione. Ma la soluzione c’è. Se c’è tra voi qualcuno che vive questa situazione, o se conoscete qualcuno la cui storia vi ricorda quella di Lizzie, rivolgetevi alle associazioni o alle help line più vicine a voi, dove sarà possibile trovare supporto psicologico e materiale, oltre che incontrare altre persone che hanno fatto lo stesso percorso e che ce l’hanno fatta. Perché non c’è niente di sbagliato nell’essere omosessuali, bisessuali o trans. Lo sbaglio è solo negli occhi di chi guarda e giudica.

(foto: Mirror.co.uk)