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Lombardia: impegnata a non riconoscere le coppie gay

La Regione Lombardia si impegna a cercare strumenti giuridici per permettere alle Amministrazioni comunali di rifiutare la registrazione delle coppie dello stesso sesso. Evviva l’uguaglianza.

MILANO – Il Consiglio Regionale della Lombardia si è schierato ieri contro le persone omosessuali e i loro diritti civili. Lo ha fatto votando con 32 voti favorevoli, 17 contrari e 1 astenuto una mozione presentata da Alleanza Nazionale e sostenuta dall’intera maggioranza di centro-destra che impegna la Giunta regionale a ricercare quali possano essere gli strumenti giuridici in suo possesso per ‘difendere’ la famiglia tradizionale. Difenderla da cosa? Ma è ovvio: da ogni possibile progetto di legge che tenda a riconoscere dei diritti e dei doveri alle coppie conviventi non ‘regolarmente’ untesi matrimonio. Il primo firmatario Roberto Alboni (An) ha cercato di negare l’evidenza, affermando che non si tratta di un attacco alle coppie conviventi ma di “una difesa del matrimonio come naturale sbocco di un rapporto d’amore e della famiglia come valore fondante della nostra società.” È del tutto evidente che le coppie omosessuali, impossibilitate del tutto a sposarsi e dunque essere riconosciute, sono il primario bersaglio di questo tipo di iniziative intrinsecamente razziste. Afferma in un comunicato Margherita Peroni di Forza Italia: “La vera priorità oggi per l’Italia e per la nostra Regione è la famiglia, non i Dico che interessano solo il 3,9% della popolazione.” A conferma di questo, e ribadire il concetto, è stato approvato anche un ordine del giorno, questa volta proposto da Sveva Dalmasso (Per la Lombardia), con il quale si auspica l’adesione del Consiglio regionale lombardo alla manifestazione anti-Dico del Family Day organizzata delle associazioni delle famiglie cattoliche.
A seguito di questa votazione Antonio Benazzi (presidente di Arcigay Mantova), Paolo Ferigo (presidente di Arcigay Milano), Lorenzo Lupoli (presidente di Arcigay Cremona) e Luca Trentini (presidente di Arcigay Brescia) hanno congiuntamente criticato “Il Consiglio regionale della Lombardia che ha approvato ieri l’adesione al family-day e una mozione contro la proposta di Legge sui Dico che impegna la Regione a cercare strumenti giuridici per permettere alle Amministrazioni comunali della Lombardia di rifiutare la registrazione delle coppie dello stesso sesso. I Comitati provinciali lombardi di Arcigay esprimono il loro profondo dissenso e sdegno per una scelta discriminatoria, che manifesta il rifiuto della realtà sociale della nostra regione, nella quale le relazioni affettive e familiari si esprimono in una pluralità di forme e legami. Una scelta ideologica, di pura contrapposizione al Governo di cui fanno le spese migliaia di persone a cui viene addebitata la “colpa” di amare in maniera differente dalla maggioranza. Il Consiglio regionale dovrebbe rappresentare la totalità delle cittadine e dei cittadini lombardi. Appare irrituale, se non irrispettoso per una Istituzione, aderire a una manifestazione, il family-day, politicamente schierata e convocata dichiaratamente contro i diritti di una parte della popolazione italiana. Le nostre istituzioni regionali dovrebbero preoccuparsi di promuovere politiche concrete di sostegno a tutte le famiglie, piuttosto che assumere atti politici vuoti e strumentali contro molte delle famiglie lombarde e contro l’estensione dei diritti civili.”
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Per Arcigay “Questo fatto, unitamente all’atteggiamento ambiguo tenuto dalla maggioranza di centrodestra in Consiglio regionale, in particolare dal presidente Formigoni, in merito alle violente dichiarazioni dell’assessore Prosperini, preoccupa chi quotidianamente opera per l’abbattimento di ogni discriminazione omofoba. Appare poi paradossale che un Consiglio regionale si impegni a trovare strumenti per aiutare le amministrazioni comunali ad agire contro una legge dello Stato e per escludere i propri cittadini da diritti che verrebbero invece riconosciuti nel resto del Paese.” Per i 4 presidenti lombardi di Arcigay è “un atteggiamento antidemocratico, che offende la dignità dei cittadini lombardi. Con questa scelta iniqua l’Amministrazione lombarda vorrebbe impedire alle persone omosessuali di godere degli stessi diritti di tutti gli altri cittadini, un principio di uguaglianza giuridica sancito dalla nostra Costituzione. Noi faremo la nostra parte, promuovendo nei nostri contesti i valori di pari dignità e di piena uguaglianza di tutti i cittadini, convinti che non sia più possibile tollerare l’ignoranza e la malafede di chi ha fatto della discriminazione e dell’esclusione sociale la cifra del proprio agire politico.” (Roberto Taddeucci)