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Mamma di Chieti contro il bullismo omofobo si rivolge al legale

Un ragazzo abruzzese bersaglio dei bulli. La scuola è indifferente ma la mamma reagisce

Teatro della vicenda è l’istituto comprensivo Galilei di San Giovanni Teatino, una scuola in provincia di Chieti. La vittima è un ragazzino residente a Pescara che lì frequenta le scuole elementari. Non sappiamo se il ragazzo sia gay, ma in realtà questo poco importa: il quotidiano abruzzese “Il Centro”, che ha dato la notizia , lo descrive come un ragazzo dai tratti “gentili”. E così, negli anni scorsi, in terza e quarta elementare, più volte era già stato bersaglio di alcuni bulli della scuola, ma – come a volte accade – finchè si trattava di qualche parola di troppo, la mamma aveva ritenuto che non fosse il caso di intervenire. Per il momento.

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Perché, all’inizio della quinta elementare, da qualche parola di troppo i bulli sono andati oltre. Epiteti, ingiurie, scherni, pugni e dispetti continui (perfino uno sputo in faccia) che a casa, finché si è potuto, hanno sempre incoraggiato a superare, pur segnalando ogni volta la cosa alle insegnanti, finchè il ragazzo si è visto tagliare per quattro giorni di seguito il libro, un quaderno, il diario e un altro libro. «Il primo giorno ho cercato di minimizzare», racconta la madre al quotidiano abruzzese, “sperando di non ripiombare nel dramma dei mesi precedenti e di poter riuscire a finire la quinta elementare, il secondo giorno pure, il terzo giorno, quando lo sono andato a riprendere e l’ho visto uscire con le lacrime agli occhi dicendomi che gli avevano tagliato il quaderno con le forbici, me la sono presa con l’insegnante che prima ha detto che non aveva visto niente e poi, interpellando i bambini, che se l’era fatto da solo. La cosa assurda è che poi è successo di nuovo: gli hanno tagliato venti pagine del libro nuovo d’inglese e la scuola mi ha chiamato alle 10,20 dicendomi che mio figlio aveva vomitato quattro volte. E a quel punto non ci ho visto più”.

La mamma si è così rivolta alla dirigente scolastica, ma la reazione – come purtroppo ancora spesso accade – non è stata esattamente quella che lei si aspettava: “Mi ha aggredito immediatamente», riferisce, dicendomi che se non mi stava bene potevo cambiare scuola a mio figlio. E mi ha sbattuto il telefono in faccia”.

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È a quel punto che la mamma decide di rivolgersi ai carabinieri e il 24 settembre va a denunciare “il bullismo e gli atti persecutori” nei confronti del suo bambino di 10 anni. Una denuncia circostanziata in cui la donna rimarca quello che forse le ha fatto più male: “Sia i compagni di classe che le maestre di volta in volta presenti in classe avrebbero riferito di non aver visto i responsabili di tali atteggiamenti”. E ancora: “Lo scorso anno mio figlio ha fatto tantissime assenze a causa del suo rifiuto a recarsi a scuola; in più, quando andava a scuola, molto spesso mi vedevo costretta ad andare a riprenderlo prima della fine dell’orario delle lezioni perchè accusava malori di vario genere”. Di qui la richiesta della verifica dei fatti e l’ipotesi, su cui sta riflettendo con il suo avvocato, di chiedere il risarcimento dei danni provocati al bambino che, non volendo più mettere piede in quella classe, ha cambiato scuola, lasciando a malincuore solo una delle tre maestre.

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Ed è proprio sul comportamento delle insegnanti che insiste il legale della famiglia, l’avvocato Liborio Romito che nella comunicazione inviata alla scuola, al sindaco di San Giovanni Teatino e ai servizi scolastici del Comune, dopo aver sintetizzato i fatti già esposti nella denuncia, rimarca: “A nulla sono valse le reiterate proteste della signora rivolte sia nei confronti dei docenti che della dirigenza scolastica”. E ancora: “Le condotte attuate dal personale docente e da quello dirigenziale appaiono di particolare gravità sia perché non hanno permesso al piccolo di godere serenamente del proprio diritto all’istruzione, sia perché hanno determinato in capo al minore danni alla propria sfera soggettiva, sia perché non sono state idonee a reprimere i deprecabili atti di bullismo e ad infondere ai singoli responsabili, bambini anche loro, quei sani principi di cui una scuola dell’obbligo dovrebbe farsi carico.”

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Con buona pace di chi, quotidianamente, si batte con ogni forza contro ogni tentativo del Ministero e delle associazioni lgbt di portare la cultura dell’integrazione, dell’accettazione delle differenze e della lotta contro ogni forma di bullismo nella scuola italiana.