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Maria Luisa e Nikita: i due casi in Europa e a Montecitorio

Due interrogazioni presentate rispettivamente alla Commissione Europea e in Parlamento, pongono al centro dell’attenzione l’emergenza omofobia e l’assenza del governo italiano in merito.

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Un’interrogazione alla Commissione Europea, presentata dalle due eurodeputate liberali olandesi Jeanine Hennis-Plasschaert e Sophie In ‘t Veld su richiesta dell’associazione Certi Diritti mette al centro dell’attenzione dell’organo esecutovo dell’Unione Europea il difficile momento che l’Italia attraversa sul fronte della lotta all’omofobia. E il caso di Maria Luisa Mazzarella viene citato ad esempio, insieme ad altri, del clima che si vive nel nostro paese e della latitanza delle istituzioni nazionali.

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"E’ la Commsisione al corrente dell’ondata di omofobia operata dalle istituzioni, dalle autorità e da privati contro le persone LGBT in Italia – si legge nell’interrogazione -? Cosa intende fare per assicurare che gli Stati membri implementino i programmi contro la discriminazione e la violenza, incluso nelle scuole e nella polizia, al fine di combattere tutte le ragioni di discriminazione – e non solo una selezione di esse? Non ritiene la Commissione che sia necessario condizionare lo stanziamento di fondi europei contro la discriminazione al fatto che tutte le ragioni elencate all’articolo 13 TCE e nelle direttive UE siano affrontate in modo appropriato dagli Stati membri?".

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Preoccupate, le deputate si chiedono poi se i Ministri italiani "per l’uguaglianza e l’educazione" (le Pari Opportunità e l’Istruzione, Università e Ricerca, ndr) che hanno firmato un accordo per il lancio di iniziative nell’ambito del programma della "Settimana contro la violenza" prevista tra il 12 e il 18 ottobre prossimi, si atterranno ai patti. Il programma, infatti, prevede attività di prevenzione e di lotta alla violenza e alla discriminazione quali "l’intolleranza religiosa, razzista e di genere" nelle scuole. Certo, la discriminazione in base all’età, alla disabilità e all’orientamento sessuale non sono esplicitamente menzionate, ma chi ha pensato l’iniziativa le considera implicitamente comprese, dato che sono elencate nell’articolo 13 TCE e nelle direttive europee contro la discriminazione. La preoccupazione, in sostanza, è che dato che la discriminazione per l’orientamento sessuale non è esplicitamente enunciata, passi in secondo piano.

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E sono direttamente i deputati radicali eletti nelle liste del Pd a presentare un’interrogazione parlamentare, questa volta a Roma, sulla vicenda di Nikita Balli, al secolo Michele Cicogna, la Drag Queen fermata, trattenuta 18 ore in Caserma a Sassari e alla quale è stato notificato un foglio di via dalla città sarda per i prossimi tre anni. L’interrogazione, firmata da Rita Bernardini, Marco Beltrandi, Maria Antonietta Farina Coscioni, Matteo Mecacci, Maurizio Turco ed Elisabetta Zamparutti, si rivolge al Ministro degli Interni, al Ministro della Giustizia e al Ministro delle Pari Opportunità. Si chiede ai ministri quali mai siano stati gli elementi in base ai quali si è ritenuto che Michele fosse una persona talmente pericolosa da dover subire un provvedimento di limitazione della propria libertà lungo, addirittura, tre anni.

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I parlamentari chiedono, poi, se e quanto sia diffusa l’abitudine di chi opera in iniziative di polizia di offendere e denigrare le persone fermate, indipendentemente dall’orientamento sessuale e se, nel caso fosse diffusa, come viene contrastato questo fenomeno.
Ma c’è di più. Il foglio di via consegnato a Michele parla esplicitamente di un’iniziativa presa allo scopo di contrastare il "fenomeno dello sfruttamento della prostituzione e dell’immigrazione clandestina". Quello che non si capisce, e che i parlamentari chiedono ai ministri di spiegare con chiarezza, è quale possa essere il nesso tra quello che è successo a Michele e lo sfruttamento della prostituzione o dell’immigrazione clandestina, dato che il suo essere vestito da donna era dovuto solo al fatto che, da Drag Queen, avrebbe dovuto incontrare delle persone per concordare performance in alcuni locali della zona. Insomma, erano i suoi abiti di scena.

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E naturalmente non potevano i deputati non sottolineare un altro aspetto, quello dell’omofobia che molti elementi indicano come predominante in quello che è accaduto. "Si chiede – recita l’interrogazione – se non ritenga il Governo che questo fenomeno si inquadri in uno dei tanti episodi di omofobia che avvengono sempre più nel nostro paese".