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Matt Bomer accolto trionfalmente al Giffoni Film Festival 2014

L’attore americano ha annunciato il film su Montgomery Clift e un doc sui gay russi

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Matt Bomer potrebbe davvero riuscire in quell’impresa titanica non compiuta da Alan Cumming e Rupert Everett, quest’ultimo parzialmente ricompensato dal successo in qualità di scrittore: diventare la prima cinestar vivente dichiaratamente gay ad essere apprezzata a livello mondiale. È stata infatti trionfale l’accoglienza dell’attore americano al Giffoni Film Festival, da sempre termometro delle tendenze giovanili (il pubblico teen è caloroso e agguerrito), dove sabato scorso ha ricevuto l’Experience Award dai giurati in erba della manifestazione salernitana. Le caratteristiche per piacere a tutti, Bomer le ha senza alcun dubbio, in particolare un’immagine di omosessuale molto ‘composta’ e borghese, con marito d’ordinanza, l’agente Simon Halls, che l’ha accompagnato guardingo, e tre figlioletti di cui due gemelli (coniuge e papà amorevole: nulla di più rassicurante). E il suo successo è piuttosto trasversale, non solo televisivo – l’ambiguo truffatore spavaldo di “White Collar” in primis, la cui eleganza gli è stata ispirata da Marcello Mastroianni del quale è massimo fan – ma, con “Magic Mike”, anche cinematografico (sta girando il seguito, “Magic Mike XXL”).

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L’apprezzamento critico definitivo è arrivato però col suo splendido personaggio del giornalista Felix malato di AIDS nell’emozionante “The Normal Heart”, “il film del cuore di Barack Obama”, come ha ricordato Piera Detassis al Festival di Tavolara dove è stato presentato in anteprima italiana: è destino per tutti gli ultrabelli essere accettati artisticamente solo se ci si deturpa e umilia fisicamente, e in effetti è piuttosto impressionante vederlo contorcersi disperato sotto la doccia, magrissimo e devastato dalle macchie pestilenziali del sarcoma di Kaposi, con un unico appiglio alla vita, l’amore infinito per il suo uomo. Bomer si è quindi concesso all’interessante dibattito “Meet&Greet” in cui ha rivelato vari progetti in corso d’opera tra cui un lungometraggio dedicato al grande attore gay Montgomery Clift: “Ciò che più m’interessa è che il film sia fedele alla realtà, rappresenti la grandezza umana di questo personaggio. Per me si potrà fare solo se saranno rispettati certi aspetti, per me imprescindibili. Sono un suo grandissimo fan: ho visto tutto su di lui. Potremmo iniziare a girare già domani, ma se non vedo sulla carta quello che mi aspetto, non si parte”.

Un ragazzo gli chiede quanto sia importante per la comunità omosessuale la presenza di personaggi lgbt in film e serie tv: “Penso che i ruoli gay possano aiutare, l’importante è che non si cada nello stereotipo, che non aiuta. Come attore e come persona sento la responsabilità di rappresentare degli individui che sono esseri umani con la caratteristica, tra le altre, di essere omosessuali. Sto lavorando a un documentario sui maltrattamenti dei gay in Russia”.

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Riguardo all’ipotesi del ruolo da protagonista nel film tratto dal best seller “50 sfumature di grigio” che si sta girando in Canada, una piccola rivelazione: “Sono stato molto onorato di essere stato preso in considerazione per questa parte, però onestamente non ho letto il libro, quindi non so neppure di che cosa tratti in realtà”. Sul personaggio di Felix in “The Normal Heart”, il suo preferito in assoluto, Bomer racconta: “È stato difficile affrontarlo. Ho cercato di tirare fuori tutta la voglia di vivere del personaggio, via via che la situazione si faceva dura. Mi sono preparato a lungo perché desideravo che venisse bene così come volevano i registi. Ho anche affittato la sala di un teatro per fare le prove. Più mi calavo nel personaggio e più perdevo peso, entrando nelle sue difficoltà. E grazie all’affinità che si è venuta a creare col protagonista (Vincent D’Onofrio, n.d.r.) ogni scena è venuta meglio della precedente. Ci ho messo cinque mesi prima di lasciarmi Felix alle spalle. Anche uscire dal personaggio di Magic Mike non era facile: passavo dai locali notturni ai miei tre figli… Le scene di sesso in un film vanno bene se vengono integrate ma se sono messe solo per aggiungere un tocco di colore, di piccante, allora no. Ad esempio, nel pilot di “White Collar” mi chiesero di fare yoga senza maglietta: non capendone il senso non la feci e togliemmo la scena. Magari altri attori la pensano diversamente”.

Lo slogan dell’edizione di quest’anno del Giffoni Film Festival, “Be Different”, lo entusiasma: “Un grande tema. Bisogna insegnare ai ragazzi ad essere diversi, ora che sono piccoli e più aperti e sensibili. Mi piace molto perché penso anche a una citazione di Oscar Wilde: ‘Sii te stesso perché tutti gli altri sono stati già presi’. E mi piace che qui a Giffoni sia enfatizzata la condivisione di certi valori, dell’essere unici”.