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METTI IL CONDOM AL CAPITALE

Si parla sempre più di prodotti di investimento che proteggono il capitale conferito. Che in questi momenti di estrema incertezza politico-economica, si possono rivelare indispensabili. Vediamo come.

Dopo le prime illusioni per una possibile guerra lampo, i timori legati agli eventi bellici hanno preso il sopravvento nel mondo finanziario.
Questo sarà quasi certamente un conflitto lungo ed imprevedibile, i cui effetti per il momento rimangono indefinibili (a parte il sacrificio di vite umane che è concreto e terrificante), e che rischia di paralizzare l’economia globale facendola sprofondare in una recessione molto più forte della precedente.
Stiamo già assistendo ad esempio al rialzo del prezzo del greggio nonostante le assicurazioni dei paesi Opec, e ad una ulteriore paralisi nei già penalizzati consumi.
Occorre comunque sottolineare che anche escludendo la guerra, i dati macroeconomici avrebbero evidenziato lo stesso una congiuntura estremamente negativa.
Per tutto questo i listini hanno vissuto una settimana estremamente incerta, ma con il sentore di un probabile immediato peggioramento.

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LA LENTE DI INGRANDIMENTO
Sempre più frequentemente ci capita di parlare dei prodotti di investimento che proteggono il capitale conferito, e proprio in questi momenti di estrema incertezza politico-economica questi trovano terreno fertile per ulteriori approfondimenti.
Tra i prodotti a capitale protetto, una grossa diffusione stanno avendo le Gestioni patrimoniali in fondi a capitale garantito.
Esse permettono di sfruttare i vantaggi propri delle gestioni (ad esempio la diversificazione, la specializzazione, la presenza su più mercati con un unico prodotto) con in più la garanzia totale o parziale (si va dal 70 al 100%) e ad una determinata scadenza, che pure nel caso di performance negative il patrimonio iniziale non potrà essere intaccato.
In genere hanno una durata intorno ai 3/5 anni, presentano soglie d’accesso non per tutte le tasche (dai 15000 ai 75000 €), alcune prevedono la sottoscrizione sottoforma di piani d’accumulo, ed apparentemente non presentano vincoli dato che nella maggior parte dei casi è possibile disinvestire in ogni momento (ovviamente alle quotazioni di quel periodo visto che la protezione è assicurata solo a scadenza), pagando in qualche caso commissioni d’uscita.
Molte critiche si concentrano sul fatto che se i mercati dovessero riprendere la corsa, con esse i risparmiatori parteciperebbero marginalmente ai guadagni proprio perché il meccanismo di copertura funge un po’ da freno alla gestione stessa.
Meccanismo che tra l’altro presenta un costo in aggiunta alle alte commissioni di entrata e di gestione che pesano non poco sull’investimento.
E’ ovvio che non è possibile trovare solo vantaggi o solo svantaggi: anche questi strumenti (come del resto tutti gli altri) non possono avere una valutazione assoluta; occorre considerarli nel loro insieme, capire le esigenze dell’investimento, ed eventualmente trovare un punto di incontro che rappresenti la motivazione per renderle un prodotto adatto al bisogno identificato.

di Sirio Belli