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Milano: Registro delle Unioni in commissione, ma è polemica

Le coppie che si iscriveranno al Registro potranno accedere “ad azioni di tutela e sostegno”. Ma sulla possibilità di organizzare una cerimonia per l’iscrizione è polemica, anche da parte di Arcigay

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Il registro delle unioni civili del comune di Milano, tante volte annunciato dal sindaco Pisapia, sembra essere sempre più vicino. La bozza infatti, è stata presentata alla commissione congiunta Affari istituzionali e Pari opportunità che dovrà approvarla e sottoporla al voto del Consiglio Comunale.
Tra le altre cose, il testo prevede che, una volta istituito il registro, le coppie che vorrenno iscriversi potranno organizzare delle piccole cerimonie in comune per condividere il momento con amici e parenti. Lo ha spiegato Marisa D’Amico (in foto), presidente della commissione Affari istituzionali che ha curato il regolamento insieme a Anita Sonego di Sinistra per Pisapia, presidente della commissione pari opportunità.
«Il registro delle unioni civili – si legge nella relazione di accompagnamento del testo presentato in commissione – consentirebbe al Comune di dare una formale attestazione di famiglia anagrafica basato sul vincolo affettivo a coloro che, coabitando nello stesso comune ne facciano richiesta».

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Il registro, la cui approvazione è aspicata per agosto, è stato pensato prendendo spunto dall’esperienza di Torino.
La coppia che si iscriverà al registro otterrà un certificato «affinchè il Comune possa attivarsi per prevedere azioni di tutela a sostegno delle unioni civili – si legge ancora -, nell’ambito delle proprie competenze ». A quali ambiti si riferiscono le "azioni a tutela"? Agli ambiti che rientrano nella più vasta definizione di welfare: scuola, casa, assistena agli anziani, assistenza sanitaria, trasporti, servizi sociali etc.
Secondo l’assessore alla Politiche Sociali Francesco Majolino, il Registro è uno «stimolo al legislatore nazionale a intervenire » in una materia in cui il Paese è certamente carente, oltre che un modo perché l’amministrazione milanese possa recuperare «un ritardo gravissimo e surreale: sarebbe ben curioso – dice Majolino – se Milano non portasse il suo contributo al riguardo, visto che è sempre stata un laboratorio delle politiche di welfare».

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A provocare le immancabili polemiche, però, non sono tanto il Registro e ciò a cui darebbe accesso per le coppie di fatto milanesi, quanto quelle "piccole cerimonie" in occasione dell’iscrizione.
Contrari del tutto al Registro e, quindi, anche alle cerimonie, si sono detti Lega e la lista civica Milano al Centro, mentre una parte del Pdl più possibilista non esclude la possibilità di votarla.
Le critiche, però, arrivano anche dalla maggioranza. Per essere precisi è l’ala cattolica del Pd guidata da Andrea Fanzago a mettere paletti. Il consigliere, che si asterrà al momento del voto, ha fatto sapere che «la cerimonia genera confusione», mentre il più drastico Marco Cormio ha commentato: «non ne so nulla, ma se le cose stanno così io non andrò nemmeno in aula». Di tutt’altro avviso la capogruppo del Pd Carmela Rozza. «Vogliamo dare un segnale forte al governo sulla necessità di una legge per le coppie omosessuali – ha dichiarato Rozza -. È giusto riconoscere i diritti delle coppie gay, altra cosa è la famiglia».

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Ma, sebbene su un fronte decisamente opposto, il "no" alle cerimonie arriva anche dalle associazioni, che pure si dicono favorevoli al progetto di Registro in discussione in Commissione.
«Il registro proposto da questa amministrazione può essere uno strumento utile ed efficace capace di contenere e proporre politiche cittadine inclusive e paritarie – è il commento del presidente del CIG Arcigay Milano Marco Mori (in foto) -, ma esso si inserisce, e non sostituisce, in un sistema plurale di istituti giuridici su cui spetterebbe al Parlamento legiferare».
«Da sempre ribadiamo la parità dei diritti e l’estensione del matrimonio civile alle coppie omosessuali. Il Registro, strumento necessario, ma non sufficiente, semplicemente non è il matrimonio – continua Mori -. Noi vogliamo celebrare quelle unioni. Capisco le intenzioni, ma la posta in gioco è troppo alta. Non possiamo essere noi ad accontentarci».

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E proprio a proposito di matrimoni e cerimonie simboliche Arcigay ricorda l’appuntamento del 27 giugno dalle 17 davanti a Piazza Scala per ricordare i "matrimoni" civili celebrati nel 1992 (nella seconda e terza foto, alcuni momenti di quella cerimonia) «perchè il punto d’arrivo deve essere quello: il matrimonio civile». E proprio a Torino, città dalla quale la commissione milanese si è ispirata per il testo in discussione, il coordinamento Torino Pride festeggia per l’approvazione, in commissione Pari Opportunità due mozioni tra cui una che impegna il Comune a mettere a disposizione delle coppie gay i luoghi utilizzati per celebrare i matrimoni civili. La mozione, firmata dai consiglieri Sbriglio e Centillo, data "l’inaccettabile discriminazione" che subiscono le coppie gay, non riconosciute, impegna il Comune a mettere a disposizione i luoghi aulici adibiti ai Matrimoni civili anche a per le cerimonie simboliche tra coppie omosessuali. Impegna inoltre la Città di Torino a pensare, insieme al Coordinamento Torino Pride, un cerimoniale che dia a queste celebrazioni la massima dignità possibile. La consigliera Levi-Montalcini ha anche suggerito di scegliere l’istituto della "promessa di matrimonio" come elemento giuridico centrale di questi momenti simbolici.