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Milano verso il registro delle unioni: “Una città europea”

Arcigay Milano mette da parte le polemiche e ringrazia consiglieri e giunta per l’inizio del dibattito sul registro. Pisapia alla Curia: “Rispetti la politica”. Bindi ancora contestata a Ferrara.

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Una discussione degna di una città europea. Così Arcigay definisce la prima parte del dibattito che si è svolto ieri sera a Palazzo Marino sul registro delle unioni civili. E in attesa della prossima seduta, in cui verranno discussi gli emendamenti, mette da parte le polemiche e ringrazia i consiglieri comunali milanesi, nessuno escluso, "per il livello del dibattimento e l’attenzione verso i cittadini in sala".
Dopo i timori di ieri per l’intenzione di eliminare la parola "famiglia", il CIG Arcigay Milano sceglie la strada della calma e si ferma per capire se alla fine, nonostante le posizioni contrarie espresse ieri in aula da alcuni consiglieri di Pdl, Udc e Lega, il registro si farà e Milano potrà dirsi davvero una città degna dell’Europa.

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"Non è il momento – ha detto il presidente, Marco Mori – per polemizzare su alcuni scivoloni linguistici e culturali che rimangono un dettaglio rispetto alla bella pagina di ieri". Il percorso, comunque, continua: a cominciare dalla seduta odierna e per almeno un’altra, calendarizzata a giovedì: "sono curioso di vedere gli emendamenti che saranno proposti e cosa passerà – ha spiegato Mori – emerge chiaramente come l’assenza di una legge nazionale faccia interpretare Costituzione, norme e sentenze di Corte Costituzionale e Cassazione sulla base di argomentazioni sia a favore, sia contro il riconoscimento di diritti per le coppie omosessuali. Noi siamo sicuri della nostra interpretazione, rafforzata dall’evoluzione del diritto negli altri paesi e soprattutto dal buon senso e dalla realtà che ci circonda". La richiesta alla maggioranza è ovviamente quella di "andare avanti e approvare il Registro. Questa delibera – ha concluso il presidente di Arcigay di Milano – è il punto di partenza per la Milano dei diritti e per una rinnovata stagione di diritti sociali che viaggiano assieme al progresso economico".

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E a proposito di legami tra i diritti sociali e benefici economici, il sidaco di New York Bloomberg fa sapere che, in un anno di matrimoni gay nella sua città, l’impatto economico delle 8.200 licenze rilasciate alle coppie dello stesso sesso è pari a 259 milioni di dollari, cifre che in tempi di crisi dovrebbero far riflettere. "La parità nel matrimonio ci ha reso un città più aperta e libera, e ci ha aiutato – afferma Bloomberg – a creare posti di lavoro".
Intanto ieri, poco prima dell’inizio della discussione a Palazzo Marino, il sindaco Pisapia aveva voluto mettere in chiaro le cose con la curia milanese secondo la quale con l’istituzione del Registro delle Unioni Civili "c’è il rischio di sostenere la poligamia". "Ognuno ha il proprio ruolo – ha precisato Pisapia -, ma così come rispetto le decisioni della Curia in campo religioso, credo che la Curia debba rispettare le decisioni del consiglio comunale, che è una istituzione della città che parla a tutti i cittadini, come del resto la Curia".

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Sul fronte Pd, la cui capogruppo al consiglio comunale di Milano di è detta favorevole al Registro seppure l’intero gruppo voterà per l’abolizione del termine "famiglia" dalla delibera, non si placano le polemiche contro Rosy Bindi ancora contestata, questa volta dalle donne del suo partito riunite a Ferrara per la festa delle Donne Democratiche. Una giornata difficile per le organizzatrici che hanno dovuto evitare l’incontro tra la presidente e la sua più acerrima contestatrice interna Paola Concia, che contemporaneamente a Bindi partecipava ad un dibattito nella saletta privata di un bar cittadino.
 “Io parto dal riconoscimento e dalla valorizzazione della differenza – ha sostenuto Rosy Bindi secondo quanto riporta Il Fatto Quotidiano – e per questo nel nostro documento abbiamo scritto che ci impegneremo ad introdurre le unioni civili, anche per le coppie gay”. E quando una spettatrice dalla platea che la gridato che avrebbe voluto invitarla al suo matrimonio, lei ha risposto arroccandosi sulla "posizione su cui il partito è assestato, che è quella della Corte costituzionale, di Francia, Inghilterra e Germania”. 

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E se facessimo come la Spagna di Zapatero, dice ancora qualcuno dal pubblico? "Ognuno può vivere nel paese che vuole” ha chiosato la presidente, ribadendo quanto detto a Roma ovvero che “con le posizioni massimaliste si finisce per non prender niente, mentre io sono abituata a prender qualcosa. A costo di rendermi infrequentabile al mondo da cui provengo”. Insomma, se non vi sa bene, potete sempre trasferirvi in un paese che soddisfi di più le vostre esigenze.