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MONTREAL: SPORT E DIRITTI GAY

Inaugurati sabato scorso i primi OutGames. La metropoli canadese invasa da migliaia di atleti e sostenitori da 111 Paesi. Una festa impressionante allo stadio Olimpico apre la manifestazione.

MONTREAL (Canada) – «So che alcuni degli atleti presenti oggi potrebbero andare in prigione o persino essere condannati a morte per il solo fatto di essere qui. E questo da solo spiega il valore di questi giochi». Riesce a commuovere trentamila persone assiepate sugli spalti dell’immenso stadio olimpico il sindaco di Montreal, Gérald Tremblay: la cerimonia d’apertura dei primi OutGames Montreal 2006 che si è svolta sabato 29 luglio non è solo una festa immensa, degna delle più importanti manifestazioni mondiali, ma anche un momento di unione tra le comunità gay di tutto il mondo che sono presenti con le loro delegazioni. Sul campo sfilano le squadre di nazioni industrializzate come USA, Germania, Regno Unito e ovviamente Canada, ma anche i gruppi venuti fin qui da Paesi in cui l’omosessualità è considerata un reato: Emirati Arabi Uniti, Camerun, Congo, India e tanti altri ancora. L’immenso spazio coperto dello stadio si riempie di una folla di atleti e sostenitori eccitati mentre sulle gradinate migliaia di persone applaudono convinte. Cominciano così gli OutGames, nati dal “divorzio” con i Gay Games sancito alcuni anni fa proprio in merito alla candidatura di Montreal.

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Nonostante i natali poco felici, questi giochi hanno scelto però l’insegna dell’unità: lo ripetono convinti anche Martina Navratilova e Mark Tewksbury, la campionessa di tennis e il nuotatore vincitore di tre medaglie olimpiche che hanno introdotto la cerimonia al grido di “United we win – Uniti si vince”. Sono loro a trascinare il pubblico nel vivo della manifestazione, lasciando lo spazio ai tantissimi ospiti che si alternano sul palco per salutare la folla; organizzatori, cantanti e anche politici che in Canada offrono un supporto incondizionato agli eventi realizzati dalla comunità glbt. Accanto al sindaco della metropoli canadese, ci sono il rappresentante del governo del Quebec e persino quello del nuovo governo federale di centro-destra che viene duramente contestato dal pubblico; l’esecutivo di cui fa parte ha annunciato, pochi giorni dopo l’insediamento, di voler ridiscutere la legge che in Canada ha reso possibili i matrimoni civili tra persone dello stesso sesso, e questo la comunità glbt non è disposta ad accettarlo…
La contestazione, dura ma entro i limiti civili…
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La contestazione, dura ma entro i limiti civili, non rovina la festa: ci sono i cantanti che si alternano sul palco, nomi del calibro di Martha Wash, la stella della musica dance voce di “It’s raining men”, la canadese Deborah Cox o la travolgente k.d. Lang (foto), una delle poche stelle della musica internazionale ad essere dichiaratamente lesbica. E poi ci sono gli artisti del Cirque du Soleil (foto sotto), con le loro atmosfere magiche e numeri incredibili. Più di tre ore di spettacolo che, anche se con qualche pecca nella organizzazione che rivela come eventi di questa grandezza non siano facili da realizzare per nessuno, danno l’avvio a sette giorni di gare che vedranno impegnati 12.000 partecipanti provenienti da 111 Paesi dei cinque continenti. Oltre la metà vengono dal nord America ma molti sono anche gli atleti europei, e non mancano gli italiani, impegnati soprattutto in discipline come nuoto, pallavolo, tennis ma anche nell’hockey su ghiaccio che da queste parti è il vero sport nazionale… Vedremo come se la caveranno i nostri eroi nei prossimi giorni.

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Ma tra i motivi i orgoglio di questa manifestazione canadese c’è sicuramente anche quello di aver saputo unire per la prima volta tre punti di forza della comunità: sport, cultura e diritti. Oltre al calendario delle competizioni, infatti, un intenso programma culturale prevede feste a tematica leather e bear, esposizioni d’arte, concerti e spettacoli in piazza. Ma soprattutto uno dei fiori all’occhiello della organizzazione è la Conferenza internazionale sui diritti umani glbt che si è tenuta nei giorni che hanno preceduto la cerimonia di inaugurazione. Quattro giorni di dibattiti, workshop e meeting che hanno permesso a migliaia di partecipanti di incontrarsi e scambiarsi informazioni: attivisti da tutti e cinque i continenti hanno illustrato la situazione attuale dei diritti delle persone omosessuali, bisessuali e transgender e hanno elaborato le strategie comuni per intervenire efficacemente.

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Alla fine dei lavori, è stata presentata la Dichiarazione di Montreal che – secondo le parole dei presidenti della Conferenza Joke Swiebel e Robert Wintemute, “non vuole essere né una Bibbia dei diritti glbt né una linea di indirizzo valida per tutte le comunità glbt del mondo, cosa che non sarebbe stato possibile realizzare”. Lo scopo della Dichiarazione, che sarà presentata alle Nazioni Unite e ai governi nazionali di vari Paesi, è quello di “mobilitare un supporto inequivocabile ai diritti glbt – hanno specificato i due co-presidenti – La Dichiarazione servirà come strumento e fonte di ispirazione per gli attivisti glbt e i loro sostenitori in tutto il mondo”.
La Dichiarazione è perciò l’eredità della conferenza, un’eredità che trae fondamento dalla partecipazione all’evento di attivisti di tutto il pianeta. Naturalmente era rappresentata anche l’Italia per la quale hanno parlato alcuni attivisti tra cui Raffaele Lelleri di Arcigay che ha illustrato la situazione italiana “tra Europa e Vaticano”.

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E al continente europeo è stata dedicata la sessione plenaria dell’ultima giornata della conferenza, un evento nel quali gli organizzatori sono riusciti a coinvolgere il commissario europeo per gli affari sociali e le pari opportunità Vladimir Špidla, Anastasia Crickley dell’OSCE (Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa), Waheed Alli, giovanissimo membro della House of Lord del Regno Unito, e Patricia Prendiville e Maxim Anmeghichean di ILGA-Europe. Sono stati loro a presentare uno scioccante video con le immagini di alcune manifestazioni dell’orgoglio gay tenutesi negli ultimi anni nei Paesi dell’Est europeo, dove la popolazione ha attaccato con violenza i manifestanti, in alcuni casi sotto lo sguardo inerte della polizia. Immagini inequivocabili che dimostrano come ci sia tanto lavoro da fare anche nella nostra Europa, in termini di diritti glbt. Sarà forse anche per questo che i prossimi OutGames mondiali si svolgeranno nel 2009 a Copenhagen, sede di una delle associazioni gay più antiche al mondo e di una delle comunità più vive.
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