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Mosca: tribunale avalla il divieto al Gay Pride

Una corte russa conferma la legalità di messa al bando della possibilità di poter fare un Gay Pride a Mosca. Gli organizzatori ricorreranno in appello.

MOSCA – La corte moscovita di Taganka ha ritenuto legale il divieto posto dalla prefettura contro il corteo del Gay Pride dello scorso maggio, respingendo dunque le richieste degli organizzatori che chiedevano che tale divieto fosse dichiarato illegittimo in modo da potere riorganizzare l’evento, seppure con mesi di ritardo. La prefettura del Distretto centrale della capitale russa non aveva autorizzato la manifestazione pubblica del Pride adducendo difficoltà a bloccare il traffico in quelle vie del centro e motivando anche la decisone col fatto che probabilmente il corteo avrebbe «causato risentimento tra la gente, viste le molte richieste di messa al bando dell’evento richieste il lettere di esponenti pubblici e governativi, confessioni religiose e singoli cittadini.» Gli organizzatori lamentano che questo provvedimento restrittivo è lesivo della loro libertà di assemblea e denota un atteggiamento intollerante verso la comunità GLBT (Gay, Lesbica, Bisessuale e Transgender), tanto più che si sarebbe trattato comunque di una manifestazione che avrebbe coinvolto un numero piuttosto ristretto di persone, a fronte di altre che avvengono quotidianamente a Mosca e alle quali possono partecipare in migliaia. Se le forze dell’ordine volessero potrebbero facilmente garantire l’incolumità dei partecipanti a una manifestazione di scala molto modesta.
In precedenza il sindaco di Mosca Yuri Luzhkov durante un’intervista radiofonica al Russian News Service aveva detto che «queste manifestazioni potranno essere accettabili in paesi europei più “avanzati” su certe cose della Russia», aggiungendo anche di credere che «queste parate sono inammissibili nel nostro paese, soprattutto per motivazioni di carattere morale e etico.» Viste tali pregiudiziali di tipo ideologico da parte del primo cittadino di Mosca il sospetto, piuttosto forte, è che le autorità si nascondano dietro il voler tutelare l’incolumità dei partecipanti come pretesto per impedire del tutto lo svolgersi di pacifiche manifestazioni che darebbero visibilità alla minoranza GLBT. L’avvocato che rappresenta gli organizzatori del Pride annullato, Dimitry Bartenev, ha detto di essere rimasto sorpreso dalla decisione della corte e che ricorrerà in appello al tribunale cittadino. «Speravamo che la corte sarebbe stata dalla nostra parte» ha detto illegale, «dal momento che, secondo me, il divieto al corteo rappresenta di fatto una violazione dei diritti delle minoranze sessuali.»
(Roberto Taddeucci)