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Mykonos l’intramontabile, dove la caccia si fa “hot”

Non c’è niente da fare. Se sei gay l’isola è come Lourdes per i cattolici: almeno una volta nella vita devi andarci. E ad agosto, quando il branco di manzi si fa nutrito e la iena-gay inizia la caccia

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Piccolo sondaggio agostano tra i miei amici: 7 su 10 tra pochi giorni andranno a Mykonos, l’isola dell’amore che non osa dire il suo nome. Conseguenza: per loro si prospetta una vacanza di gran divertimento mentre io mi conficco una forchetta nella coscia per soffocare il nervosismo da invidia visto che uno smottamento finanziario inaspettato mi costringe ad una vacanza domiciliare tra piattaforme televisive e pediluvi nelle fontane della città. Nonostante, infatti, la concorrenza di Circuit (nuovo nome della città di Barcellona), Gallipoli e Torre del Lago pare che la Grecia, o meglio quella micro porzione galleggiante di essa, continua a riscuotere immutato successo.

È un destino fatale. A meno che costretto in un polmone d’acciaio, problema per altro risolvibile grazie al sistema di spedizione pacchi ingombranti di Poste Italiane, se sei gay una vacanza a Mykonos è come per un cattolico il pellegrinaggio a Lourdes: prima o poi nella vita te la devi fare. Per questo, fuor che essere una vacanza, andrebbe intesa come un dovere di categoria.

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Al contrario però della celeberrima postazione d’avvistamento della Vergine, una settimana su quello scoglio sputato in mezzo all’Egeo non è particolarmente abbordabile e tra cene a base di Souvlákia di carne di vergine, aperitivi da 20 euro a sorso e l’affitto di un lettino irrinunciabile nella spiaggia "giusta" dove mirar ed esser mirati, ti ritrovi a sborsare tanto quanto basterebbe per vivere 2 mesi nel sud est asiatico servito e riverito da schiere di inservienti che per una manciata di baht in più sono disposti a chiamarti "mio signore supremo" e a sacrificare in tuo onore il toro più bello del villaggio.

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Non solo infatti tra tutte è l’isola più costosa della Grecia ma decidere poi di andarci a cavallo di Ferragosto, quando il sole ha un tariffario che corre come un tassametro milanese, può portarti sull’orlo del commissariamento per bancarotta fraudolenta. Uno quindi si chiederà: ma chi mai allora decide di scegliere proprio quel periodo per le proprie vacanze? Tanto più in un momento di incertezza economica come quella che stiamo attraversando? Ma i gay, ovvio! Le analisi di Standards&Poor’s hanno individuato nella nostra categoria la sola in grado di sopravvivere all’inverno finanziario che stiamo attraversando e questo è possibile non per una particolare capacità del gay di accumulare previdentemente del danaro per i momenti bui della vita quanto piuttosto per la leggerezza con la quale è in grado di indebitarsi pur di non rinunciare a dei fondamentali come i sempre-gli-stessi costumi dei sempre-più-sopravvalutati Dsquared e appunto, le vacanze in alta stagione a Mykonos. E se davvero sei uno di quei rari casi di gay poveri in canna (oltre ad avere la mia comprensione navigando entrambe sulla stessa zattera) puoi solo sperare che le associazioni omosex si battano il prossimo anno per far sì che il sistema sanitario nazionale renda questo viaggio mutuabile facendolo rientrare nella categoria dei salvavita (avendo fallito nelle battaglie politiche per il riconoscimento dei nostri diritti chissà che riescano almeno a farci ottenere questo).

Mentre me ne resto qui in città tra turisti estasiati dalla bellezza del Colosseo alla quale purtroppo mi sono ormai assuefatto, mi consolo miseramente considerando quanto sia tutto sommato sciocco scegliere Mykonos la cui bellezza indiscutibile viene comunque turbata dalla presenza delle solite stesse facce che vedi a Roma e Milano. Scorri le foto degli amici sui loro profili Facebook e non riesci a capire se davvero le abbiano scattate in Grecia perché la sola cosa che cambia è il fondale mentre i soggetti, anche quelli ritratti per caso, sono gli stessi che vedi a Capocotta o alla Ponzio.

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Senza contare anche la scarsa fantasia nella scelta delle location. Invariabilmente questi album riportano in basso sempre le stesse didascalie: "noi all’aperitivo sulla terrazza del hotel Elysium", "noi la sera ubriachi al Pierro’s", "noi sul bordo piscinetta sul promontorietto della spiaggia di Elia" (nella doppia versione: spalle al mare e spalle al bono che si cerca di fotografare fingendo si stia facendo la foto al nostro amico), proponendo così una specie di format vacanziero condiviso e dozzinale. Quando poi provi a chiedere in giro il perché di questa insana scelta vacanziera, solitamente le risposte passano da "ho solo le ferie ad agosto" a "è un posto meraviglioso, magico!!".

Ora, la storia che le ferie te le danno solo in quel periodo non regge perché la rotazione delle vacanze è ormai pratica diffusa anche nelle miniere del Perù e anche la bellezza del posto, cosa che non mi sogno minimamente di mettere in discussione, sarebbe plausibile se vivessimo a Fukushima e non nel paese più bello del mondo.

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La realtà è che i gay sono la versione verbo-munita delle iene: si spostano in funzione dei flussi migratori dei manzi e si acquattano con paziente strategia in attesa di attaccare il branco al momento giusto e a tuttora Mykonos continua ad essere una delle riserve più prolifiche del pianeta sebbene sia sicurissimo che se per una fatalità un giorno venisse fuori che il nuovo "hot spot" gay fosse un campo base a ottomila metri sul K2 ci procureremmo tutti ramponi e maschere d’ossigeno e giustificheremmo la cosa dicendo che l’aria rarefatta che si respira a quelle altitudini è una mano santa per le nostre affezioni polmonari.

di Insy Loan ad alcuni meglio noto come Alessandro Michetti