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Napoli, inaugurato lo sportello lgbt: “Siamo i primi in Italia”

“Un vero e proprio modello”, dice il presidente della municipalità. E polemizza col comune

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“Siamo contrari ad ogni forma di pietismo e di intolleranza verso tutti coloro che appartengono alla comunità Lgbt. Rispetto al cosiddetto modello friendly, che di fatto non viene applicato, come amministratori abbiamo voluto offrire un servizio socio-sanitario che è il primo in Italia per lesbiche, gay, bisex e transgender”. Lo dice in una nota Armando Coppola, presidente della quarta Municipalità, che ha inaugurato in piazza Nazionale a Napoli, in occasione della
Giornata di informazione per la prevenzione delle malattie a trasmissione sessuale, “il primo sportello Asl destinato alla comunità Lgbt”, alla presenza del direttore generale dell’Asl Napoli 1 Ernesto Esposito e del direttore sanitario del Distretto 33 Beniamino Picciano.

“Si tratta di un vero e proprio modello che abbiamo messo in campo – spiega Coppola – attivando il primo sportello socio-sanitario in Italia per i cosiddetti diversi, che in realtà tali non sono, ma hanno semplicemente un orientamento sessuale diverso dalle persone etero. Cosa offrirà questo servizio? Non solo un supporto di consulenza psicologica agli utenti, ma soprattutto una equipe di professionisti specializzata nelle diverse branche della medicina, che vanno dalla ginecologia all’endocrinologia, per citarne alcune. È prevista, inoltre, la formazione sia dei medici che degli operatori socio-sanitari per rispondere con la presenza di personale altamente qualificato alle esigenze dell’utenza”. Ed è qui che parte la polemica direttamente con il comune di Napoli che ha finanziato il progetto nel quale, per altro, lo sportello è inserito.

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“Abbiamo creato un modello che già ci hanno richiesto le comunità Lgbt in tutta Italia, a partire da Arcigay Nazionale. Lo sportello è stato ufficialmente inaugurato questa mattina e siamo già visti come un modello di buone prassi da estendere ad altre realtà del paese. Finora invece il progetto finanziato dal Comune era autoreferenziale, poco conosciuto al pubblico e con obiettivi generici. Noi invece abbiamo voluto rendere concreto uno strumento per quella fascia di popolazione cittadina che, specie nel nostro territorio, subisce ogni giorno soprusi e il mancato rispetto dei propri diritti umani e civili”.